Tutto inizia quando dici: “Va bene, mi butto”Guardo Maria. Guardo il suo “sì” al volere di Dio: “Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”. Maria si inginocchia e riceve lo Spirito Santo nel suo ventre. Lei, la figlia di Dio, l’Immacolata, la piena di grazia. Si è svuotata dei propri desideri. Si è innamorata di Dio. Si è riempita di Spirito Santo. Ha fatto a meno dei suoi piani.
Disse padre José Kentenich: “Chi riceve lo Spirito Santo, non solo sarà paragonabile ad un albero vicino alle acque, ma avrà dentro di sé dei ruscelli, nel suo interiore scorreranno fiumi d’acqua viva”[1].
Maria non soffre alcuna siccità. Beve dalla fonte di vita che sorge dal cuore di Dio. Porta Gesù nel suo grembo. La sua vita diventa uno con quella del Figlio. Uniti, per sempre. Mi piace contemplare Maria. Rapita da un amore infinito.
Mi piace guardarla, inginocchiata di fronte all’Angelo, commossa. Beata colei che ha creduto! La paura avrebbe potuto avere la meglio; la paura di fallire, di non farcela, di non riuscire a portare avanti questa missione impossibile. Ma Maria ha creduto, ha detto di sì, si è riempita di Spirito. Non ha più avuto sete.
Mi piace pensare a Maria, così piccolina, in ginocchio di fronte all’Angelo. Non ha paura, perché Dio le chiede di non temere. Lei ha fiducia. Si fida di un amore che l’abbraccia. È pronta a servire, con Dio nel suo ventre. Dentro e fuori. Dalle profondità fino alla superficie di un mare mosso. Ma sempre ancorata all’interno. Per non perdere il centro. Per non fingere che sia Lei il centro.
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Mi emoziona vedere la sua fretta per andare ad Ein-karem. Il suo andamento deciso sulla strada per Betlemme. Si mette in cammino, senza avere dubbi. Smette di avere paura perché Dio va insieme a Lei, ogni giorno. Dio con noi è entrato nella sua carne vergine. E non sarà mai sola. Gesù è sempre con Lei. È sempre nella mano di Giuseppe, uomo e padre che Dio ha messo sul suo cammino. Affinché non sia sola. Affinché siano una famiglia.
Maria si mette in cammino. Un cammino incerto. Ma lei non ha dubbi, si trova dove Dio la vuole.
Disse Victoria Braqueháis, missionaria in Africa: “Credo che ci troviamo sempre dove Dio ci conduce. E c’è un motivo preciso. Ogni incontro ha un significato profondo. C’è qualcosa che non so, ma Dio lo sa. E non mi preoccupa non sapere tutto. Sii ciò che sei, tutto qui. Non essere ciò che hai”.
Il primo sì di Maria dà senso a tanti altri sì che pronuncerà nel corso della sua vita. Il sì alla vita che avrebbe avuto è lo stesso sì che pronuncio anche io ogni giorno. È il primo sì della mia vocazione. È il sì che rinnovo ogni mattina. Un sì detto nonostante non sappia tutto, né possa controllare ogni cosa.
Forse faccio dei piani. Penso, programmo cose da fare, come se la vita fosse interamente mia. Tutta mia. E mi dimentico che quel sì è la parte fondamentale di un cammino misterioso. Io devo soltanto avere fiducia e andare avanti. Un sì tremolante pronunciato nella mia anima. Un sì al mio cammino di incertezze in cui non tutto è certo. Un sì che va avanti senza paura.
Penso a San Juan Diego in ginocchio davanti alla Madonna di Guadalupe. Ha paura. Vuole salvare suo zio, che è malato. E Maria gli dice: “Ascolta, e poni nel tuo cuore, figlio mio, il più piccolo: ciò che ti spaventa e ti affligge non è nulla. Non disturbare il tuo viso, il tuo cuore; non temere questa infermità, né qualsiasi altra infermità e angoscia. Non sono qui io, tua Madre? Non sei sotto la mia ombra e mia protezione? Non sono io la fonte della tua gioia? Non sei forse nel mio grembo? Hai bisogno di qualcos’altro?”.
Al sicuro, nel palmo della sua mano. Al sicuro, tra le sue braccia. È un’immagine che mi commuove. Con la certezza di sapere che Maria era sua Madre. Così voglio camminare anche io nella mia vita. Il mio sì è nel sì che Maria ha pronunciato sulla mia vita. Il suo autentico sì affinché io sappia dire sì senza avere paura.
Un sì, senza paura, alla mia famiglia. Sì alla mia vocazione. Sì al mio modo di essere. Sì ai miei fallimenti e alle mie debolezze. Sì al peccato che mi turba. Sì alla mia povertà. Sì ai miei dubbi. Sì alle mie paure. In questo Avvento voglio ripetere ogni sì nel mio cuore. Dico di nuovo sì perché Lei mi ama, mi guida, mi sostiene.
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Ha scritto Pablo D’Ors: “Tutto inizia quando dici: Va bene, mi butto. Tutto inizia quando dici: Forse mi schianterò, ma ho fiducia che volerò. Basta dire: sì. Sì, sì, sì, Dio mio… Con Te fino alla fine del mondo!”. Poi la paura si fa più leggera, e salto.
Ma con un po’ di paura, perché non scompare del tutto. Non ho la vocazione di vivere senza paura. Penso piuttosto che la paura si sia attaccata alla pelle, penso che la porto dietro con me.
Ho paura del futuro, ma ho nello stesso tempo fiducia. A motivo della sapienza di Dio, che mi ha voluto tra le braccia di Maria. È una grazia. Un dono impossibile. Temere e contemporaneamente avere fiducia. E la fiducia fa sì che il timore sia sopportabile. E io riposo in Lei. E dentro di me subentra la calma.
[1] J. Kentenich, Envía tu Espíritu
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]