Aleteia logoAleteia logoAleteia
domenica 28 Aprile |
Aleteia logo
Spiritualità
separateurCreated with Sketch.

“Sono convinto che credere in Dio sia inutile”, mi hanno detto. Ecco cosa ho risposto

STARS

Inwinter - Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 20/05/20

di Daniel Torres Cox

Questa pandemia ha incoraggiato molta gente a parlare di Dio. Alcuni per mettersi in discussione, altri per riaffermarsi nella propria fede, o nella mancanza di essa. Gli eventi sono generosi – c’è materiale per tutti gli atteggiamenti.

Hanno richiamato particolarmente la mia attenzione alcuni meme circolati su siti di non credenti in riferimento alla preghiera e benedizione che Papa Francesco ha realizzato il 27 marzo. “Il Papa prega e il coronavirus non scompare. È stato provato che credere in Dio è inutile”, dicevano.

Credo che in questa frase la conclusione non si deduca validamente dalle premesse. Questa argomentazione è falsa, ma nonostante questo ritengo che la conclusione sia giusta, anche se con un senso diverso da quello che si suggerisce.

Sono completamente convinto che credere in Dio sia inutile.

STARS
Inwinter - Shutterstock

Ed è un bene che sia così. In un contesto in cui il valore viene determinato dall’utilità, questa frase può risultare un po’ scioccante. In effetti, è comune che viviamo assegnando alle cose e alle persone un valore in funzione del beneficio che ci apportano.

Per questo ciò che è “inutile” ha per noi un’accezione negativa. È una cosa che non ci porta benefici, qualcosa di poco prezioso, da cui posso prescindere senza vedermene colpito. “La filosofia è inutile”, diceva un professore all’università.

Cercava di trasmetterci l’idea per la quale l’autentico filosofo studia per amore della sapienza. Non si avvicina alla sua materia di studio con l’intenzione di usare la conoscenza acquisita per qualcos’altro.

Il filosofo studia per contemplare la verità, e questo è già un fine. Le sue conoscenze possono senz’altro servirgli per molte cose – ad esempio per guadagnarsi da vivere insegnando -, ma non studia per usare le sue conoscenze per guadagnare, come fa ad esempio un amministratore.

Per questo chi studia amministrazione considera più preziosa la conoscenza “che gli serve di più”. “Non è così con la filosofia – diceva quel professore –; essa non si ordina a qualcos’altro: è essa stessa il fine”. Per questo è inutile, ed è bene che sia così.

In genere pensiamo che le cose più preziose siano quelle che ci risultano più utili

NEW YEAR
PIXABAY

Ciò vuol dire quelle che cerchiamo per ottenere qualcosa di più. Nella realtà, però, accade il contrario. Le cose più preziose sono quelle che cerchiamo di per sé, e non per ottenere qualcos’altro.

È il caso dell’amore, dell’arte, delle amicizie, per fare qualche esempio. Le realtà più preziose sono inutili, ma non perché non servano a nulla, quanto perché il loro valore non si misura in funzione della loro utilità. Ci apportano senz’altro grandi benefici, ma le cerchiamo principalmente per se stesse. Di fatto, quando le strumentalizziamo le pervertiamo.

Dio non è un amuleto, Dio è Dio

CROSS, LIGHT, JESUS
Shutterstock

È chiaro che Dio si può servire di una situazione di necessità per attirarci a Lui, ma Dio non è un amuleto: Dio è Dio. Se lo uso come una zampa di coniglio che porta fortuna perverto il mio rapporto con Lui. Non prego perché mi vadano bene le cose o perché smettano di andarmi male. Non è che se prego Dio mi premia e se non lo faccio mi punisce.

Il nostro Dio ha voluto chiamarci “amici”. Gli amici che mi si avvicinano cercando solo il proprio interesse non sono davvero miei amici. A quelli che mi cercano solo per chiedermi denaro non mi sento unito da un autentico legame di amicizia.

Con Dio accade lo stesso. Nella mia preghiera gli chiedo senz’altro delle cose, ma non è quello il motivo principale della mia preghiera: prego per stare con Lui. E quando sto con Lui a volte gli chiedo delle cose – perché agli amici piace aiutare gli amici –, ma non lo cerco per le cose che gli chiedo. Lo cerco per godere della sua compagnia, lo cerco per Lui, e non per ottenere qualcosa di più.

Il mio rapporto con Dio non si misura in base al beneficio che mi apporta

FUN
Andrew Seaman-(CC BY-ND 2.0)

Credere in Dio è inutile, ed è bene che sia così. È inutile perché il valore del mio rapporto con Dio non si misura in base al beneficio che mi apporta. È inutile perché è un fine, e non un mezzo per ottenere qualcosa in più.

È inutile proprio perché è la cosa più preziosa che ho e vale tanto che se cerco di darle un prezzo perverto il mio rapporto con Lui. È inutile proprio perché il suo valore non si può misurare in termini di utilità. È inutile perché è Dio. Ed è inutile perché è amico.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

Tags:
crederedioutilitarismo
Top 10
See More