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Cristo senza ferite?

CRUCIFIXION,NAIL,HAND,CHRIST

josemdelaa | CC0

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 29/04/20

La Resurrezione non cancella la Croce. Proviamo questi 3 passi per iniziare a vivere i Comandamenti più grandi

Preferite Cristo con o senza ferite?

Ci dispiace che abbia sofferto, e siamo grati per quello che la sua sofferenza ci ha guadagnato. Non abbiamo molto chiaro il motivo per il quale Cristo ha delle ferite, e siamo tentati di sottolineare la resurrezione al punto da dimenticare che ha sofferto e il motivo per il quale è morto.

I cristiani onesti sanno che essere discepoli fedeli di Cristo non vuol dire evitare la croce, e anche nelle nostre giornate migliori la maggior parte di noi ha un atteggiamento ambivalente nei confronti della croce di Cristo.

Obiezione: “Sì, la croce spaventa, ma c’è anche la resurrezione! Non dimentichiamolo!” Mi verrebbe da dire un sonoro “NO!” Se un cristiano dice “C’è la croce MA c’è la resurrezione” è decisamente sbagliato. Permettetemi di spiegare perché.

Questo punto di vista presenta la resurrezione come una compensazione gradita ma non correlata per un evento altrimenti deplorevole. È come essere investiti da una macchina e trovare un biglietto della lotteria per terra. Potreste dire “Sì, sono stato investito, MA ho trovato un biglietto vincente della lotteria…”

Se diciamo “Sì, c’è una croce – che nessuno vuole –, MA c’è la resurrezione, e questa è bella…”, allora non abbiamo capito Cristo. Falliamo se non capiamo il legame tra la croce di Cristo e la resurrezione. La croce è innanzitutto necessaria per amare come ama Cristo. Solo allora possiamo amare senza egoismo.


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In secondo luogo, dobbiamo sempre parlare di croce-E-resurrezione. Ogni volta che troviamo Cristo crocifisso e sofferente c’è anche Cristo risorto, e questo rende la proclamazione di Cristo il compito più urgente in tutta la storia umana.

Una nota: proclamiamo Cristo non semplicemente come concetto, ma come persona che è la Via, la Verità e la Vita. La nostra massima speranza e la nostra missione principale è unirci a Cristo, amando come ama Lui, morire e risorgere con Lui per la vita del mondo.

Come vivremo tutto questo? Come vivremo il nuovo comandamento? Come vivremo la verità e il mistero per cui la croce e la resurrezione di Cristo sono inseparabili? Se vogliamo vivere davvero il nuovo comandamento di Cristo, dovremo far morire il nostro egoismo e la nostra presunzione. Dovremo servirci a vicenda in un modo che spalancherà il nostro cuore, e anelare costantemente a un’unione più profonda, a una maggiore identificazione con Cristo crocifisso e risorto.

Se concordiamo di fare tutto questo insieme – e dobbiamo farlo –, da dove cominciare? Penso che si possa partire con tre semplici passi.

In primo luogo, dobbiamo donarci a vicenda il beneficio del dubbio. In altri termini, assumiamo che abbiamo tutti buone intenzioni, e quindi poniamo fine ai pettegolezzi.

In secondo luogo, perdoniamoci. Abbiamo tutti dei difetti, io stesso sono un peccatore le cui abitudini e i cui capricci potrebbero mettere alla prova la pazienza della nostra Beata Madre. Sono certo che Sant’Ignazio di Loyola mi avrebbe preso a schiaffi se avesse vissuto con me. Sono un peccatore che ha offeso infinitamente Dio, e tuttavia Egli, nella sua misteriosa misericordia, non mi ha lasciato morire nei miei peccati. Ha perdonato le mie terribili offese, a un costo tremendo per Lui. E quello che ha fatto per me lo ha fatto anche per voi.

Credo quindi che ciascuno di noi debba guardarsi allo specchio e dire “Se Dio può sopportare me, allora io posso sicuramente estendere la misericordia agli altri”. Se dobbiamo essere uniti a Cristo nella sua croce e nella sua resurrezione, dobbiamo imparare come perdonarci a vicenda.




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Il nostro terzo compito è lavorare per tirar fuori il meglio di noi. In altre parole, cerchiamo di essere occasioni di grazia gli uni per gli altri, piuttosto che occasioni di peccato. Cerchiamo gli uni negli altri tutto ciò che è positivo, e proteggiamo ciò che c’è di buono in tutti noi con la nostra castità, la nostra sobrietà e la nostra gioia.

Se cominciamo con questi tre passi – il beneficio del dubbio, il perdono reciproco e il promuovere il bene gli uni negli altri –, avremo dato un buon inizio alla nostra obbedienza più profonda al nuovo comandamento di Dio. Uniti a Lui, amando come Egli ama, passeremo insieme a Lui dalla Croce alla resurrezione, dalla morte alla vita. E alla fine vedremo per noi ciò che San Giovanni ha visto tanto tempo fa, vedremo Colui che siede sul trono, e lo sentiremo dire “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Apocalisse 21, 5).

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