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Sì, sono disabile ma sono viva e amo la vita. E tu?

Micheale Davert

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Universitari per la Vita - pubblicato il 30/10/18

La testimonianza diretta di una giovane donna nata con osteogenesi imperfetta, Michaela Davert: "Tutti affrontiamo delle sfide e forse l’unica differenza tra le mie e le vostre è che le mie sono più visibili. Nessuno di noi ha una vita semplice e ognuno si scontra con delle difficoltà ma questo non vuol dire che non val la pena vivere. "

Riportiamo di seguito un’incredibile storia di vita! La disabilità e le difficoltà ad essa connesse non hanno impedito a Michaela di vivere la sua vita e ai suoi genitori di darle la vita. Contro ogni previsione dei medici, Michaela vive la sua vita con grande forza e coraggio. Questo può essere solo un insegnamento per chiunque di noi è considerato “normale”. Buona lettura!

Il mio nome è Michaela Davert. Recentemente ho festeggiato il mio 20° compleanno e questo significa tantissimo per me dal momento che prima di venire al mondo alcuni “dottori” e individui pensavano che non avrei dovuto avere nessuna possibilità di sperimentare la vita. Sono nata con una disabilità chiamata Osteogenesi Imperfetta (Tipo III). Essa consiste in un disordine del tessuto connettivo tale per cui il mio corpo non riesce a produrre abbastanza collagene, che è una delle più abbondanti proteine nel nostro corpo. L’effetto più grave che questo ha sul mio corpo è che le ossa sono estremamente fragili e questo influenza anche la mia altezza: sono alta circa 78 cm. Ho avuto 100 fratture e quasi 25 interventi chirurgici. Anche mia madre è in questa condizione e quando era incinta alcuni “dottori” suggerirono a lei e a mio padre di interrompere la gravidanza a causa della mia disabilità in quanto pensavano che la qualità della mia vita sarebbe stata pessima. Una vita priva di valore. Grazie al cielo i miei genitori hanno una grande fede nel Signore e danno un immenso valore alla vita umana. Mia madre mi ha raccontato che lei ha avuto questa disabilità fin dalla nascita e nonostante ciò la sua vita è stata felice. Non c’era motivo che quella dei suoi bambini non lo sarebbe stata. Io ho anche un fratello gemello nelle stesse condizioni. I “medici” fornirono la stessa opzione anche per lui. Leggi anche:No, non abortisco! Vado avanti fino a quando ci sarà il battito del suo cuore Pur non essendo un genitore non posso nemmeno immaginare di sentirmi dire da un “professionista medico” che devo porre fine alla vita di un bambino. Ringrazio Dio per aver condotto i miei genitori ad un medico estremamente pro-life che li ha accolti a braccia aperte ed ogni cosa è andata per il verso giusto. Ed ora ecco me e mio fratello 20 anni dopo. Ovviamente non mi è stato detto nulla di queste opzioni che i “professionisti medici” consigliarono ai miei fino a che non ho raggiunto una certa età. Sono stata benedetta ad avere i genitori che ho e la loro fiducia nel Signore è forte e profondamente pro-life. Sì, tutto questo è stato un miracolo che mi ha permesso di venire al mondo, ma è anche ciò che ogni essere umano decente farebbe per il proprio bambino. Mi ha fatto tremendamente arrabbiare il fatto che alcune persone abbiano pensato che io non sarei dovuta essere qui, o che la mia vita non contasse per la mia disabilità. Io amo la vita e la apprezzo perfino di più di quanto lo facciano altre persone proprio perché so che gli altri non volevano che vivessi. Sono davvero grata ai miei genitori per essere stati abbastanza forti da raccontarmi quanto accaduto, perché questo mi ha reso un avvocato per la vita che sa quanto essa sia preziosa ed é consapevole della realtà di quegli atti egoistici che non permettono ad altri di sperimentare la vita.Se ognuno decidesse chi deve vivere in base alle difficoltà o alle sfide che la vita pone innanzi, nessuno di noi sarebbe qui. Tutti affrontiamo delle sfide e forse l’unica differenza tra le mie e le vostre é che le mie sono più visibili. Nessuno di noi ha una vita semplice e ognuno si scontra con delle difficoltà ma questo non vuol dire che non val la pena vivere. Dio non fa errori e ogni cosa accade per una ragione. La mia disabilità non é un errore genetico, c’é una ragione se c’é ed é stata la più grande benedizione della mia vita. La mia speranza é che un giorno ogni bambino sperimenti la vita così come il Signore l’ha chiamato a farlo.Leggi anche:Atea pro-life presenta una potente argomentazione laica contro l’aborto

Fonte: Pagina Facebook della della Marcia per la vita americana!

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