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So che nella confessione incontriamo Cristo, ma non mi aspettavo QUESTO!

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Bernard Gagnon - CC

Brian Kranick - pubblicato il 24/01/17

Ho portato nel sacramento un pesante fardello, e allora Gesù ha reso la sua presenza forte e chiara

Alcuni anni fa sono entrato in un confessionale della chiesa della cripta del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington, D.C. È successa una cosa in qualche modo miracolosa, o almeno è così che mi è sembrata.

Visitavo regolarmente la chiesa della cripta per confessarmi e assistere alla Messa. Quel giorno, però, ero lì anche per pregare per un caro amico d’infanzia morto recentemente e in modo inaspettato.

Il mio amico era un appassionato scalatore e si era avventurato a scalare una delle montagne più alte del mondo, in Pakistan. Qualche tempo dopo ho ricevuto una telefonata che mi avvertiva che era disperso a seguito di una valanga. Presto i nostri timori peggiori sono stati confermati.

La sua morte mi stava provocando grande angoscia non solo per il dolore che provavo, ma anche perché sapevo che era morto separato dalla Chiesa.

Dopo aver pregato davanti al Santissimo Sacramento sono andato a confessarmi. Ho confessato i miei peccati, e poi ho espresso al sacerdote le mie preoccupazioni per il mio amico. Non ho mai detto al sacerdote chi fosse o cosa gli fosse accaduto. Ho solo detto che era morto fuori dalla Chiesa e ho chiesto se avrei dovuto pregare per lui. La sua risposta mi ha stupito.


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“A volte prendo il giornale e leggo, ad esempio, di persone che sono morte scalando una montagna in Pakistan e sì, prego per loro”, ha detto.

L’ho considerato un intervento miracoloso di Cristo nel sacramento, e una risposta diretta relativa al mio amico. Sono certo che quel sacerdote sconosciuto non avesse idea delle parole profetiche che mi aveva appena detto.

Come credenti, sappiamo che Dio ascolta sempre le nostre preghiere, anche se a volte può sembrare che non sia così. Come cattolici, sappiamo anche che Dio è presente in modo speciale nei sacramenti. Il sacerdote opera in persona Christi Capitis, nella persona di Cristo capo, o, come insegna la Chiesa, “è Cristo stesso che è presente” (CCC, n. 1548).

Questo è di grande consolazione nella confessione – il sacramento della divina misericordia –, quando siamo benedetti nell’ascoltare le confortanti parole di Gesù “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (CCC, n. 1484).

Le parole pronunciate quel giorno dal sacerdote hanno avuto numerosi effetti su di me. In primo luogo, hanno riconfermato in modo potente l’efficacia del sacramento. Cristo è davvero presente e perdona davvero.

Mi hanno anche ribadito che siamo chiamati ad essere intercessori per la nostra famiglia e i nostri amici, e di fatto per tutti coloro che ci sono stati affidati. È il nostro privilegio e la nostra importante responsabilità come cristiani.

Mi è stato infine ricordato che non dobbiamo giudicare, ma affidare ciascuno, attraverso la preghiera e il sacrificio, alla divina misericordia di Dio. Anche oggi, ad anni di distanza, prego per il riposo eterno del mio amico.


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Brian Kranickè uno scrittore freelance che si concentra su tutto ciò che è cattolico. Oltre ad altri titoli, ha un master in Teologia Sistematica conseguito presso il Christendom College. Dopo un decennio a Washington, D.C., lavorando come analista nell’Intelligence Community, attualmente risiede con la moglie e le tre figlie nel Northwest. È autore del blog sacramentallife.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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