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Le complicazioni delle risposte a tavolino

Vatican Insider - pubblicato il 10/01/17

Il razionalismo si sta sempre più profondamente manifestando come una fonte continua di complicazioni inutili, di inceppamenti, di schematismi… Le risposte a tavolino entrano meno adeguatamente in contatto con la vita concreta provocando confusione, disorientamento, ansie, scoraggiamento… Un astratto moralismo può provocare danni anche gravi alle persone; tecnicismi psicologistici non aiutano più adeguatamente la graduale maturazione della coscienza. La coscienza non è solo psiche né solo anima. Né si può risolvere la cosa giustapponendo meccanicamente spirito e psiche. In tal caso la guida spirituale delega allo psicologo, alla psicologia, il discernimento su vari aspetti dell’uomo. E a sua volta lo psicologo può tendere a delegare alla guida spirituale, alla spiritualità del tempo, altri aspetti. Oppure può operare a tal proposito rifiuti radicali o sintesi arbitrarie, poco profondamente, adeguatamente, maturate. Insomma, anche, per esempio, nel caso del prete psicologo, si può restare fermi ad una varia giustapposizione di spiritualismo, di moralismo e di tecnicismo psicologico. Si stenta a trovare una via di incontro adeguata per esempio perché un aspetto fondamentale del proprio discernere, riflettere, è una razionalità astratta. Che può variamente tendere a vedere le cose a tavolino, a frammentare i vari aspetti dell’umanità dell’uomo.

È la coscienza spirituale e psicofisica il vero luogo della sintesi. Essa esiste e matura nello Spirito che scende delicatamente, come una colomba. E maturando vede ogni cosa in modo sempre nuovo.

Come si può vivere la vita con semplicità, maturando giorno per giorno, se veniamo educati in ogni cosa alle astrazioni a tavolino? La crescita spirituale, come ci avvediamo in questo tempo, può non venire riguardata come un libero, graduale, personalissimo, cammino. Sentendosi compresi, amati, aiutati a trovare sé stessi autenticamente, da dentro. Invece di un variamente meccanico dover corrispondere a norme esteriori, che possono far avvertire persino Dio come un giudice distante, asettico. In ogni aspetto della vita possiamo venire orientati a discernere in varia misura astrattamente, a tavolino, con criteri meccanici, efficientisti.

Un ragazzo viene da me agitato, disorientato, perché due ragazze gli ronzano attorno e non sa quale scegliere perché ognuna ha qualcosa che lo attira. La logica a tavolino, che è anche la logica del tutto e subito, delle risposte meccaniche, lo confonde e lo mette in ansia, lo rende incapace di decidere. Certo si può riflettere, ci si può per esempio confrontare con il padre spirituale, sui possibili criteri da tenere in conto. Ma la risposta la potrà più pienamente trovare cercando di camminare con Dio (nel bene se non credente), anche attraverso gli eventi, anche vissutamente approfondendo il discernimento, correggendo la rotta… Questa semplicità, questa gradualità, questo abbandono fiducioso, sono di per sé strutturalmente ignoti al razionalismo. Talora dunque non si prendono decisioni definitive perché non si conosce il possibile processo che conduce ad esse ma si vive invece anche nella coppia di momenti in varia misura estemporanei, scollegati l’uno dall’altro, variamente scollegati dunque anche dal cielo, pur magari avendo ricevuto il dono della fede… Oppure si può giungere così al matrimonio, senza aver costruito un rapporto sufficientemente solido, nel quale si sono tendenzialmente assestate le questioni che era bene affrontare…

Ancora, quante possibili incomprensioni, per esempio, perché ci si inceppa su una parola di una persona. La ragione astratta si può bloccare sulla espressione letterale di un concetto senza cercare di coglierne sempre più il senso. Così persino una frase di Gesù può venire completamente travisata. Il cuore invece tende ad ascoltare l’altro cogliendo il senso di quello che dice, anche nel contesto complessivo della sua persona, della sua storia.

È tutto un venire portati in cammino verso uno sguardo semplice, sereno, pieno di buonsenso, che ci mostra come i ragionamenti, gli schemi, astratti confondono, complicano, frammentano, appesantiscono, persino la nostra intuizione della invece serena luce dello Spirito. È tutto un entrare vissutamente in un vivo contatto con la realtà viva, sempre più liberandosi da schemi, astrazioni, forzature… Una vera liberazione, una scoperta più profonda dell’amore, della comunicazione. Certe persone si possono in varia misura chiudere in sé stesse perché istintivamente percepiscono la difficoltà di comunicare per concetti astratti.

Il contrario della ragione astratta è la pancia. Una persona cerca di dissetare questo bisogno di dialogo, di ascolto, autentico, impossibile ad un’astratta razionalità, sommergendo sé stessa o gli altri con un mare di parole. Un’altra cerca di placare un’incertezza a tavolino sul da farsi perdendosi affannosamente in mille cose… Qualcuno può tendere a circoscriversi sulla via del fare “operativo”, qualcun altro può per esempio vivere vie emozionali. Ragione astratta e pancia sono frammenti variamente distorti dell’umano. Possono aiutare meno l’incontrarsi, il comunicare…

Il ridurre tante cose a concetti astratti può in varia misura spegnere la grazia, il fascino, dell’incontro. “Già lo so”. Vediamo invece Maria che custodisce tutte le parole-fatti della sua vita meditandoli nel cuore, vissutamente. Per Maria ogni cosa, ogni evento, ogni incontro, è sempre più un’esperienza non spiritualistica, razionalistica, nozionistica ma spirituale e umana, viva, alla presenza e nell’opera del Dio vivo.

Un altro esempio delle ingannevoli distorsioni del razionalismo potremmo averlo osservato nell’ultimo referendum in Italia. Si è potuto parlare di ricerca dell’efficienza di governo senza considerare che se non si aiuta in ogni modo, per esempio nella scuola, la libera maturazione delle coscienze nelle identità scelte e nello scambio lo sveltimento decisionale può diventare solo un’ancora più pesante monopolizzazione del potere da parte di pochi. Allo stesso modo vera sinodalità nella Chiesa non può essere solo dare più ascolto, da parte del papa, ai vescovi. Ma, per esempio, dare adeguate possibilità di incontro, di crescita, spazio, ascolto, a tutta la Chiesa e anche, in vario modo, a chi sta fuori dei suoi confini istituzionali. Certo in un adeguatamente graduale cammino, senza furbescamente orientare, da parte di ciascuno, i passaggi, i tempi, le vie, nella direzione del solo proprio pensiero piuttosto che cercando, affidandosi, alla volontà di Dio. Ma anche cercando di evitare gli inganni delle logiche astratte, riduttive, come quella, appunto, che può trattare di comunione persino dimenticandosi dell’intero laicato cristiano cattolico.

Il razionalismo frammenta, riduce, distorce, l’umano, lo isola, lo svuota, lo appiattisce, chiude la comunicazione… Ve ne è abbastanza per intuire come l’uomo, la Chiesa, la società, possono sempre più trovare, poderosamente nel tempo se Dio vuole, nuova vita sulla via del cuore. La via del cuore di Cristo aiuta a, tendenzialmente, trovare sempre più profondamente i veri possibili punti di sblocco, di rinnovamento, in ogni campo. Ne vado trattando in questi interventi. Vi è una strada di sempre più profonda comprensione delle persone, delle situazioni…

Proprio circa queste rinnovate vie vorrei osservare che nel tempo del centenario delle apparizioni di Fatima si stanno sviluppando possibili nuove intuizioni del cuore divino e umano di Cristo molto anche grazie ad un papa che viene dal Sudamerica. E forse la Madonna di Guadalupe, chissà se l’unica sicuramente acheropita (= non fatta da mano d’uomo), comincia a portare più manifestamente frutto anche nel mondo intero. Questa Madonna meticcia può aiutare profondamente l’intuizione del cuore divino e umano di Cristo. Di quel Gesù che è lui stesso nato e cresciuto in mezzo, grazie anche, al suo popolo, agli altri uomini. Sono tutte possibili piste di vissuta, profonda, riflessione.

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