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Riscaldatori a immersione, carri armati, improvvisazione. I giovani dell’Est alla GMG di Częstochowa

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Jan Morek/PAP

Karol Wojteczek - pubblicato il 25/07/16

Permettendo ai cittadini sovietici di varcare il confine nazionale nel 1991 per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù a Częstochowa (Polonia), Mikhail Gorbaciov non poteva immaginare che tante persone avrebbero voluto intraprendere quel viaggio. Dopo tutto, l’Unione Sovietica era un Paese dal fiero ateismo.

I vagoni dei treni erano pieni di giovani che cantavano e – anche se in modo meno ufficiale – bevevano liquore. Non è un resoconto del treno che va da Woodolino al festival Woodstock polacco a Kostrzyn nad Odrą. È come i giovani dell’Est sono arrivati alla GMG polacca a Częstochowa 25 anni fa.

Alcuni, come Małgosia Kaupe, nascondevano banconote da un dollaro in varie parti della biancheria di modo che i funzionari della dogana non le trovassero. Altri, come il giovane Seryozha Zuyev e i suoi amici, attraversarono il confine con carichi di riscaldatori a immersione e sveglie, oggetti molto ricercati dall’altro lato del fiume Bug, confine naturale tra l’Unione Sovietica e la Polonia. Questi beni potevano essere scambiati facilmente con paia di jeans, tanto difficili da trovare in Unione Sovietica, un Paese che stava crollando sotto il proprio peso. Uno degli amici di Seryoza aveva un piano per fuggire illegalmente in Germania.

Nessuno aveva molti soldi con sé, visto che una persona con un visto turistico non poteva portare molto denaro all’estero. Nessuno, del resto, aveva grandi risorse. Come ricorda padre Bogdan Bartołd dei giovani europei dell’Est che gli erano stati affidati all’epoca, erano del tutto impreparati: non avevano tende, sacchi a pelo né cibo.

Il loro era un Paese profondamente ateo. Come ha ricordato qualche anno fa Maria, la sorella di Małgosia Kaupe, “la gente si imbarazzava a inginocchiarsi in un luogo pubblico”.

Giovanni Paolo II era un “nome vuoto”

All’inizio la definizione dispregiativa “homo sovieticus”, un cittadino prodotto del comunismo e su cui influiva la sua mentalità assistenzialista, ha pesato fortemente sui rapporti tra gli europei dell’Est e i loro coetanei che vivevano dall’altro lato della Cortina di Ferro. La sfiducia iniziale da parte dei giovani dell’Est a volte ha raggiunto proporzioni assurde. Ad esempio, il gruppo di Maria temeva di scendere da un tram a Cracovia seguendo un sacerdote che si era presentato come sua guida.

Così Seryozha ricorda il momento del suo arrivo a Jasna Góra: “Chiunque era sinceramente allegro, aperto, capace di raggiungere il massimo dell’euforia senza dover ricorrere all’alcool. E poi c’ero io, un sovietico come tanti… Era una cosa incredibilmente potente – a ogni passo vedevo giovani cantare e divertirsi, e mi invitavano a unirmi a loro”.

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Teodor Walczak/PAP

La GMG di Częstochowa è stata sia il primo incontro dei pellegrini delle repubbliche dell’allora Unione Sovietica con i loro coetanei “liberi” che il primo contatto con il papa. Per molti questo ha rappresentato una svolta nella fede. Come ha ricordato di recente Małgorzata Kaupe, “Non sapevo assolutamente nulla su papa Giovanni Paolo II, letteralmente niente. Non sapevo nemmeno del tentativo di omicidio del maggio 1981”.

Nata nella lontana città di Irkutsk, lei, sua sorella Maria e tutto il gruppo proveniente dalla Siberia consideravano il viaggio per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Częstochowa in primo luogo una possibilità per visitare la patria dei loro antenati. All’epoca la loro fede era ancora addormentata. Basta dire che le sorelle Kaupe erano state battezzate solo sei mesi prima.

C’erano molte storie simili, e tuttavia, pur senza sacchi a pelo né tende, molti giovani dell’Est arrivarono con il cuore aperto alla ricerca di qualcosa di più grande. Padre Bartołd li battezzò durante il pellegrinaggio a piedi da Varsavia a Jasna Góra, e così la GMG di Częstochowa diede frutti ancor prima di cominciare.

“Anche se la Polonia e la Russia non erano Stati del tutto liberi nel 1991, i giovani avevano già un cuore libero”, ha confessato ad Aleteia Seryozha Zuyev, oggi adulto. “La libertà del cuore non è legata all’indipendenza di uno Stato. La libertà del cuore inizia una volta che si capisce che per il nostro Padre Celeste siamo tutti fratelli e sorelle. È stato questo il messaggio proclamato all’epoca con amore senza pari da Giovanni Paolo II”.

Vivevamo sotto un vulcano

I giovani provenienti dalle repubbliche dell’allora Unione Sovietica rimasero molto colpiti dal discorso improvvisato che il Santo Padre indirizzò loro poco prima della sua partenza. L’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, all’epoca amministratore apostolico per i cattolici di rito latino nella zona europea della Russia, presiedette la recita del Rosario quel giorno. Il regime sovietico aveva approvato il suo ruolo appena due settimane prima della GMG di Częstochowa.

L’arcivescovo ha detto ad Aleteia che “il papa chiese ai giovani di non sprecare l’eredità dello ‘spirito da figli adottivi’ (Rm 8, 15) e di essere esigenti nei confronti propri e del mondo. Esortò i giovani ad avere alte aspirazioni, a pensare in grande e a non soccombere ai capricci mutevoli che impongono uno stile di vita incompatibile con gli ideali cristiani”.

“Vivevamo come se un vulcano potesse eruttare in qualsiasi momento”, ha aggiunto l’arcivescovo. “I giovani pregavano per ottenere una benedizione per sé e per la Chiesa all’Est, dove la democrazia alle prime armi era ancora fragile”.

Il vulcano eruttò appena tre giorni dopo, quando i carri armati di Yanayev irruppero a Mosca in un tentativo di colpo di Stato. Famosi per la loro ospitalità, i polacchi offrirono a quasi tutti i pellegrini che si trovavano in Polonia in quel momento la possibilità di rimanere nel Paese almeno fin quando la situazione in Russia non si fosse chiarita. Il sindaco di Częstochowa, Tadeusz Wrona, venne inondato dalle richieste dei cittadini di accogliere i rifugiati, ma il colpo di Stato fallì rapidamente come si era presentato.

Quanto si trattò del risultato delle preghiere davanti all’immagine della Madonna di Jasna Góra? I frutti di quelle preghiere non sono quantificabili, ma cosa si può quantificare? Małgorzata e Maria Kaupe tornarono nella terra dei propri antenati. Hanno colto la possibilità di incontrare Giovanni Paolo II in tutti i suoi pellegrinaggi successivi. Oggi sono medici a Cracovia e ovviamente non mancheranno alla Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà in città.

E Seryozha, il ragazzo che portava i riscaldatori a immersione? Oggi è padre Sergey, decano del decanato orientale dell’arcidiocesi della Madre di Dio di Mosca.

Alcune delle storie sono state tratte da un libro di Adam Hlebowicz, Ateiści zobaczyli świadectwo wiary.

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ateismocomunismogmg cracovia 2016unione sovietica
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