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Quale sesso assegnare ad un nascituro con “disordine sessuale”?

Ermafrodito

© Flickr/Giuseppe Quattrone/Creative Commons

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 06/05/15

In passato l'ermafrodito veniva spesso "femminilizzato". Adesso, i criteri nella scelta sono cambiati

Come si risolve un problema di "disordine sessuale" in un nascituro? Se i suoi organi sessuali non sono ben "classificabili", cioè sono presenti al contempo testicoli ed ovaie, quale è il criterio eticamente migliore per stabilire il sesso? E successivamente quale è il percorso da effettuare per completare l'orientamento verso il genere prescelto? 

Venerdì 8 maggio se ne discuterà nel corso dell'incontro su "Percorsi educativi per la costruzione dell'identità maschile e femminile" alla Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione "Auxilium".

A partire dalla questione del gender, il convegno si interrogherà sui percorsi educativi per la costruzione dell'identità maschile e femminile, un tema complesso e quanto mai delicato, soprattutto in questo contesto culturale, caratterizzato da grandi cambiamenti, rivendicazioni, pressioni politiche e mediatiche.

COSA E' IL DISORDINE SESSUALE 
Tra i punti più roventi del confronto, ci sono i disordini dello sviluppo sessuale. «Si tratta di condizioni congenite associate con uno sviluppo atipico del sesso cromosomico, gonadico o anatomico, e in cui può essere presente ambiguità dei genitali esterni – osserva ad AleteiaMaria Luisa Di Pietro, docente di bioetica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che relazionerà sull'argomento -. Indicati dapprima con i termini di intersessi, pseudoermafroditismi ed ermafroditismo, i disordini dello sviluppo sessuale sono stati riclassificati nel 2005 in base al sesso genetico o al tessuto gonadico (testicolo o ovaio) presenti». 

UNA SCELTA OCULATA
Cosa fare in presenza di un disordine della differenziazione sessuale? Quale sesso assegnare al neonato nel caso in cui l’ambiguità dei genitali esterni rende difficile la scelta? «Per dare una risposta a queste domande – prosegue la bioeticista – è necessario, da una parte, conoscere la biologia della sessualità e, dall’altra, interrogarsi sui fattori che rendono possibile l'assunzione di un'identità maschile o femminile». 

LE DUE DIMENSIONI DELLA SESSUALITA'
La sessualità non riguarda, infatti, solo la dimensione fisica (sesso cromosomico, gonadico, ormonale, duttale, cerebrale e fenotipico), ma anche le dimensioni psicologica, relazionale e spirituale della persona. «La perdita di questa visione olistica ha, però, portato nel tempo allo strutturarsi di due orientamenti opposti in merito, in particolare, alla strutturazione dell’identità sessuata: il determinismo biologico e il determinismo socio-culturale o ambientale». 

RELAZIONE TRA BIOLOGIA E AMBIENTE
Tale conflitto è stato, però, superato «dalla posizione attuale – presente anche in molte linee-guida internazionali in materia – secondo cui l’identità sessuata è il risultato di una reciproca e inestricabile interazione tra biologia, ambiente ed educazione: da qui anche la modificazione dei criteri per stabilire il sesso da assegnare in presenza di ambiguità dei genitali esterni». 

"CRITERIO DIAGNOSTICO"
E così, mentre, nel passato, il criterio dominante «era quello della praticabilità medico-chirurgica, in base al quale molti bambini con ambiguità dei genitali esterni sono stati femminilizzati nella convinzione che l’educazione e l’ambiente culturale avrebbero definitivamente plasmato in senso femminile la loro identità», oggi si fa riferimento «al cosiddetto “criterio diagnostico”». 

INTERVENTI CHIRURGICI E AIUTO PSICOLOGICO
La scelta del sesso da assegnare «è subordinata alla diagnosi eziopatogenetica (cioè la causa della patologia ndr) del disordine della differenziazione sessuale». Una volta stabilito il sesso da assegnare alla nascita, sarà – poi – necessario programmare sia quegli interventi medico-chirurgici, che hanno lo scopo di adeguare la struttura corporea e di aiutare la persona a realizzare nel miglior modo possibile se stessa e le proprie potenzialità, sia il sostegno psicologico anche dei genitori ed educativo. «Nel caso in cui per una valutazione non adeguata sia stato assegnato, alla nascita, il sesso sbagliato – conclude Di Pietro – si presenterà, poi, anche il problema della rettificazione anagrafica».

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