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Né elastic-girl né superwoman: conciliazione

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Alfa y Omega - pubblicato il 30/04/15

Lavoro, maternità, complementarietà: avanza la riflessione sulla donna nella Chiesa

Il gap salariale tra uomini e donne in Spagna è aumentato dall'inizio della crisi economica; la rappresentanza delle donne nei consigli d'amministrazione delle grandi imprese è scarsa; una donna lavora 84 giorni in più all'anno per guadagnare quanto un uomo; solo il 55% delle donne torna al proprio orario lavorativo dopo aver avuto un figlio (contro il 100% degli uomini), il 7% finisce per rinunciare a tornare del tutto e il 3% perde definitivamente il proprio impiego…

Accanto a tutto questo, il conflitto crescente della conciliazione tra lavoro e famiglia sta già mostrando le proprie conseguenze: insoddisfazione e diminuzione del rendimento lavorativo, maggiori tassi di assenteismo, aumento della mancanza di motivazione, bassa produttività e aumento delle rotture coniugali. Tutti questi dati sono emersi nei giorni scorsi nel II Forum Internazionale sulla Donna, sul tema “Donna, responsabile della civiltà dell'amore e della vita”, organizzato dalla Fraternidad de Agrupaciones Santo Tomás de Aquino (FASTA) a El Escorial (Spagna), e al Congresso Nazionale degli Educatori Cattolici, sul tema “La donna controcorrente, un baluardo dell'educazione”, organizzato dalla Fondazione Educatio Servanda ad Alcorcón.

Nel Forum, Mar Sánchez Marchori, direttrice della cattedra “Donna professionista” dell'Università Cattolica Sant'Antonio di Murcia (UCAM), ha difeso l'idea che “una donna professionista abbia una serie di virtù imprescindibili per il buon funzionamento dell'impresa: migliore gestione del tempo, maggiore capacità organizzativa e risolutiva, più concentrazione sul consenso, maggiore capacità multitasking e di dare priorità, virtù per le quali la cura della famiglia rappresenta uno splendido esercizio di apprendimento, generosità e sviluppo”. Per questo, ha chiesto di “evitare figure come la donna elastic-girl o la superwoman e la separazione tra lavoro e famiglia a compartimenti stagni”.

In realtà “la conciliazione è una cosa a due… o più”, ha sottolineato, alludendo alla responsabilità degli uomini in famiglia e alla necessità di una maggiore presa di coscienza da parte di imprese e amministrazioni a beneficio di una conciliazione efficace e reale.

Aiutare? No, condividere

In questo senso, durante il Congresso Nazionale degli Educatori Cattolici María Sánchez-Arjona, presidente della Fondazione Mashumano, ha sottolineato la “corresponsabilità di uomini e donne nel campo familiare e in quello professionale”, di modo che “la famiglia sia una priorità”, per cui è necessario “proporre alle imprese di lavorare sotto modelli di gestione basati sulla flessibilità in cui si dia priorità alla produttività individuale e non alle ore di presenza”.

Allo stesso modo, ha chiesto agli uomini di “levare la voce perché le loro famiglie abbiano il tempo e le risorse di cui hanno bisogno”, e di comprendere che in questo nuovo scenario “non si tratta più solo di aiutare nella dedizione alla famiglia, ma di condividere”.

Il presidente di Mashumano ha esortato le imprese a prendere provvedimenti, perché “stiamo procedendo a un ritmo troppo lento”. “È fondamentale avere orari più razionali e lavorare in flessibilità”, ha osservato. Per tutto ciò è imprescindibile il concorso dell'Amministrazione, che tra gli altri doveri deve “ideare politiche di protezione della maternità e di conciliazione della vita lavorativa e di quella familiare, per ottenere l'uguaglianza di opportunità sostanziale”.

Uniti, ciascuno nel proprio ruolo

Nel corso del Congresso, il sacerdote Javier Mairata, assessore del Centro di Orientamento Familiare (COF) di Getafe, ha smascherato separazione e la depersonalizzazione che minacciano oggi i legami sociali e familiari e il femminismo che diluisce l'identità stessa della donna.

“I rapporti di coppia sono diventati un campo di battaglia anziché un luogo di incontro amorevole”, ha affermato, difendendo “la complementarietà con l'uomo, imparando insieme a vivere uniti, ma ciascuno nel suo ruolo”.

Oggi la donna ha “la responsabilità fondamentale di guidare la lotta contro la distruzione della vita, di rigenerare l'umanità. E non può essere sola, perché questa lotta si vincerà solo grazie alla complementarietà”, ha osservato.

Lungi da una visione della donna “come subordinata all'uomo”, Mairata ha quindi guardato alla Genesi per porre una domanda: “Se la donna è stata l'ultima ad essere creata e poi Dio si è riposato, non possiamo vedere in questo che la donna è il capolavoro della creazione?”

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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