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I cristiani in Medio Oriente sono a “rischio estinzione”

Christians in Iraq fleeing ISIS – they are now refugees with no place to go 09 – it

© Allen Kakony

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 31/03/15

L'azione a tutto campo del papa e della diplomazia vaticana. Venerdì santo la Colletta per MO

Mentre la Chiesa cattolica si appresta a celebrare i riti della Settimana santa e a sostenere, con la Colletta del Venerdì Santo, i cristiani in Medio Oriente, non cessa l'azione di papa Francesco e della diplomazia vaticana per ricordare la persecuzione di cui questi sono fatti oggetto specie negli ultimi tempi.

I cristiani in Medio Oriente, ha detto all'Onu senza mezzi termini l'osservatore permanente della Santa Sede presso il Palazzo di Vetro, monsignor Bernardito Auza, sono "a rischio di estinzione": la comunità internazionale intervenga il prima possibile o sarà troppo tardi (Radio Vaticana 30 marzo).

L'appello al Palazzo di Vetro

"L'ora è grave", ha affermato mons. Auza e la sopravvivenza stessa dei cristiani in Medio Oriente è a rischio dopo 2000 anni. Anche altre comunità etniche e religiose stanno subendo ugualmente "violazioni dei diritti umani, torture, uccisioni e ogni forma di persecuzione semplicemente per la fede che professano o per il gruppo etnico di appartenenza", ma "i cristiani sono stati specificamente presi di mira, uccisi o costretti a fuggire dalle loro case e villaggi". "Solo 25 anni fa – ha ricordato l'osservatore della Santa Sede presso l'Onu – c'erano quasi due milioni di cristiani che vivevano in Iraq" mentre ora sono meno di 500 mila. La situazione è "insostenibile" di fronte alle minacce di morte che subiscono da parte di organizzazioni terroristiche. I cristiani vivono un "profondo senso di abbandono" da parte delle autorità legittime e della comunità internazionale.

La Santa Sede invita quindi tutto il mondo "ad agire prima che sia troppo tardi", ricordando che "l'intera comunita' internazionale ha concordato che ogni Stato ha la responsabilità primaria di proteggere la sua popolazione da genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità e pulizia etnica" e – laddove non potesse o non volesse – "la comunità internazionale deve essere pronta ad agire per proteggere le popolazioni in conformità con la Carta delle Nazioni Unite". Il presule ha ricordato che Papa Francesco ha ripetutamente invitato la comunità internazionale "a fare tutto il possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose". "Il ritardo dell'intervento – ha ammonito l'osservatore permanente – significherà solo che più persone moriranno, saranno perseguitate o costrette a fuggire".

La Santa Sede – ha detto mons. Auza – esprime "il suo profondo apprezzamento per i Paesi della regione e per tutti coloro che lavorano instancabilmente, anche a rischio della propria vita, per fornire assistenza a circa due milioni e mezzo di sfollati interni in Iraq, a 12 milioni di siriani che hanno bisogno di assistenza umanitaria, di cui quattro milioni vivono come rifugiati e sette milioni e mezzo di sfollati interni. Cerchiamo – ha concluso – di aiutare questi Paesi" (Radio vaticana 30 marzo).

L'inviato del papa in Iraq

Intanto il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, è tornato in Iraq per testimoniare l'affetto e la vicinanza concreta di Francesco per la comunità cristiana che vi abita e che più volte il pontefice ha espresso il desiderio di visitare di persona.

Papa Francesco, sottolinea un comunicato della Sala stampa vaticana, vuole testimoniare la sollecitudine per le famiglie cristiane e di altri gruppi del Paese costrette a lasciare le loro case, soprattutto a Mosul e nella Piana di Ninive, a causa delle violenze dei gruppi jihadisti del sedicente Stato Islamico (Is): tali famiglie hanno trovato rifugio perlopiù nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, grazie all'aiuto della Chiesa locale e della rete Caritas.

Il papa "prega per loro e auspica che possano ritornare e riprendere la propria vita nelle terre e nei luoghi dove, per centinaia di anni, hanno vissuto e intessuto relazioni di buona convivenza con tutti". Nella Settimana santa queste famiglie "condividono con Cristo l'ingiusta violenza di cui sono fatte vittime e partecipano al dolore di Cristo stesso".

A queste famiglie si fanno prossime, in particolare, le famiglie della diocesi di Roma, che attraverso una colletta speciale nelle parrocchie, inviano loro il dolce pasquale della colomba per "condividere la gioia della Pasqua e quale auspicio di bene basato sulla fede nella Resurrezione di Cristo".

Filoni aveva visitato le comunità cristiane irachene già nello scorso agosto. Nel suo viaggio verso Baghdad il prefetto per l'Evangelizzazione dei popoli ha fatto tappa in Giordania, dove ha visitato due parrocchie di Amman che accolgono rifugiati iracheni, ha incontrato il responsabile della Caritas in Giordania e ha visto anche l'allestimento per l'accoglienza di una ventina di famiglie. "Ho ammirato e sono rimasto edificato – ha detto – dalla generosità di tanti. E` bello vedere che queste famiglie riescono a ritrovare una loro dignità e amicizia". Nella parrocchia di Maria Madre della Chiesa, ha potuto inoltre constatare il cardinale Filoni, funziona una scuola pomeridiana per i figli dei rifugiati, con circa 300 bambini (Radio Vaticana 30 marzo).

Papa Francesco e i martiri di oggi

Nell'omelia delle messa della Domenica delle Palme, papa Francesco ha ricordato ancora una volta i cristiani perseguitati. "Pensiamo all'umiliazione di quanti per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati e pagano di persona – ha detto -. E pensiamo ai nostri fratelli e sorelle perseguitati perchè cristiani, i martiri di oggi, ce ne sono tanti, non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. Lo seguono sulla sua via. Possiamo parlare in verità di 'un nugolo di testimoni', i martiri di oggi".

La colletta del Venerdì Santo

Venerdì Santo è tradizionalmente il giorno della raccolta delle offerte per i cristiani di Terra Santa, un gesto per esprimere la solidarietà per coloro che, con fatica, raccontano ancora di Gesù nei luoghi che ha abitato. Nella lettera che il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le chiese orientali, ha inviato ai vescovi del mondo per ricordare la Colletta, quest'anno ha richiesto uno sforzo supplementare: "se i cristiani di Terra Santa sono esortati a resistere per quanto possibile ad ogni tentazione di fuga, ai fedeli in tutto il mondo si chiede di prendere a cuore la loro vicenda”. http://aleteia-imported-it.vip.hmn.md/2015/03/10/colletta-venerdi-santo-ai-cristiani-del-medio-oriente-occorre-di-piu/

Il piano dell'Onu per il MO

Lo scorso venerdì, invece, per la prima volta da quando hanno avuto mano i miliziani del cosiddetto Stato Islamico, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha affrontato la questione delle violenze subite dai cristiani e dalle altre minoranze in Medio Oriente. "Le atrocità commesse contro le minoranze dell'Is richiedono una risposta urgente, occorre porre fine all'impunità", ha detto il segretario generale Ban Ki-moon, che ha annunciato per settembre un piano d'azione per la prevenzione dell'estremismo violento e la protezione delle minoranze in Medio Oriente (Ansa 30 marzo).

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