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Che cosa ha detto il Papa di ritorno dalla Turchia?

Pope Francis (C) addresses journalists aboard a plane at the end of his three day visit in Turkey, on November 30, 2014. – it

AFP PHOTO POOL / FILIPPO MONTEFORTE

Pope Francis (C) addresses journalists aboard a plane at the end of his three day visit in Turkey, on November 30, 2014. Pope Francis on Sunday joined forces with Orthodox Ecumenical Patriarch Batholomew I to make a rare joint pledge of support for the embattled Christians of the Middle East. On the final day of his first visit to Turkey, Francis also urged an end to the millennium-old schism between the Orthodox and Catholic churches and said this was all the more urgent due to the violence against Christians by Islamic State (IS) extremists. AFP PHOTO POOL / FILIPPO MONTEFORTE

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 01/12/14

Appello ai musulmani: «Se il Corano è libro di pace gli islamici lo dicano forte»

Un viaggio, quello del Papa in Turchia, oggettivamente andato bene. Di ritorno, sul volo che lo riportava a casa accompagnato dai giornalisti accreditati, il Pontefice è parso disteso e soddisfatto dell'incontro di preghiera e di comunione con il suo fratello Bartolomeo, ha risposto ad alcune domande: «Con l’ortodossia siamo in cammino, loro accettano il primato di Pietro ma dobbiamo trovare la forma, ispirarci al primo secolo. Arriverà il giorno in cui i teologi si metteranno d’accordo? Sono scettico. Ma non si può aspettare, dobbiamo pregare insieme, c’è l’ecumenismo spirituale e quello del sangue: quando ammazzano i cristiani non chiedono se sei cattolico o altro. Il sangue si mischia». Il Corriere della Sera (1 dicembre) riporta una breve intervista a Bergoglio, frutto del dialogo avvenuto al rientro dopo gli incontri istituzionali, ma soprattutto dopo l'incontro coi giovani profughi di Siria, Iraq e Corno d'Africa.

Il tema più forte di questo breve scambio di battute è forse proprio quello interente ai rapporti con l'Islam “militante”, a cui il Papa chiede una presa di distanza netta dal fondamentalismo e dalla violenza: «È vero che davanti a questi atti terroristici, in Medio Oriente e in Africa, c’è una reazione: “Se l’Islam è questo, mi arrabbio”. E tanti islamici, offesi, dicono: “Noi non siamo così, il Corano è un libro profetico di pace, questo non è l’Islam”. Io lo capisco, questo. E credo sinceramente che non si possa dire che tutti gli islamici sono terroristi, come non si può dire che tutti i cristiani sono fondamentalisti, perché anche noi ne abbiamo… Così io ho detto al presidente: sarebbe bello che tutti i leader islamici lo dicano chiaramente e condannino quegli atti. Perché aiuterà la maggior parte del popolo islamico, ascoltarlo dalla bocca dei suoi leader, religiosi, politici, accademici, intellettuali… Noi tutti abbiamo bisogno di una condanna mondiale. Gli islamici che hanno una identità dicano: noi non siamo questo, il Corano non è questo».

Che è il rovescio della medaglia di quanto accade ai cristiani specialmente in Medio Oriente dove essi sono minoranza e dove – dice il Papa – “ci cacciano via” come se “volessero che non rimanga più niente di cristiano… “

Il Pontefice ha spiegato la sua scelta di preghiera dentro la Grande Moschea Blu, che molto sta facendo discutere in alcuni ambienti. «[…] Quando sono andato in moschea non potevo dire “adesso sono un turista”, sono un religioso e ho visto quella meraviglia, il Mufti che mi spiegava le cose con tanta mitezza, dove nel Corano di parlava di Maria e del Battista, e in quel momento ho sentito il bisogno di pregare: per la Turchia, per il Mufti, per me che ne ho bisogno, soprattutto per la pace: Signore, finiamola con le guerre. È stato un momento di preghiera sincera».

E con i “conservatori” dentro e fuori la Chiesa cattolica, sul tema dell'ecumenismo, ha spiegato che bisogna dialogare e avere rispetto degli altri, spiegando i gesti e le scelte che si fanno.

A proposito della pace, Francesco ha ricordato la guerra: «L’umanità non ha imparato. È una mia opinione personale, ma sono convinto che noi stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi. Dietro ci sono inimicizie, problemi politici ed economici, per salvare questo sistema dove al centro è il dio denaro. E poi problemi commerciali, il traffico di armi è terribile. Penso a quando l’anno scorso si diceva che la Siria avesse armi chimiche. Io credo che la Siria non fosse in grado di farle, chi gliele ha vendute? Forse alcuni di quelli che la accusavano di averne? C’è tanto mistero… Dio ci ha dato la creazione perché della incultura primordiale facessimo una cultura. L’energia nucleare può servire a tante cose, ma l’uomo la usa per distruggere il creato e l’umanità: non voglio parlare di fine del mondo, di una seconda forma di incultura “terminale”. Poi bisognerà ricominciare da capo».

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