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Dopo il buon compleanno a suo marito praticherà l’eutanasia

Brittany Maynard

© Brittany Maynard

Aleteia - pubblicato il 09/10/14

Brittany Maynard, 29enne di Portland, ha un cancro al cervello e ha chiesto di morire. Il dolore ha sempre l'ultima parola?

Brittany morirà il primo novembre, il giorno dopo il compleanno di suo marito, come ha deciso lei stessa dopo aver saputo che un tumore al cervello l’avrebbe uccisa nel giro di poco tempo.

La scoperta della malattia
La giovane donna era appena rientrata da una vacanza con suo marito Dan lo scorso gennaio, quando i medici le diagnosticarono un cancro al cervello che, scoprì poco tempo dopo, le avrebbe lasciato 14 mesi di vita soltanto. Poco più di anno nel quale le sue capacità intellettive sarebbero decadute inesorabilmente tra atroci dolori. (Huffington Post, 8 ottobre)

Decisione suicidio
Dopo un’operazione non riuscita e l’inefficacia delle cure, Brittany aveva valutato tutte le ipotesi di terapie praticabili, e si era convinta che nessuna l’avrebbe davvero aiutata. Le radiazioni totali del cervello e le altre opzioni disponibili avrebbero rovinato i suoi ultimi mesi di vita, senza darle una realistica possibilità di allungarla. Quindi aveva deciso di trasferirsi in Oregon, per approfittare della legge che in questo stato consente ai pazienti terminali di suicidarsi con l’aiuto di un medico. La famiglia aveva accettato la sua decisione e l’aveva seguita. (La Stampa, 9 ottobre)

Voglio vivere
Il dramma di Brittany rappresenta una delle tante storie in cui il dolore e la sofferenza sembrano avere l’ultima parola sulla vita. Ma non è così perché la 29enne americana, in fondo al cuore, non desidera morire. L’ha detto lei stessa: «Non c’è una sola cellula del mio corpo – dice lei – che vuole morire. Voglio vivere.» Poi ha aggiunto «Proprio per questo però, dovendo morire, ho scelto di farlo alle mie condizioni. Godrò a pieno ogni istante della mia esistenza, finché potrò. Poi morirò. Vorrei che ci fosse una cura per la mia malattia, ma non c’è.»

Nel dolore delle sue parole emerge il grido di bene che è presente in ognuno di noi, ed è in questo grido che si svela la reazione più vera e allo stesso tempo più profonda del nostro essere: la Speranza. Ciò che manca a Brittany è proprio qualcuno che le testimoni questa Speranza, in carne e ossa. Infatti affermarla come punto finale del nostro destino è una lotta quotidiana, non immediata, non banale. Ma non per questo impossibile.

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