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La battaglia contro la pedofilia

Children suffer most in an ever more dangerous world – it

CC ORBIS UK EMEA

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 07/02/14

Un nuovo libro di Massimo Introvigne e Roberto Marchesini spiega la lotta (vincente) della Chiesa contro la pedofilia

Esce in queste settimane con incredibile preveggenza il saggio di Massimo Introvigne e Roberto Marchesini Pedofilia. Una battaglia che la Chiesa sta vincendo” (Sugarco edizioni, 16 euro). Diciamo preveggenza perché l'attacco portato portato da una delle Commissioni ONU alla Santa Sede è proprio sul tema della lotta alla pedofilia. Non torneremo sulla questione, che comunque abbiamo affrontato in diversi articoli qui, qui e qui.

Ci soffermiamo sul saggio dei due autori e pertanto diviso in due parti molto autonome ma reciprocamente utili. La prima parte a cura del sociologo e direttore del Cesnur, Massimo Introvigne che riprende il filo di una sua precedente inchiesta sullo stesso tema nel 2010 e ricostruisce il clima di sospetto che all'inizio del 2009 ha investito ha investito lo stesso pontificato di Benedetto XVI, accusando la gestione di Ratzinger come prefetto della Congregazione della Fede. Una gestione che – documenti e interventi alla mano – Introvigne presenta come ottimi. E' dal 1995 che la Santa Sede – con le sollecitazioni alla Chiesa Irlandese, tra le più colpite anche da un punto di vista di “immagine” – si preoccupa di dare la giusta rilevanza al problema e di cercare soluzioni valide per le vittime in primis. Il “problema” viene spesso dalle conferenze episcopali nazionali che non recepiscono o non vigilano sulle diocesi di loro pertinenza, magari avocando la propria autonomia. Numeri alla mano Introvigne spiega come sia in corso un effetto “panico di massa” indotto dai media e dagli ambienti anticlericali per cui solo la Chiesa Cattolica è affetta dalla piaga della pedofilia o lo è in maniera abnorme. Anzi. A voler vedere il dato complessivo la Chiesa Cattolica resta ancora – statisticamente – tra i luoghi più sicuri in assoluto per quello che riguarda la cura e la protezione dei minori. Altre confessioni o anche le scuole o le associazioni sportive laiche hanno numeri sostanzialmente uguali o superiori e questo sfata in maniera netta l'assunto di base di molta stampa ideologica: i preti molestano perché costretti al celibato. Il libro nel primo capitolo si occupa di Irlanda, Olanda, Usa e naturalmente di Italia, spiegando con pacatezza, con i documenti e con i numeri quello che – in realtà – sarebbe stato compito della stampa mainstream, molto più interessata agli scoop che non alla verità. Nel secondo capitolo si esamina un documento prezioso e poco conosciuto: il rapporto del John Jay College della City University of New York, uno dei più importanti centri di criminologia del mondo. A questa istituzione laica la Conferenza episcopale americana ha chiesto una analisi quantitativa e qualitativa del fenomeno della pedofilia nel clero americano. Un atto di grande coraggio, corroborato dai risultati si potrebbe dire: nel periodo esaminato dal 1950 al 2002 su oltre 100 mila sacerdoti circa il 4% è stato accusato di aver avuto una condotta immorale e rapporti con minori. Solo la metà è stata condannata. E' a questo punto che si introduce un importante distinzione medico-psicologica: la pedofilia (nella sua definizione) indica i rapporti solo con minorenni che non hanno raggiunto la pubertà, dunque una minoranza nella minoranza di preti che a) rompono il celibato e b) molestano dei minori. Inoltre si viene a scoprire che l'inizio della “crisi mediatica” in America, corrisponde ad uno dei periodi in cui ci sono meno abusi da parte del clero: si può parlare di una sorta di “bolla” che esalta le cause intentate contro le diocesi su fatti spesso vecchi di decenni alimentando un clima da caccia alle streghe. La parte relativa ad Introvigne si chiude quasi con un appello alla Chiesa a conoscere e a diffondere la “Teologia del Corpo” costituita da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI (con al Deus Caritas est).

Si apre dunque la seconda parte ad opera di Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta che innanzi tutto fornisce alcuni chiarimenti sul tema pedofilia e sulle sue possibili cause a partire dal fatto che molti molestatori sono a loro volta vittime durante la propria infanzia. A questo primo capitolo se ne aggiunge un secondo in cui viene spiegato il tentativo di lobbyng da parte di gruppi di pedofili per far accettare la loro come una tendenza sessuale al pari di tutte le altre. Forse il tentativo più esplicito in tempi moderni fu la presentazione in Olanda di un partito che aveva tra i propri punti qualificanti l'abbassamento dell'età legale per fare sesso con i minori fino a 12 anni, nel 2006. Il problema che Marchesini sottopone al lettore è che – lentamente – in occidente gli obbiettivi dei gruppi pedofili si stanno realizzando a cominciare dalla ipersessualizzazione dei minori (si pensi ai progetti di educazione sessuale e al piacere fisico già in età prescolare e fino ai 12 anni che la Svizzera sta portando avanti in via sperimentale o ad analoghi francesi). Marchesini fa una cronistoria preziosa degli esperimenti e delle teorie degli psicologi che tra gli anni '50 e '60 si occuparono di sessualità e minori, dal rapporto Kinsey ai lavori del suo allievo John Money, ideatore della teoria di “genere” e paladino della causa della pedofilia e infine sui recenti casi che stanno “sdoganando” la pedofilia come orientamento sessuale legittimo. In questo ha fatto storicamente da apripista l'omosessualità (che è bene ricordarlo è cosa assai diversa dalla pedofilia, trattandosi di rapporti e relazioni tra adulti) in quanto – ricordano i gruppi filopedofili – anch'essa era precedentemente classificata come “malattia”. A questo “precedente” si appellano gruppi di pressione, forti delle definizioni positive in tal senso di padri della psicologia come i già citati Kinsey e Money oltre che – più importante di tutti – lo stesso Freud. Cosa fare? A voler sintetizzare Marchesini propone di tornare al fondamento filosofico della civiltà occidentale, quello aristotelico-tomista e porsi la domanda “tutto questo è funzionale al fine dell'uomo? E' funzionale alle leggi che sono insite nell'uomo?” In pratica si tratta di tornare al concetto di “natura”, che non ha a che fare con la statistica o con quello che succede tra gli animali, ma dell'intima essenza di un soggetto: l'uomo.

Un libro dunque prezioso che affronta una piaga che la Chiesa affronta non per difendersi dalle accuse del mondo secolare, ma per affermare una verità essenziale sull'uomo e ristabilire la giustizia.

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