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Com’è torturare qualcuno?

What’s it like to torture someone? – it

Rockstar Games

MercatorNet - pubblicato il 23/10/13

Per saperlo, basta comprare il videogame di successo Grand Theft Auto V

di Mary Rice Hasson

Com'è torturare qualcuno? Istintivamente, la maggior parte di noi rifugge dalla domanda. Non lo vogliamo sapere. Nelle ultime settimane, però, più di 20 milioni di persone si sono fatti un'idea di come dev'essere torturare una persona, e non ne hanno ancora abbastanza.

Il mese scorso, la Rockstar Games ha diffuso lo “splendido ma mostruoso” videogame Grand Theft Auto V, e in tre giorni ha guadagnato un miliardo di dollari, ben più di quanto abbiano guadagnato alla loro uscita grandi successi di Hollywood come Harry Potter. Grand Theft Auto V ha superato molti primati di vendita, esortando l'editore responsabile della Guinness a definire il gioco un'“icona della cultura britannica moderna” (sospetto che la Regina non ne sia stata contenta).

Il gioco, come altri titoli precedenti nella serie, è intriso di omicidi, distruzione e sesso misogino. Sì, è piuttosto brutto. Ma apre una nuova via costringendo i giocatori a partecipare a una scena di tortura virtuale.

Non si può scegliere, non si può aggirare. Per andare avanti nel gioco, la persona deve diventare un torturatore sadico.

Quanto può essere negativo? In fondo è un videogame.

I critici definiscono la scena della tortura “terrificante”, “raccapricciante” e “così tormentosa che ho avuto difficoltà a giocare” (YouTube, ovviamente, fornisce scene del gioco trasmesse dagli utenti, non adatte a chi ha lo stomaco delicato).

Non lasciate che la natura “virtuale” della tortura vi inganni. Una decisione consapevole di infliggere crudeltà sadiche è più di un semplice gioco; danneggia l'anima e la psiche del torturatore cibernetico. Consideriamo cosa accade interiormente quando il giocatore realizza di dover “diventare” il torturatore per passare al livello successivo.

Anche se la barriera interiore alla tortura è forte, e gli esseri umani hanno un'avversione naturale a testimoniarla, infliggerla e ad altri atti tremendi di crudeltà nei confronti di un altro essere umano, il flusso di adrenalina e le ricompense del gioco spingono il giocatore a superare sia la coscienza che l'istinto. E se il baluardo interiore alla tortura è stato abbattuto da ripetute esperienze voyeuristiche – guardare scene di tortura nei film o nei videogame, ad esempio –, questo muro viene buttato giù ancor più facilmente. Il contesto del gioco offre una semplice razionalizzazione: “È solo un gioco. Fallo e basta”.

Come accade con la tortura reale, la sequenza di tortura del gioco è un processo deliberatamente lungo. La tortura, per definizione, non è rapida. Si rivela nella sua lentezza – facendo aumentare il terrore e il dolore della vittima. Il processo tirato per le lunghe permette al torturatore di trarre il massimo piacere ad ogni passo, indugiando sulla sofferenza altrui. Così accade con Grand Theft Auto V. La scena si apre con un dialogo (le parolacce passano per un dialogo), e poi avvolge il giocatore-torturatore in un'esperienza sadica. Esaminando minuziosamente e poi scegliendo gli strumenti di tortura, il giocatore soppesa le crudeltà da commettere. Come iniziare? Che tipo di dolore tormentoso dovrebbe venire per primo? Nel frattempo la vittima, legata, guarda e si contorce per il terrore.

Non è una cosa rapida. I giocatori devono lavorare per infliggere le torture. Ed è personale. Il giocatore ha nelle proprie mani la decisione di iniziare la tortura, di infliggere le ferite scelte, di persistere nel provocare dolore malgrado le grida della vittima e alla fine di gestire l'intensità del dolore per porre fine alla scena.

La tortura “virtuale” non è una cosa che si fa una volta per tutte. I fan di Grand Theft Auto V sborsano circa 50 dollari; la ripetizione del gioco ha quel prezzo. I giocatori “praticheranno” la scena di tortura fino a superare del tutto il loro disgusto e la loro indignazione naturali. Torturare un'altra persona diventerà routine nel loro mondo virtuale.

Cosa peggiore, la ripetizione probabilmente stimolerà il desiderio del giocatore di impegnarsi in modo più creativo nella scena. (“La volta scorsa gli ho strappato i denti uno a uno – la sua bocca era un cumulo di sangue! Stavolta userò le scariche elettriche. Il monitor cardiaco mostra ogni sobbalzo. È così bello…”). Quanto più il giocatore impiega immaginazione e sforzo per variare la scena, tanto più, probabilmente, darà valore al “successo” che ne deriva.

La scena della tortura sicuramente non ha intaccato le vendite, in parte perché i critici non possono semplicemente dire che la tortura “interattiva” è sbagliata. Un critico ammette che la scena della tortura “non è un gioco divertente”, ma la giustifica come “satira”, un commento sociale sulle tattiche statunitensi di tortura dell'acqua nei confronti dei terroristi. Un altro critico (quello che ha descritto la scena come così tormentosa che ha avuto difficoltà a giocare) riduce la controversia a una cavillo sui “confini del gusto”, come se la scelta di torturare fosse solo una questione di buone maniere. Sordo agli aspetti morali impliciti nelle scelte umane, definisce Grand Theft Auto V “uno dei migliori videogame mai realizzati” e deride l'“isteria morale” che a suo avviso deriverà dall'elemento di tortura del gioco.

Lungi dal generare “isteria morale”, Grand Theft Auto V ha suscitato “empi” profitti e ha travolto i pochi che hanno protestato sulla pubblica piazza. Un gruppo che sostiene i diritti umani ha condannato con forza i produttori del gioco per aver “reso attraente” la tortura e per il fatto di “forzare” le persone a commettere “atti indicibili se vogliono avere successo nel gioco”. L'unione degli insegnanti britannici, dal canto suo, ha espresso una timida rimostranza, aggiungendo che non era “un appello a bandire questi giochi, o alla censura. Ciò che chiediamo è che i genitori si rendano conto che i piccoli vedono queste cose”. Non c'è niente di sbagliato, solo la sensibilità infantile a rischio.

I critici orientati alla famiglia avvertono che i più piccoli non dovrebbero giocare a Grant Theft Auto V (GTA 5), ma diffondono la visione moralmente agnostica per la quale ciò che conta è la “maturità” del giocatore. Ad esempio, engagedfamilygaming.com afferma che “GTA 5…[è] il tipo di divertimento maturo riservato a giocatori responsabili e non a bambini o adolescenti che sono ancora impressionabili”. Allo stesso modo, Common Sense Media definisce il gioco “una fantasia oscura con il potenziale di far provare un grande divertimento a quanti sono abbastanza maturi per apprezzare in modo appropriato il suo umorismo adulto e sono capaci di distinguere chiaramente tra il bene e il male”. (Gli adolescenti si considerano inevitabilmente maturi: le valutazioni degli utenti sul sito web di Common Sense Media mostrano che sia i bambini che i genitori raccomandano il gioco per persone dai 14-15 anni in su).

Uno psicologo afferma che i giochi violenti come Grand Theft Auto V offrono sbocchi “terapeutici” ai giovani trasgressori, forse l'equivalente high-tech del battere sui cuscini. Altri definiscono il gioco “arte”. Scrivendo sul Time magazine, l'editore di Reason Nick Gillespie ha esultato per la descrizione da parte di un altro critico del gioco come un mondo di finzione che “ti tira in ballo. Ti chiede di esplorare – e poi ti premia”. Gillespie conclude che “se non vale la pena di festeggiare questo, allora non vale la pena di festeggiare nulla”.

Grand Theft Auto V non è il primo gioco con scene di tortura, ma avendo rotto il tabù nei confronti delle scene di tortura interattive segna l'inizio, e non la fine, di una tendenza inquietante. Una volta che si crea l'appetito di “giocare” a torturare gli altri, quell'appetito chiederà di essere soddisfatto. Coloro che hanno progettato il gioco hanno già annunciato piani per creare scene “ancor più traumatiche” di quella della tortura in Grand Theft Auto V. Uno degli ideatori del gioco, le cui opere precedenti includono scene di tortura del tutto depravate – ma a cui non si può giocare –, afferma che la tortura ha un posto nei videogame: “Se la violenza darà nuove emozioni importanti per il gioco, allora voglio inserirla”.

Assumere il ruolo del torturatore virtuale non può fare altro che cambiare una persona. E ogni vendita estende il pubblico di quanti (anche persone di mezza età) vogliono interpretare una crudeltà sadica. Grazie a Grand Theft Auto V, più di 20 milioni di persone ora conoscono la risposta alla domanda: “Com'è torturare qualcuno?”.

La loro replica: “Non è così male. Giochiamoci ancora”.

Non ci dovrebbe preoccupare?

Pubblicato su MercatorNet il 21 ottobre 2013. Riprodotto con permesso, tutti gli altri diritti sono riservati.

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