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Il caso Giannino: una lezione sul senso di responsabilità?

Roberta Sciamplicotti - pubblicato il 21/02/13

Si dimette in seguito alla storia del master fasullo

Anche in Italia inizia a farsi strada il concetto del “Chi sbaglia paga”? È quanto fanno auspicare le dimissioni di Oscar Giannino dalla presidenza del movimento “Fare per fermare il declino” dopo che parte del suo curriculum di studi è risultato falso. Giannino aveva infatti inserito nel suo CV due lauree e un master non conseguiti, e una volta che la cosa è venuta alla ribalta ha presentato le proprie “dimissioni irrevocabili” dalla presidenza del movimento, che la direzione nazionale ha ora affidato a Silvia Enrico, anche se Giannino resta il candidato premier.

“I danni su di me per inoffensive ma gravi balle private non devono nuocere a Fare”, ha dichiarato l'ex presidente in un tweet. “È una regola secca: chi sbaglia paga. Deve valere in politica e con i soldi pubblici, io comincio dal privato” (Avvenire, 20 febbraio).

A “smascherare” Giannino è stato l’economista Luigi Zingales, uno dei promotori di “Fare per fermare il declino” e docente dell'università di Chicago presso la quale l'ex presidente del movimento sosteneva di aver conseguito il master. Le menzogne di Giannino, ha osservato, rappresentano “un fatto grave, soprattutto per un partito che predica la meritocrazia, la trasparenza, e l’onestà” (QN, 18 febbraio).

L'interessato ha ammesso che si è trattato di “un errore gravissimo”. “La linea di chiarezza che vogliamo portare avanti è netta e mi sono assunto tutte le responsabilità” (Il Giornale, 19 febbraio). Oltre al master, anche le due lauree in Economia e Giurisprudenza sono fasulle. A suo avviso gli sono state attribuite su Internet a sua insaputa, anche se in tutte le occasioni pubbliche alle quali partecipava veniva presentato ricordando tutti e tre i titoli (Il Messaggero, 20 febbraio).

La vicenda Giannino mostra quanto fossero “profetiche” le parole pronunciate qualche settimana fa del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, durante il Consiglio nazionale del Movimento cristiano lavoratori, quando il porporato ha invocato “onestà morale” in tutti gli ambiti della vita sociale e quindi anche in politica.  

“La gente non si fa più abbindolare da niente e da nessuno”, ha sottolineato Bagnasco in quell'occasione, ricordando che gli italiani hanno bisogno di una politica che proponga loro “la verità delle cose”, perché solo così “si potranno percorrere quelle strade che portano ai frutti per il bene del Paese e della gente” (Vatican Insider, 8 febbraio).

Anche in occasione della presentazione del suo ultimo libro, “La porta stretta”, a fine gennaio il cardinale aveva chiesto ai politici “grande senso di responsabilità e verità”: “responsabilità per una partecipazione onesta e generosa, e verità per non eludere i veri problemi alla base della vita come quelli antropologici da cui tutti gli altri problemi di ordine economico-finanziario trovano ispirazione e prospettive” (Rai Vaticano, 26 gennaio).

Il “caso Giannino” riporta quindi alla ribalta quella che il presidente dei vescovi italiani ha definito la “necessità di una politica nobile” (Tg1, 28 dicembre 2012), che non susciti il “disagio e la rabbia degli onesti” per il triste spettacolo che purtroppo l'agone politico dà non di rado di sé (Blog di Andrea Tornielli, 24 settembre 2012).

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