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Avvento: tre parole chiave per prepararsi al Natale

CHRISTMAS
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Edifa - pubblicato il 28/11/20
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Questa domenica, primo giorno d’Avvento, la Chiesa ci invita ad incamminarci per prepararci alla venuta di Gesù Bambino. Ma come possiamo prepararci e soprattutto preparare i nostri cuori? di Christine Ponsard

Anche se il tempo d’Avvento è segnato da uno spirito di penitenza e da una certa austerità, è soprattutto un tempo di attesa gioiosa. Ma cosa si attende?

Prepariamo i nostri cuori per accogliere Dio fatto uomo

Durante l’Avvento, attendiamo e ci prepariamo alla venuta di Gesù Bambino nel giorno del Natale. Questo pare ovvio, ma forse avete già sentito alcuni dei vostri figli (raramente i più piccoli, ma spesso gli adolescenti) obiettare che quest’attesa non ha senso: “Che senso ha preparare il Natale? Gesù è nato molto tempo fa e non tornerà il 25 dicembre. A Natale sarà come ogni anno: alla fine non succede niente! Dopo, la vita sarà esattamente la stessa di prima: ci sono sempre delle cose difficili da affrontare, persone che soffrono, le guerre.” E quanti adulti, in fondo, pensano la stessa cosa: “Il Natale è per i bambini. Noi non sogniamo più: sappiamo che il Natale non cambierà nulla.” Per loro il Natale è o una specie di finzione per far sognare i piccoli, o una semplice commemorazione: noi ci comportiamo “come se”, ma questo ha poco a che fare con la vita reale di oggi, con la nostra vita quotidiana. E l’Avvento si riassume ai preparativi materiali per la festa.


ADVENT, WREATH, CHILD
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È vero che l’Incarnazione del Figlio di Dio Lo ha fatto entrare nella storia: è nato a Betlemme, una volta per tutte, e non “rinasce” ogni anno a Natale. Ma la nascita di Gesù è un evento che non riguarda solo i Suoi contemporanei. Gesù non è nato solo per Maria, Giuseppe, i pastori e i re Magi. È nato per me e per ciascuno di noi. Anche se non posso andare nella stalla di Betlemme come i pastori, sono invitato a contemplare e ad adorare esattamente come loro. Non faccio “come se”. È oggi, nella mia vita, che posso accogliere il mistero dell’Incarnazione e viverLo. Gesù, che è nato a Betlemme per amore verso di me, è veramente vivo e presente. La stalla, la paglia e i vagiti del neonato appartengono al passato, ma Gesù Si fa uomo per amore verso di me ancora oggi. Ed è questo il significato del Natale. In altre parole, durante l’Avvento non prepariamo una culla per accogliere un neonato, ma prepariamo i nostri cuori per accogliere Dio fatto uomo. “Ma l’abbiamo già fatto l’anno scorso! Non ha senso rifare tutto da capo!” L’anno scorso? Certo, e non solo l’anno scorso, perché siamo invitati ad accogliere Gesù ogni giorno. Ma non Lo accogliamo una volta per tutte e mai abbastanza. Non è mai finita. Come preparare allora i nostri cuori per ricevere il mistero del Natale?


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Tre parole chiave per ritmare l’Avvento

La preghiera, la povertà e la pazienza devono diventare le nostre guide verso il Natale.

La preghiera: in famiglia e da soli, dobbiamo, durante queste quattro settimane che ci separano dal Natale, dare più tempo alla preghiera. Questo è possibile per tutti: sta a ciascuno vedere come organizzarsi. Chiediamo alla Madonna di aiutarci, Lei che ha vissuto un “Avvento” di nove mesi, dall’Annunciazione alla Natività: non esitiamo a recitare il Rosario, la preghiera per eccellenza dei piccoli e dei poveri. Meditiamo sui passi della Parola di Dio che la Chiesa ci dà da ascoltare durante l’Avvento. Riprendiamo, ad esempio, durante la preghiera familiare, i Salmi che parlano dell’attesa e della speranza del popolo di Dio.

La povertà: basta guardare il presepe e la semplicità dei pastori che per primi sono stati invitati ad incontrare il Messia, per capire che ci vuole un cuore povero per cominciare ad entrare nel mistero del Natale. Questo suppone di liberarci dalle ricchezze: ne abbiamo tutti, a quattro anni come a cinquant’anni, che non valgono necessariamente oro, ma che sono un ostacolo tra Dio e noi. L’Avvento è il tempo per liberarsi e prendere le distanze da questi beni materiali.

La pazienza: durante l’Avvento, siamo invitati a meditare sulla lunga attesa del Popolo eletto che per millenni ha desiderato la venuta del Messia. L’Antico Testamento ci ricorda che Dio sa “prenderSi il Suo tempo” e, soprattutto, che è infinitamente paziente e misericordioso: il Suo popolo (come ognuno di noi) può darGli mille ragioni per rinunciare al Suo piano d’amore, Dio non dice mai: “A che serve? Sono una causa persa!” La pazienza s’impara ogni giorno, quando accetto di accogliere con serenità e gioia gli ostacoli, i ritardi e i contrattempi, quando accetto di camminare al passo di un bambino piccolo, quando abbandono nelle mani di Dio ogni angoscia e ogni paura davanti al futuro per vivere pienamente il momento presente. Quindi prendiamoci tutti il tempo di preparare i nostri cuori al Santo Natale!