A volte quando pensiamo alla confessione ci scoraggiamo perché pensiamo che tanto anche se ci confessiamo dopo ricommetteremo gli stessi peccati. Tuttavia, anche se così fosse, possiamo sempre trarre dei vantaggi da questo Sacramento. di padre Nicolas Buttet
Una persona un giorno si lamentò con un sacerdote perché “commetteva sempre gli stessi peccati “. Il sacerdote rispose con umorismo: “Mi auguro che Lei non voglia commetterne dei nuovi!”. È già una grazia, infatti, quando non aggraviamo la nostra situazione con dei nuovi comportamenti peccaminosi. Tuttavia a cosa serve confessarsi se poi commettiamo sempre gli stessi peccati?
Un sacramento “pedagogico”
La confessione non è un atto giuridico, un modo per “mettersi in regola” con il Buon Dio e con sé stessi. Il Sacramento della riconciliazione è un’occasione privilegiata per sperimentare la Misericordia del Padre nei nostri confronti. È un canale di grazia; la vita divina ci viene infatti comunicata attraverso le ferite dell’anima che presentiamo al perdono di Dio. Questo sacramento è anche “pedagogico”, come diceva papa Benedetto XVI. Ci permette di entrare in una conoscenza più intima del cuore di Dio: il Padre di Misericordia non si stanca mai di perdonare. Questa Sua Misericordia non è un sentimento, per quanto “buono” possa essere, “ma la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal cancro del peccato”, ha affermato un giorno papa Francesco. Meraviglia, gratitudine, giubilo di fronte a questa rivelazione dell’Amore personale di Dio per ciascuno di noi!
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Se il riconoscere sempre lo stesso peccato ci disturba, non sempre è perché temiamo di aver causato una ferita nel cuore di Dio. Il disagio di fronte al nostro peccato spesso è dovuto al dispiacere causato a noi stessi, al fatto che la nostra immagine si è un po’ annerita. Eppure la vita cristiana affonda le sue radici proprio nell’esperienza esistenziale della nostra miseria e della nostra incapacità di fare qualsiasi cosa al di fuori di Cristo (Gv 15,5).
I vantaggi del confessare le stesse colpe
San Massimiliano Kolbe una volta testimoniò: “Quando ogni mezzo si rivelò impotente, quando fui dato per spacciato, quando i miei superiori mi trovarono disadattato ad ogni tipo di lavoro, fu allora che l’Immacolata venne a raccogliere questo povero vecchio rudere, buono soltanto per la spazzatura”. Mentre San Francesco di Sales spiega: “L’anima consapevole della propria miseria, non solo può avere una grande fiducia in Dio, ma non può avere una vera fiducia in Lui se non ha la conoscenza della propria miseria. Conoscere e ammettere la propria miseria ci permettono di comparire davanti al Signore”.
Ripetere sempre le stesse colpe nel confessionale ci porta a questa doppia consapevolezza della bontà infinita di Dio e della nostra miseria. A Madre Teresa che si lamentava di essere “incapace”, Gesù rispose: “Tu sei, lo so, la persona più incapace, debole e peccatrice che ci sia, ma è proprio perché sei tale che voglio usarti, per la Mia gloria! Rifiuterai?” La pedagogia di Dio non consiste prima di tutto nel liberarci dal peccato per essere moralmente in regola. Vuole condurci a quella profonda comprensione dell’abisso della nostra miseria per tuffarci nell’abisso della Sua Misericordia Divina. È solo allora che potremo ricevere in modo efficace la grazia sempre sufficiente del Signore per evitare il peccato.
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