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Le frasi su Gesù che non dovremmo mai dire a nostro figlio

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Edifa - pubblicato il 22/10/20
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Sono involontarie. Eppure, certe frasi che dicono i genitori su Gesù possono allontanare piano piano il bambino da Dio. di Christine Ponsard 

Agnès, cinque anni, vorrebbe che i suoi genitori, che stanno per andare a cena a casa di amici, la portassero con loro. I suoi vari tentativi di seduzione non hanno successo, e così rimugina sulla sua delusione. Con aria distaccata, chiede: “Mamma, la notte si dorme? La notte è fatta per dormire?” La madre risponde distratta: “Sì, certo, la notte è fatta per dormire.” Dopo qualche secondo di riflessione, Agnes osserva: “Ma tu non dormi perché vai a casa di amici”; e la madre risponde: “Ma se tu non dormi, Gesù, non è felice”. Allo stesso modo, una bambina di sei anni che cercava di costringere il fratello gemello a obbedire, lo minacciò così: “Se non fai come ti dico, andrai all’inferno!”

È importante non usare Dio come argomentazione suprema e abusarne a nostro piacimento per mettere la Sua Onnipotenza al servizio della nostra impotenza. A volte, non usiamo anche noi lo stesso tipo di argomentazioni, quando dobbiamo educare i nostri figli? “Fai soffrire il piccolo Gesù; Dio ti ha punito; Gesù non ti ama quando ti comporti così; Gesù è arrabbiato; è Dio che ha voluto così!” Spesso rinchiudiamo Dio nei limiti di ciò che pensiamo di sapere su di Lui. Come dice la piccola Anna nel libro di Fynn, Anna e Mister God, noi mettiamo Dio dentro delle piccole scatole “perché non Lo amiamo veramente”. Troppo spesso presentiamo ai bambini un Dio “utile”, distributore di ricompense, fabbricante di miracoli o come un grande Padre castigatore. Questo è un rischio che riguarda tutti noi, soprattutto perché molte frasi che ritornano come un ritornello, hanno risuonato anche nelle nostre orecchie quando eravamo bambini; le pronunciamo senza riflettere veramente a tutto ciò che implicano. Ecco alcuni esempi di frasi da evitare.


THREE GENERATIONS
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Evitate di parlare di Gesù dicendo “piccolo”

Parlare del “piccolo Gesù” non è falso poiché Gesù si è fatto uomo e quindi, prima di tutto, un bambino. Ma non è consigliabile chiamarLo sempre così, perché il rischio è che per il bambino, Gesù rimarrà solo il “piccolo Gesù”, il Bambino Gesù del presepe o della casa di Nazareth. Rimarrà un “piccolo Gesù per bambini” che crescendo, rischiano di lasciarsi alle spalle, nel museo delle cose infantili e dei ricordi d’infanzia.

“Gesù non ti ama quando ti comporti così”

Questa frase è assolutamente da eliminare perché è completamente falsa. Gesù ama ognuno di noi all’infinito, anche se è il peggiore dei peccatori. Un bambino che sente una frase del genere crescerà con il timore di perdere l’amore di Dio e sarà convinto che questo amore è da meritare, che Dio non ama il peccatore. Ciò che viene detto dai genitori nei primi anni ha un tale impatto che il bambino, da adulto, rimarrà segnato da questa immagine di un Dio che ci ama solo quando il nostro comportamento è soddisfacente.

Allo stesso modo, non dovremmo mai dire: “Non mi piacciono le ragazzine bugiarde (o i ragazzini collerici)”, che è una forma abbreviata per dire che non ci piace quando le ragazzine mentono. Ma il bambino sente ciò che diciamo e capisce che non li amiamo quando mentono. Questo può sembrare un piccolo dettaglio, e in un certo senso lo è, ma l’educazione è fatta di piccole cose, e in questo caso dobbiamo ricordare che il modo in cui amiamo i nostri figli, il modo in cui mostriamo loro il nostro amore, li aiuta a percepire e a vivere l’amore di Dio.



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“Dio ti ha punito”

Se è vero che la sofferenza è la conseguenza del peccato, è falso e pericoloso presentare la sofferenza o un fallimento come la sanzione diretta di un peccato specifico. Ricordiamoci della risposta di Gesù ai Suoi discepoli che Gli chiesero a proposito di un cieco: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Giovanni 9,2-3). Quando diciamo ad un bambino che si è fatto male perché ha disobbedito, il bambino sente che è una punizione di Dio e penserà che la sofferenza è sempre “meritata” e, al contrario, che la felicità o l’idea che ne ha (la salute, la fortuna, l’assenza di sofferenza, il piacere) è sempre un segno di una condotta che piace a Dio.

“Gesù è triste, Lo fai soffrire”.

Questa è un’affermazione ambigua, vera e falsa allo stesso tempo. Claire, con il coraggio dei suoi dieci anni, nota: “Gesù non può essere triste perché è felice per sempre in Cielo!” Logico. Si potrebbe far notare a Chiara, però, che sono anche i suoi peccati, i suoi peccati di oggi, che hanno crocifisso Gesù. Gesù ha sofferto in anticipo per tutti i peccati di tutti gli uomini passati, presenti e futuri. Anche se ci fossero stati solo i peccati di Chiara, Gesù avrebbe dato la Sua vita anche solo per lei. Quindi dire che il nostro peccato fa soffrire Gesù non è falso. Ma dobbiamo fare attenzione: ciò che conta non è ciò che intendiamo dire, ma ciò che il bambino percepisce e comprende. Il bambino rischia di pensare che la felicità di Gesù dipenda da lui, dal suo comportamento buono o cattivo, ma questo è falso. In realtà, non è la felicità di Gesù che viene distrutta dal peccato, ma la felicità del peccatore. Allo stesso modo, la qualità dell’amore di Gesù per noi non dipende dalla nostra risposta: Dio ci ama gratuitamente, totalmente e incondizionatamente. È questo amore che dobbiamo dire e ridire incessantemente ai nostri figli.


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