Parole decise di Papa Francesco sui migranti: ogni Stato europeo deve assumersi responsabilità e accoglierli, non si può lasciare l’onere solo all’Italia e pochi altri Paesi; e a Giorgia Meloni e al suo governo fa gli auguri per un mandato proficuo, in cui ci sia collaborazione delle opposizioni. Il Papa ne ha parlato con i giornalisti sull’aereo che lo ha riportato in Italia dopo il viaggio apostolico in Bahrein.
L’Italia e l’accordo con l’Europa
«La vita va salvata, il Mediterraneo è un cimitero, forse è il cimitero più grande», ma «l’Italia, questo governo, non può fare nulla senza l'accordo con l'Europa, la responsabilità è europea», ha detto il Papa sull’emergenza migranti e sulla situazione di queste ore nel Mediterraneo (SkyTg24, 6 novembre).
Il monito del Papa all’Unione Europea
«Ogni governo dell'Unione europea deve mettersi d'accordo su quanti migranti può ricevere» e «l’Unione europea deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, alla Grecia, all'Italia e alla Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge», ha aggiunto Papa Francesco.
“Chiamata in causa” Angela Merkel
Il Papa ha poi citato Angela Merkel, definita «una delle più grandi statiste che abbiamo avuto». «Ha detto che il problema dei migranti va risolto in Africa. Ma se pensiamo all'Africa con il motto 'Africa va sfruttata' è logico che scappi da quello sfruttamento. L'Europa deve cercare di fare dei piani di sviluppo per l'Africa», perché «è una ipocrisia pensare di risolvere il problema dei migranti in Europa. No, andiamo a risolverli anche a casa loro, lo sfruttamento della gente in Africa è terribile».
Il governo Meloni
Il pontefice ha parlato anche del governo Meloni. «La politica dei governi, fino a questo momento, è stata di salvare le vite» e «credo che questo governo ha la stessa politica», non sarebbe «umano» fare diversamente, ha detto riguardo al tema migranti.
Al governo di Meloni, Papa Francesco gli augura «il meglio», perché «il governo è per tutti e gli auguro il meglio perché possa portare l'Italia avanti» anche con la collaborazione degli «altri che sono contrari al partito vincitore».
“Per favore, chiamo alla responsabilità”
Che sia «un governo di collaborazione, non un governo dove ti fanno cadere se non ti piace una cosa o un'altra». «Per favore, chiamo alla responsabilità», ha sottolineato Papa Francesco. Poi ha aggiunto: «È giusto che l'Italia» abbia avuto finora «venti governi? Finiamola con questi scherzi».
La premier donna
E a chi chiedeva un commento sulla prima premier italiana donna, il Papa ha replicato così: «È una sfida, eh? È una sfida».
Sul ruolo delle donne nella società, Francesco ha ancora una volta evidenziato che «le donne sono di seconda classe o di meno. Dobbiamo continuare a lottare per questo, perché le donne sono un dono. Dio non ha creato l’uomo e poi gli ha dato un cagnolino per divertirsi. No. Li ha creati due, uguali, uomo e donna».
San Paolo e le donne
Il Papa ha citato San Paolo, che «ha scritto in una delle sue lettere sul rapporto uomo-donna, che oggi ci sembra antiquato, in quel momento è stato così rivoluzionario da scandalizzare sulla fedeltà fra uomo e donna. (Ha detto): l’uomo si prenda cura della donna come della propria carne. Questa in quel momento è stata una cosa rivoluzionaria. Tutti i diritti della donna vengono da questa uguaglianza. E una società che non è capace di mettere la donna al suo posto non va avanti» (Vatican News, 6 novembre).
Tre guerre mondiali (una in corso) in cento anni
Infine, Francesco ha ricordato, con grande rammarico, le tre guerre mondiali dal '900 ad oggi. E non è stato un errore nel conteggio del pontefice...
«In un secolo, tre guerre mondiali! Quella del 1914-1918, quella del 1939-1945, e questa! Questa è una guerra mondiale, perché è vero che quando gli imperi, sia da una parte che dall’altra, si indeboliscono, hanno bisogno di fare una guerra per sentirsi forti e anche per vendere le armi eh! Perché oggi credo che la calamità più grande che c’è nel mondo è l’industria delle armi. Per favore! Mi hanno detto, non so se è vero o no, che se per un anno non si facessero le armi, si metterebbe fine alla fame nel mondo. L’industria delle armi è terribile. Alcuni anni fa, tre o quattro, è venuta da un Paese una nave piena di armi, a Genova, e si doveva passare le armi su una nave più grande per portarle allo Yemen. Gli operai di Genova non hanno voluto farlo… È stato un gesto. Lo Yemen: più di dieci anni di guerra. I bambini dello Yemen non hanno da mangiare. I Rohingya, trasferendosi da una parte all’altra perché sono stati espulsi, sempre in guerra. Il Myanmar, è terribile quello che sta succedendo… Adesso spero che oggi in Etiopia si fermi qualcosa, con un trattato… Ma stiamo in guerra dappertutto e noi non capiamo questo. Adesso ci tocca da vicino, in Europa, la guerra russo-ucraina».
«Ma c’è dappertutto, da anni. In Siria dodici-tredici anni di guerra, e nessuno sa se ci sono prigionieri e che cosa succede lì dentro. Poi il Libano, abbiamo parlato di questa tragedia… Io non so se questo l’ho detto qualche volta a voi: quando io sono andato a Redipuglia, nel 2014, ho visto quello – e mio nonno aveva fatto il Piave e mi ha raccontato che cosa succedeva lì - e quelle tombe di giovanotti… ho pianto, ho pianto, non ho vergogna di dirlo. Poi un 2 novembre, che vado sempre in un cimitero, sono andato ad Anzio e ho visto la tomba di quei ragazzi americani, (morti) nello sbarco di Anzio. (Avevano) 19-20-22-23 anni, e ho pianto, davvero, mi è venuto dal cuore… E ho pensato alle mamme che gli bussano alla porta: “Signora, una busta per lei”. Apre la busta: “Signora ho l’onore di dirle che lei ha un figlio eroe della patria”… Le tragedie della guerra. Non voglio sparlare di nessuno, ma mi ha toccato il cuore: quando si è fatta la commemorazione dello sbarco in Normandia, c’erano i capi di tanti governi per commemorare quello. È vero, è stato l’inizio della caduta del nazismo, è vero. Ma quanti ragazzi sono rimasti sulla spiaggia della Normandia? Dicono trentamila… Chi pensa a quei ragazzi? La guerra semina tutto questo. Per questo voi che siete giornalisti, per favore, siate pacifisti, parlate contro le guerre, lottate contro la guerra. Ve lo chiedo come un fratello».