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Tra le “donne di Giorgia Meloni” c’è anche Chiara Corbella

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Cristian Gennari - ANDREAS SOLARO | AFP

Lucandrea Massaro - pubblicato il 25/10/22

Riferimenti democratici anche progressisti nel discorso di Giorgia Meloni alla Camera, ma più di un richiamo al cattolicesimo, da San Benedetto a Giovanni Paolo II a Chiara Corbella. Ecco quali

“Sono intervenuta molte volte in quest’aula, da parlamentare, da vice presidente della Camera e da Ministro della Gioventù. Eppure la sua solennità è tale che non sono mai riuscita a intervenire senza un sentimento di emozione e di profondo rispetto. Vale a maggior ragione oggi, che mi rivolgo a voi in qualità di presidente del consiglio per chiedervi di esprimervi sulla fiducia a un governo da me guidato. Una grande responsabilità per chi quella fiducia deve ottenerla e meritarsela e una grandissima responsabilità per chi quella fiducia deve concederla o negarla. Sono i momenti fondanti della nostra democrazia ai quali non dovremmo mai assuefarci, e ringrazio fin da ora chi si esprimerà secondo le proprie convinzioni, qualsiasi sia la scelta che farà”.

I conti col fascismo chiusi per sempre

Inizia così il discorso della fiducia alla Camera dei Deputati della premier incaricata Giorgia Meloni, un misto di emozione da primo giorno di scuola e storia personale, il tetto di cristallo rotto non è solo quello dell’essere la prima Presidente del Consiglio donna, ma anche il primo Presidente a venire dalla storia politica della destra dell’Msi di Almirante e Rauti. Anche per questo il passaggio su razzismo e antisemitismo sono chiari e apprezzabili:

“La comunità politica da cui provengo ha compiuto sempre passi in avanti verso una piena e consapevole storicizzazione del Novecento, ha assunto importanti responsabilità di governo giurando sulla Costituzione repubblicana, come abbiamo avuto l’onore di fare ancora poche ore fa, ha affermato e incarnato senza alcuna ambiguità i valori della democrazia liberale, che sono alla base dell’identità comune del centrodestra italiano. E da cui non defletteremo di un solo centimetro: combatteremo qualsiasi forma di razzismo, antisemitismo, violenza politica, discriminazione”.

“Ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre. I totalitarismi del ‘900 hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l’orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta, e non si compensano con altri orrori e altri crimini” ha detto la presidente del Consiglio nel suo discorso.

Riferimenti cattolici molto precisi

C’è una carrellata di donne, dal Risorgimento ai nostri giorni, di destra e di sinistra, a cui Giorgia Meloni ha reso omaggio. Tra di esse spicca per “eccentricità” rispetto al mainstream un nome: Chiara Corbella Petrillo. Insieme ad altre, la presidente Meloni, la ringrazia: “grazie per avere dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io”. L’esempio di Chiara, lo ricordiamo, è quello di una totale dedizione alla vita, fino a sacrificare la propria per garantire la nascita di suo figlio, un esempio di controcultura in fatto di aborto, sebbene – in un altro passaggio – la Meloni dice: “Un governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese. Vedremo alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni”.

Ma se la giovane romana morta in odore di santità è un richiamo forte e molto connotato (anche per l’impatto che ha avuto Chiara nella diocesi di Roma) per la leader di Fratelli d’Italia che viene dalla Garbatella, non sono mancati richiami più “classici” e istituzionali, come quando, per ribadire l’appartenenza europea e atlantica (cioè alla NATO) dell’Italia, il riferimento sia stato niente meno che San Benedetto, “italiano e patrono d’Europa”, di cui la leader si sente “erede”. Un altro passaggio del discorso è stato questo, e coinvolgeva il Papa polacco:

“Nel giorno in cui il nostro Governo ha giurato nelle mani del Capo dello Stato, ricorreva la memoria liturgica di Giovanni Paolo II. Un Pontefice, uno statista, un santo, che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente. Mi ha insegnato una cosa fondamentale, della quale ho sempre fatto tesoro. “La libertà” diceva “non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che si deve”. Io sono sempre stata una persona libera, per questo intendo fare ciò che devo”

Il discorso completo
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