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Le transessuali cosa pensano di Dio e di Papa Francesco?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 19/10/22
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Hanno incontrato più volte il pontefice. Sono sudamericane e lavorano come prostitute sul litorale romano. Ecco i loro pensieri sulla fede

Hanno incontrato più volte Papa Francesco e sono molto più credenti di quello che si possa pensare: il rapporto tra le prostitute transessuali sudamericane, soprattutto argentine - che abitano sul litorale romano - e Dio è profondo. 

Durante la pandemia sono state aiutate a sopravvivere dal Vaticano. Ma non è stato il gesto della Santa Sede a far riscoprire loro la “bellezza” di dialogare e confrontrarsi con il Papa.

La mediazione della suora

Suor Geneviève Jeanningros, religiosa francese che da anni lavora tra giostranti e artisti di strada del litorale romano, era stata il tramite tra le transessuali e il Papa, quando si sono incontrati per la prima volta. Era lo scorso 27 aprile. Poi se ne sono svolti altri di incontri.  

“Mi sono sentita privilegiata”

Durante un’udienza a luglio, secondo quanto ha raccontato a La Repubblica (13 ottobre) Laura Esquivel, trans del Paraguay ha riferito di essersi sentita «privilegiata». «Vedevo tutta la gente in piazza e io ero a 20 metri da lui. Si è comportato come una persona normale. Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia».

La preghiera di Claudia Victoria

Un'altra trans, Claudia Victoria Salas, afferma che «alle cinque della mattina prego sempre San Giorgio, il mio protettore, il santo della giustizia, amche se in chiesa, però, si danno il segno della pace, poi escono e ti ignorano, o peggio». 

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“Avevo perso la fede”

Claudia Valentina Tejerina, prostituta argentina, racconta: «Avevo perso la fede, adesso ho iniziato a frequentare un po’ la chiesa, noi siamo ciò che vogliamo essere; invece, c’è gente che si nasconde ipocritamente dietro una famiglia». La transessuale argentina continua: «L’incontro col Papa ha cambiato qualcosa? Il cambiamento uno lo vive dentro. Gli altri non sanno che siamo andati dal Papa, io mi sento più tranquilla con me stessa».

Le “porte chiuse” a Marcela

Nonostante ciò, dopo la fine della pandemia, le transessuali hanno ripreso a prostituirsi, pur essendo pronte a cambiare vita secondo molte di loro, tra cui Marcela: «il problema sono gli altri che non mi vogliono. Essere transessuale ti chiude tutte le porte: chiesa, scuola, lavoro, la gente ti punta col dito».

Il peccato, Gesù e la Maddalena

Alla domanda: “vi sentite peccatrici? Claudia Valentina risponde: “«Siamo tutti peccatori e siamo tutti fatti a immagine di Dio».  Marcela chiosa invece risponde: «Chi è libero dal peccato lanci la prima pietra, come disse Gesù alla Maddalena: per quello il mio secondo nome è Magda». 

La lettera del Papa ad Alessia Nobile

«Cara sorella, grazie tante per la tua e-mail. Mi ha commosso, Sono d'accordo con te sul problema dei pregiudizi. Fanno tanto male! Agli occhi di Dio tutti siamo suoi figli, e questo è quello che conta! Abbiamo un Padre che ci ama, che è vicino con compassione e tenerezza. A tutti nessuno escluso. Proprio questo è lo stile di Dio: vicinanza - compassione e tenerezza - Prego per te, per favore fallo per me. Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco».

Queste le parole scritte di pugno, in una lettera, da Papa Francesco a una transessuale barese, Alessia Nobile, 43 anni, che ne ha affidato copia al settimanale Oggi, in edicola dal 13 ottobre. La missiva risale all’estate scorsa subito dopo l’udienza generale del 22 giugno, quando il Papa l’aveva accolto assieme ad altre cinque trans, di cui quattro argentine e una colombiana. Ad accompagnarla in quella circostanza, don Andrea Conocchia, parroco della comunità della Beata Vergine Immacolata di Torvaianica, e suor Geneviève, che da oltre 50 anni vive con due consorelle nel lunapark di Ostia (Famiglia Cristiana, 14 ottobre).

Gli “esorcismi” 

Alessia Nobile, come racconta nell’intervista a Oggi, da adolescente ha dovuto affrontare gli «esorcisimi» ai quali la sottoponeva il docente di religione nel seminterrato dell’Istituto commerciale che frequentava avendone intuito la femminilità. E arrivò anche a consigliare alla famiglia di sottoporla a elettroshock terapeutico. Alessia, laureata in scienze sociali e abilitata come assistente sociale, non ha ancora smesso di sentire su di sé diffidenza e pregiudizi. Eppure, spiega: «Quando mi sono presentata al Papa come donna transgender, lui mi ha risposto: “Non mi interessa. Dimmi il tuo nome”. Gli ho regalato un libro sulla mia storia e mi ha detto: “Hai fatto bene a scrivere la tua storia, queste cose vanno scritte. Vai sempre a testa alta!”».

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