Il 29 settembre si festeggiano i santi arcangeli: tra questi uno dei più venerati e pregati è San Michele. Ecco alcune curiosità che dovreste conoscere sul "principe degli angeli".
Cosa fa l’arcangelo Michele?
Ci aiuta a combattere contro le debolezze e la tentazione che si insidia nella nostra quotidianità. Egli è stato il glorioso campione dei diritti di Dio contro Lucifero ed è colui che nell’iconografia tradizionale, conficca la lancia sul corpo del diavolo.
San Michele è, inoltre, l’angelo la cui intercessione procura una santa morte davanti a Dio, ch’egli assiste le anime desiderose di morire in Cristo.
Chi è l’angelo più forte?
Secondo un teologo domenicano, “il principio fondamentale della vittoria su satana è la croce di Cristo per la potenza dello Spirito e l’intercessione della Madonna. Ma la forza che immediatamente viene applicata, il potere, per così dire esecutivo di Cristo e della sua Santissima Madre è, come satana, una creatura angelica. E – secondo la Tradizione cristiana – è quello del capo di tutti gli angeli sani e fedeli a Dio: San Michele arcangelo”. E’ lui l’angelo più forte e potente.
Come invocare l’arcangelo Michele?
San Michele si può invocare con una preghiera contro gli spiriti maligni, in cui ci si rivolge alla sua intercessione:
In che parte del cielo si trova San Michele?
In cielo vi è una gerarchia e all’interno di essa figura un angelo splendente: San Michele. Lo Pseudo-Dionigi e san Tommaso dicono che vi sono tre gerarchie in mezzo agli angeli, e che ognuna di esse è divisa in tre cori od ordini distinti.
Nella prima figurano i Serafini, che possiedono ad un grado sovreminente il privilegio dell’amore, i Cherubini ai quali si attribuisce la scienza, i Troni che giudicano nella pace e la stabilità. La seconda gerarchia comprende le Dominazioni che rappresentano il sovrano dominio del Creatore, le Virtù che hanno la forza come appannaggio, le Potenze che hanno per attributo la giustizia. Infine nella terza gerarchia vi sono i Principati che vigilano sulle nazioni, gli Arcangeli che sono i messaggeri straordinari dell’Altissimo e gli Angeli che sono i suoi normali messaggeri.
Egli porta, è vero, il nome di arcangelo e lo porta perché è stato nel mondo l’inviato straordinario di Dio. Tuttavia la Scrittura, i Padri, i teologi ci autorizzano a porlo più su che nella terza gerarchia. Possiamo dunque dire con il santo diacono di Costantinopoli, Pantaleone, che in cielo, san Michele è il primo ed il più bello di quegli angeli le cui miriadi popolano il Paradiso: la più grande e radiosa stella dell’ordine angelico, ed è collocato appena sotto Dio e la Trinità (Aleteia, 21 luglio 2021).
Perché San Michele impugna una spada?
L’iconografia raffigura l’arcangelo Michele come un guerriero nell’atto di sconfiggere Satana, rappresentato sotto forma di serpente o drago, o spesso, con corrotti lineamenti antropomorfi. L’arma che egli impugna è di solito la spada, presente sia nella tradizione iconografica orientale sia in quella occidentale quale elemento di forza, ma anche simbolo di guarigione e di giustizia.
Il combattimento, che si consuma nel cielo tra il fedele Michele e i suoi Angeli e il diavolo e le sue losche schiere mira, si limita e ottiene come risultato quello di scacciarli dal cielo, dover, perduta la grazia, non ci può essere più posto per loro. Satana è stato separato dal regno dei cieli, per cui nelle relative rappresentazioni il celeste Condottiero, già vittorioso, lo tiene a bada sotto i suoi piedi, quindi, non è un combattimento volto alla distruzione, non vi sono visi tesi e movimenti cruenti, Michele non distrugge e non giudica, si erge con il suo “Chi come Dio?” a difensore della reggenza divina sul cosmo e pone il potere di giudizio solo nelle mani del Sommo Creatore (Aleteia, 27 novembre 2019).
Dove è apparso l'arcangelo Michele?
La prima volta San Michele è apparso sul monte Gargano a San Lorenzo Maiorano, allora vescovo dell'arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, nel 490. Allo stesso vescovo, che gli dedicò la grotta il 29 settembre 493, è apparso in altre due occasioni.
Sempre sul Gargano si registra una quarta apparizione nel 1656 mentre in tutta Italia infieriva una terribile pestilenza. In quel tempo vi era alla guida della diocesi l’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, il quale si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuno. San Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo).