Un colloquio iniziato nel 2013, tra l’intellettuale “dubbioso” Eugenio Scalfari e Papa Francesco. E’ stato lo stesso pontefice a sollecitarlo al fondatore di Repubblica, ma nel tempo sono subentrati troppi fraintendimenti dovuti al fatto che il non credente Scalfari interpretava e non riportava alla lettera il pensiero di Francesco. Così il rapporto tra i due è andato affievolendosi negli ultimi tempi, per di più a causa delle precarie condizioni di salute del giornalista, morto a 98 anni il 14 luglio 2022.
«Papa Francesco ha appreso con dolore della scomparsa del suo amico, Eugenio Scalfari. Conserva con affetto la memoria degli incontri - e delle dense conversazioni sulle domande ultime dell'uomo - avute con lui nel corso degli anni e affida nella preghiera la sua anima al Signore, perché lo accolga e consoli quanti gli erano vicini», ha riferito all'ANSA (14 luglio) il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.
Le domande di Scalfari al Papa
Il rapporto tra Scalfari e il Papa prende forma dopo la pubblicazione dei due editoriali di domande al Papa su Repubblica (7 luglio 2013 e 7 agosto 2013). Scalfari riceve una lettera da mons. Giovanni Angelo Becciu, allora Sostituto della Segreteria di Stato, in cui l’arcivescovo sardo riferisce che il Papa aveva letto gli articoli e avrebbe risposto per iscritto, non subito perché aveva molto da fare. Francesco così farà, avviando una conversazione con Scalfari su Repubblica.
La prima intervista
Il 20 settembre 2013, il giornalista riceve una telefonata dalla segretaria: «C’è il Papa al telefono!». I due si sentono per la prima volta, dopo lo scambio di lettere sul giornale, e si accordano per una conversazione al 24 settembre a Santa Marta. L'intervista, molto cordiale, dura ottanta minuti. Alla fine Scalfari chiede al Papa: «Santità, Lei mi permette di dare pubblica notizia della conversazione e mi permette anche di raccontarla?». E il Papa: «Certo, la racconti». Scalfari: «Le mando la copia prima». Francesco: «Mi sembra tempo perso».
“Alcune cose che le faccio riferire, non le ha dette”
Elaborata l’intervista (che Scalfari preferisce chiamare «conversazione» o «dialogo»), il fondatore la invia al Papa scrivendo tra l’altro in allegato: «Le debbo comunicare che ho ricostruito in modo che il racconto del dialogo sia compreso da tutti. Tenga conto che alcune cose che Lei mi ha detto non le ho riferite. E che alcune cose che Le faccio riferire, non le ha dette. Ma le ho messe perché il lettore capisca chi è Lei». Passa un paio di giorni, poi telefona mons. Xuereb, segretario di Francesco. «Il Papa mi ha dato l’o.k. per la pubblicazione», aggiunge Scalfari.
L’ammissione del giornalista
Qualche settimana più tardi, in un colloquio con i giornalisti e dopo alcune rimostranze del Vaticano, Scalfari ammette: «Sono dispostissimo a pensare che alcune delle cose scritte da me e a lui attribuite, il Papa non le condivida, ma credo anche che ritenga che, dette da un non-credente, siano importanti per lui e per l’azione che svolge».
Cosa aveva detto il Papa
In quella prima intervista con il fondatore di Repubblica, il Papa aveva parlato della Curia in questi termini: «No, in Curia ci sono talvolta dei cortigiani, ma la Curia nel suo complesso è un’altra cosa. È quella che negli eserciti si chiama l’intendenza, gestisce i servizi che servono alla Santa Sede. Però ha un difetto: è Vaticano-centrica. Vede e cura gli interessi del Vaticano, che sono ancora, in gran parte, interessi temporali».
Francesco aveva tuonato contro il clericalismo e spiegato qual è la priorità pastorale della Chiesa: «I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi». E a loro che deve guardare la Chiesa di Francesco (Aleteia, 1 ottobre 2013).
La Sala Stampa corregge Scalfari
Le successive interviste tra Scalfari e il Papa generano altre ambiguità sempre a causa delle mancate trascrizioni letterali delle stesse: è addirittura la Sala Stampa Vaticana ad intervenire per correggere le affermazioni virgolettate attribuite al Papa.
La strigliata del Vaticano
Tuttavia, affermava Lombardi, «come già in precedenza in una circostanza analoga, bisogna far notare che ciò che Scalfari attribuisce al Papa, riferendo “fra virgolette” le sue parole, è frutto della sua memoria di esperto giornalista, ma non di trascrizione precisa di una registrazione e tantomeno di revisione da parte dell’interessato, a cui le affermazioni vengono attribuite».
Le virgolette mancanti: manipolazione?
«Ad esempio - proseguiva l’allora direttore della Sala Stampa - e in particolare, ciò vale per due affermazioni che hanno attirato molta attenzione e che invece non sono attribuibili al Papa. Cioè che fra i pedofili vi siano dei “cardinali”, e che il Papa abbia affermato con sicurezza, a proposito del celibato, “le soluzioni le troverò”».
Nell’articolo pubblicato su Repubblica queste due affermazioni «vengono chiaramente attribuite al Papa, ma – curiosamente – le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura…Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?» (Aleteia, 13 luglio 2014).
La nuova intervista sulla politica estera
Il 5 luglio 2017 il Papa telefona a Scalfari per chiedergli come sta, e lo invita ad organizzare una nuova intervista, che il giornalista scriverà il 9 luglio. I due si incontrano nuovamente a Santa Marta. Si parla di politica estera: «Temo che ci siano alleanze assai pericolose tra potenze che hanno una visione distorta del mondo: America e Russia, Cina e Corea del Nord, Putin e Assad nella guerra di Siria», le parole del Papa.
Il Papa sostiene anche che l’Europa che deve assumere al più presto una struttura federale: «O diventa una comunità federale oppure con conterà più nulla nel mondo» (Aleteia, 9 luglio 2017).
L’inferno non esiste?
Il fondatore di Repubblica ne combina un’altra delle sue in un successivo colloquio informale con il Papa, nel marzo 2018, che invece su Repubblica viene riportato con tanto di virgolette.
Capite bene che difficilmente un pontefice può cambiare un elemento delle dottrina (l'Inferno non esiste ndr) in un passaggio di sfuggita durante una presunta intervista fugace su un giornale pur autorevole come Repubblica. E infatti non lo ha fatto.
“Non è stata rilasciata alcuna intervista”
La Sala Stampa diretta allora da Gregg Burke ha infatti spiegato che:
Il Sinodo per l’Amazzonia
L’ultimo atto di questi fraintendimenti si è consumato nel 2019. In un’articolo comparso sull’edizione cartacea de Repubblica, in cui si parla del Sinodo per la Regione Amazzonica, Eugenio Scalfari ha virgolettato delle parole che sarebbero state pronunciate da Papa Francesco.
Si legge nell’articolo di Scalfari:
Resoconto non fedele”
Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha chiarito:
Da allora Scalfari e il Papa non hanno più avuto conversazioni giornalistiche.