Papa Francesco va giù durissimo sul rinnovamento nella Chiesa, e in particolare rivela fatti inediti sulla Chiesa stessa negli Stati Uniti e in Germania. Lo ha fatto il 19 maggio scorso, in una conversazione con i direttori delle riviste culturali europee che si richiamano alla Compagnia del Gesù, lo stesso in cui ha parlato della guerra in Ucraina. Il resoconto di quella conversazione è stato reso pubblico da "La Civiltà Cattolica".
Il Concilio "dimenticato"
Il Papa ha lanciato un duro monito contro i "restauratori". «E' molto difficile vedere un rinnovamento spirituale usando schemi molto antiquati - ha detto Francesco -. Bisogna rinnovare il nostro modo di vedere la realtà, di valutarla. Nella Chiesa europea vedo più rinnovamento nelle cose spontanee che stanno nascendo: movimenti, gruppi, nuovi vescovi che ricordano che c'è un Concilio alle loro spalle. Perché il Concilio - ha osservato Papa Francesco - che alcuni pastori ricordano meglio, è quello di Trento. E' non è un'assurdità quella che sto dicendo».
Il problema negli Stati Uniti
Il pontefice ha proseguito così: «Il restauratore è arrivato a imbavagliare il Concilio. Il numero di gruppi di "restauratori", ad esempio, negli Stati Uniti ce ne sono tanti, è impressionante. Un vescovo argentino mi raccontava che gli era stato chiesto di amministrare una diocesi che era caduta nelle mani di questi "restauratori"».
Quarant'anni di tempo
Papa Francesco ha continuato a puntare l'indice contro il comportamento di questi religiosi che impediscono alla Chiesa di stare al passo con i tempi.
«Non avevano mai accettato il Concilio. Ci sono idee, comportamenti che nascono da un restaurazionismo che in fondo non ha accettato il Concilio. Il problema è proprio questo: che in alcuni contesti il Concilio non è stato ancora accettato. E' anche vero che ci vuole un secolo perché un Concilio si radichi. Abbiamo ancora quarant'anni per farlo accettare, dunque», ha concluso con una stoccata Papa Francesco.
Le élite della Chiesa tedesca
Altra spina nel fianco è la Chiesa tedesca. Tra sinodo e abusi, il clima è rovente.
«Al presidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Batzing, - ha rivelato il Papa - ho detto: "In Germania c'è una Chiesa evangelica molto buona. Non ce ne vogliono due". Il problema sorge quando la via sinodale nasce dalle élite intellettuali, teologiche, e viene molto influenzata dalle pressioni esterne. Ci sono alcune diocesi dove si sta facendo la via sinodale con i fedeli, con il popolo, lentamente».
La lettera senza "coinvolgere la Curia"
Il pontefice ha detto di aver scritto «una lettera a proposito del vostro cammino sinodale. L'ho scritta da solo, E ho impiegato un mese per scriverla. Non volevo coinvolgere la Curia. L'ho fatto proprio da solo. L'originale in spagnolo, e quella in tedesco è una traduzione. Lì ho scritto quello che penso».
L'esilio
Il Papa non ha trascurato, infine, la grave questione degli abusi nella diocesi di Colonia: «Quando la situazione era molto turbolenta ho chiesto all'arcivescovo di andare via per sei mesi, in modo che le cose si calmassero e io potessi vedere con chiarezza. Perché quando le acque sono agitate, non si può vedere bene».
Le "mosse" di Woelki
L'arcivescovo in questione è il cardinale Woelki, accusato di essere a conoscenza degli abusi, e di aver taciuto.