Non ci sono le condizioni né per incontrare il patriarca ortodossso Kirill, autorità vicina a Vladimir Putin, né per andare a Kiev a sostenere la causa del presidente ucraino Zelensky: Papa Francesco lo ha detto chiaramente in un'intervista al quotidiano argentino La Nacion.
"I rapporti sono molto buoni"
I rapporti col patriarca di Mosca, ha precisato il Papa sono «molto buoni», ma «mi rammarico che il Vaticano abbia dovuto sospendere un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme». «La nostra diplomazia ha capito che un incontro di noi due in questo momento potrebbe creare molta confusione», ha aggiunto (Ansa, 22 aprile).
“Ho sempre riunito”
«Ho sempre promosso il dialogo interreligioso», prosegue Papa Francesco. Quando ero arcivescovo di Buenos Aires, ho riunito cristiani, ebrei e musulmani in un dialogo fruttuoso. È stata una delle iniziative di cui sono più orgoglioso. È la stessa politica che promuovo in Vaticano», ha continuato il Papa nell’intervista al quotidiano argentino La Nacion.
Il bacio della bandiera ucraina
Il Pontefice ha poi risposto ad altre domande, commentando la guerra in corso tra Russia e Ucraina come «anacronistica». «Ecco perché ho anche baciato pubblicamente la bandiera ucraina – spiega – È stato un gesto di solidarietà con i loro defunti, con le loro famiglie e con coloro che soffrono l’emigrazione» (Globalist, 22 aprile).
“A cosa servirebbe?”
Il giornalista della Nacion gli ha chiesto, infine, perché non è riuscito ad organizzare un viaggio apostolico lampo a Kiev, nonostante le tante pressioni. «Non posso fare nulla che metta a rischio obiettivi più elevati - ha replicato il pontefice - che siano la fine della guerra, una tregua o, almeno, un corridoio umanitario. A cosa servirebbe per il papa andare a Kiev se la guerra continuasse il giorno successivo?» (Il Sismografo, 22 aprile).