Tra pochi giorni sarà la festa del papà, e come ogni anno insieme alle mie colleghe abbiamo pensato di raccontarvi qualcosa di bello e arricchente per onorare questa ricorrenza. Lo spunto ci è venuto grazie alla testimonianza che un sacerdote, don Massimo, ha offerto durante il primo dei cinque incontri organizzati dalla Diocesi di Roma presso la basilica di San Giovanni in Laterano, dal titolo: "Cosa c'è di allegro in questo maledetto paese? I Promessi Sposi romanzo della misericordia".
L'introduzione di ogni serata spetta a don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per le vocazioni; la lettura e il commento del testo manzoniano al professore e scrittore Franco Nembrini, e le conclusioni al cardinale vicario Angelo De Donatis.
Rileggere i Promessi Sposi per scoprire noi stessi
Se non avete ancora avuto modo di vedere il filmato, recuperate ora: ne vale davvero la pena. Prima cosa: viene voglia di rileggere il capolavoro di Manzoni. Seconda: se vi immaginate una lezione accademica, o uno sterile esercizio estetico vi sbagliate di grosso, perché si tratta di vita, del dramma umano di ciascuno. Quello dei personaggi dell'opera e il nostro.
Un momento davvero spiazzante ed emozionante è stato l'intervento di don Massimo (dal minuto 23 all'incirca), un sacerdote amico di Nembrini che ha offerto una sofferta testimonianza sul suo rapporto con il padre, che soltanto la misericordia di Dio gli ha dato la grazia di perdonare.
"Sono figlio di un padre brutale e bestiale"
Una storia davvero triste: un'infanzia e un'adolescenza segnate da un padre violento, con le mani e con le parole. Botte, ricatti, violenza psicologica. Dolore, sofferenza, odio, rancore.
"Mi sentivo come un cane legato alla catena del suo padrone"
Quando il genitore si ammala di tumore, Massimo lo accompagna alle visite, si sente come un cane costretto alla catena del suo padrone: non ce la fa più. In un momento di rabbia gli vomita addosso tutto il suo risentimento. Vuole liberarsi di quel padre che non ha mai sentito come un papà, ma come un aguzzino che lo ha umiliato e deriso e gli ha rovinato la vita. Eppure... inaspettatamente il Signore cambierà il suo cuore e gli permetterà di guardare suo padre con gli occhi della compassione.
"Il dolore non è mai la destinazione finale di una storia"
Quando la madre a causa della violenza del marito fugge di casa per l'ennesima volta, Massimo decide di andare dai Carabinieri per denunciarlo. Un figlio che denuncia l'uomo che gli ha dato la vita.
Quando il padre inizia la chemio Massimo gli urla contro tutta la sua rabbia
La vocazione sacerdotale
Ma in questo buio accade l'imprevisto, ciò che Massimo non avrebbe mai immaginato per la sua vita: la vocazione sacerdotale. Lui sognava una famiglia, dei figli da crescere, e invece Gesù parlò al suo cuore. Quando il padre viene a saperlo lo caccia di casa bestemmiando. E dopo l'ordinazione sacerdotale, racconta Massimo, i suoi atteggiamenti divennero ancora più spietati.
Per molti anni il silenzio e la lontananza.
La malattia del padre come occasione per espiare le proprie colpe
"Fissatolo, lo amò"
Una carezza improvvisa: "era il mio Signore"
Massimo è protagonista e destinatario del miracolo della compassione.
Onora il padre e la madre
Ogni figlio porta nel cuore recriminazioni, delusioni, cicatrici più o meno grandi, collegate al rapporto con i genitori. Onorare il padre e la madre significa dare loro il giusto peso, considerarli né più né meno di ciò che sono: persone ferite, fallibili, misere, limitate come tutti, bisognose di una carezza.
Vedere nuove tutte le cose
In occasione della festa del papà ci auguriamo che la testimonianza di don Massimo possa dare coraggio e speranza a tutti i figli che non parlano con il proprio padre da anni, che lo disprezzano, che non riescono a perdonarlo e neppure a guardarlo in faccia. Il Padre misericordioso guarisca le vostre ferite e vi doni occhi nuovi.