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Carlo Acutis e quella “rivelazione”: “I miei angeli custodi sono sulla terra”

CARLO ACUTIS
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/10/21
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Non erano spiriti celesti eterei, ma persone in carne ed ossa, residenti in una monastero della provincia di Lecco

Non spiriti celesti eterei, ma persone in carne ed ossa: «I miei angeli custodi sono sulla terra», ripeteva il beato Carlo Acutis (1991-2006).

Carlo alludeva alle monache romite di Sant’Ambrogio. Presso il loro monastero a Perego, in provincia di Lecco, si legge sul libro “Originali o fotocopie” (edizioni Studio Domenicano) del domenicano Padre Giorgio Maria Carbone, con scritti di Carlo Acutis.

Il beato aveva ricevuto lì la Prima comunione, e ci teneva molto ad andarle a trovare regolarmente. Strinse con loro legami di amicizia. Si affidava sempre alle loro preghiere, ed era affascinato dalla vita contemplativa, proprio come quella dei suoi "angeli custodi".

Le clarisse di Spello

Anche in Umbria era solito chiedere preghiere e parlare con le clarisse di Spello. Una monaca gli aveva insegnato una giaculatoria: «Piaghe di Gesù, bocche di amore e di misericordia per noi, parlate di noi al Divin Padre e otteneteci un’intima trasformazione». 

Le parole del profeta Isaia

Carlo iniziò a dirla spesso e riconosceva che questa giaculatoria lo aiutava a essere orientato a Dio in ogni momento della giornata.

Questa giaculatoria riprende le parole del profeta Isaia per le sue piaghe siamo stati guariti (Is 53,5) e le associa alla misericordia e all’amore di cristo per noi. 

San Bernardo e il Cantico dei Cantici

Troviamo qualcosa di simile in un mirabile discorso di san Bernardo sul Cantico dei Cantici: «dove trovano sicurezza e riposo i deboli se non nelle ferite del Salvatore? Io vi abito tanto più sicuro quanto più egli è potente nel salvarmi. Il mondo freme, il corpo preme, il diavolo mi tende insidie, ma io non cado perché sono fondato su una salda roccia. Ho commesso un grave peccato. La coscienza si turberà. ma non ne sarà scossa perché mi ricorderò delle ferite del signore. Infatti è stato trafitto per i nostri delitti (Is 53,5) […]». 

«Quanto mi manca - affermava san Bernardo - me lo approprio con fiducia dal cuore del signore, perché è pieno di misericordia, né mancano le vie attraverso le quali emana le grazie. Hanno trapassato le sue mani e i suoi piedi, e squarciato il petto con la lancia. E attraverso queste ferite posso succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia (Dt 32,13), cioè gustare e sperimentare quanto è buono il signore (cf. Sal 33,9)».