Il gender è una ideologia pericolosa ma non c’entra nulla con la «questione omosessuale». Una coppia omosessuale, invece, bisogna portarla verso l’ «incontro con Cristo»: si è espresso così Papa Francesco nell’incontro con i gesuiti che si è svolto domenica 12 settembre, durante il suo viaggio apostolico in Slovacchia. A riportare i contenuti dell’incontro è La Civiltà Cattolica (21 settembre).
Il Papa ha dapprima lanciato l’allarme su uno dei mali che attanaglia la Chiesa: «la tentazione di tornare indietro». Il pontefice la definisce «una ideologia che colonizza le menti (…). Non è un problema davvero universale, ma piuttosto specifico delle Chiese di alcuni Paesi». Tutto nasce da un mondo ostaggio di dipendenze e virtualità. E’ in questo contesto che la libertà, secondo Francesco, fa «paura». E fa l’esempio del «grande inquisitore di Dostoevskij. Trova Gesù e gli dice: “Perché hai dato la libertà? È pericolosa!”.
Uno dei gesuiti presenti ricorda che il Papa parla spesso delle colonizzazioni ideologiche che sono diaboliche. Fa riferimento, tra le altre, a quella del «gender». «L’ideologia ha sempre il fascino diabolico, come dici tu - replica il Papa - perché non è incarnata».
Per il pontefice questa ideologia è «pericolosa (…) come io la intendo. Lo è perché è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me è sempre un problema. Questo - precisa Papa Francesco - non ha nulla a che fare con la questione omosessuale, però».
«Se c’è una coppia omosessuale - sottolinea il Papa -, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo. Quando parlo dell’ideologia, parlo dell’idea, dell’astrazione per cui tutto è possibile, non della vita concreta delle persone e della loro situazione reale».
Papa Francesco si è anche espresso sulla «decisione di fermare l’automatismo del rito antico» per la santa messa, sperando che così «si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. La mia decisione è il frutto di una consultazione con tutti i vescovi del mondo fatta l’anno scorso. Da adesso in poi chi vuole celebrare con il vetus ordo deve chiedere permesso a Roma come si fa col biritualismo. Ma ci sono giovani che dopo un mese di ordinazione vanno dal vescovo a chiederlo. Questo è un fenomeno che indica che si va indietro».
Infine, una battuta a chi gli ha chiesto come si sente. «Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene».