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3 tappe fino al 2025: dal Sinodo uscirà una Chiesa più credibile

SYNOD2018
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/08/21
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Scandito dai vescovi il cammino del Sinodo della Chiesa italiana. Sarà un percorso lungo e diverso da tutti gli altri. In ballo c'è una nuova visione, più affidabile di quella attuale

Come sarà il Sinodo della Chiesa italiana? I vescovi danno le prime risposte a questo attesissimo appuntamento, che dovrà rilanciare la Chiesa nel nostro Paese.  

Un itinerario che avrà al centro un «trinomio», come viene chiamato negli “Orientamenti iniziali” frutto del Consiglio permanente straordinario del luglio 2021: Vangelo, fraternità, mondo. 

Tre dimensioni, scrive Avvenire (30 agosto), che erano già indicate nella bozza consegnata a papa Francesco lo scorso febbraio dalla presidenza Cei e che hanno fatto da bussola per la “Carta di intenti” approvata nell’Assemblea generale dei vescovi italiani lo scorso maggio. Proprio tre mesi fa il cammino sinodale è ufficialmente partito.

A fare da filo conduttore il tema “Annunciare il Vangelo in un tempo di rigenerazione”. Settimana dopo settimana l’itinerario sta prendendo forma. 

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, ha parlato del Sinodo come «quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile, perché attento ai complessi cambiamenti in atto e desideroso di dire la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo» (Chiesacattolica.it).

Secondo gli “Orientamenti iniziali”, saranno 3 le macro tappe del cammino italiano. La prima, già cominciata a maggio, proseguirà fino al 2022, ed è quella «dal basso». Avrà al centro le diocesi e le parrocchie, ma anche «gli appartenenti alla vita consacrata, le associazioni e i movimenti». Sarà un «biennio di ascolto di “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso la consultazione del popolo di Dio nella maggiore ampiezza e capillarità possibile». Sullo sfondo le «domande sollevate dalla pandemia», come già aveva stabilito il Consiglio permanente dello scorso gennaio.

Nel 2022, evidenzia Avvenire, in base al materiale raccolto durante il primo anno, sarà messa a punto l’agenda dei temi su cui il “popolo delle diocesi e delle parrocchie” si confronterà. Ad ispirarla anche gli ultimi due Convegni ecclesiali: quello di Verona del 2006 e quello di Firenze del 2015 con il discorso programmatico di papa Francesco sullo stile sinodale da adottare.

Alcune questioni sono già venute a galla: dall’Eucaristia domenicale all’accompagnamento delle famiglie, dai giovani ai poveri, dalla cura della casa comune al rapporto con le istituzioni e il mondo politico. 

La seconda tappa, tra il 2023 e 2024, viene definita «sapienziale». E vedrà impegnati soprattutto i vescovi, gli operatori pastorali, le Conferenze episcopali regionali, ma anche le facoltà e gli istituti teologici, l’Università Cattolica e la Lumsa, le realtà culturali presenti nel Paese. Si tratterà di leggere e analizzare quanto scaturito nel biennio precedente e integrarlo con gli spunti usciti dal Sinodo dei vescovi.

La terza e ultima tappa ha come orizzonte il Giubileo del 2025 quando potrebbe tenersi una grande assemblea nazionale che sarà chiamata a presentare «alcune scelte coraggiose, profetiche, per un annuncio più snello, cioè libero, evangelico e umile, come chiesto ripetutamente da papa Francesco». 

Una volta conclusa l’assemblea nazionale del 2025 che segnerà l’approdo del movimento nazionale, il testo finale giungerà nelle diocesi. E così prenderà il via l’attuazione del percorso sinodale nelle Chiese locali che saranno chiamate a recepire i frutti di cinque anni di cammino condiviso.

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