separateurCreated with Sketch.

La Madonna protegga Haiti, ma anche noi non laviamocene le mani

SUOR MARCELLA CATOZZA
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Annalisa Teggi - pubblicato il 19/08/21
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Non solo un terremoto devastante e migliaia di vittime. Non solo il ciclone Grace, ma bande armate che uccidono e bloccano gli aiuti umanitari. Eppure Suor Marcella Catozza resta lì, chiede aiuto e affida Haiti alla Madonna.

L'ultimo bilancio parla di 2189 vittime e 12 mila feriti, purtroppo non è definitivo e sarà destinato a crescere. Haiti non è in ginocchio, è a pezzi dopo il terremoto devastante (magnitudo 7.2) che ha colpito in paese alla vigilia di Ferragosto. Ma non è solo il sisma a rendere la situazione un inferno, un grappolo di circostanze naturali e di malvagità umana si accanisce su quest'isola: il ciclone Grace ha dato un ulteriore colpo di grazia e ora i soccorsi e gli aiuti sono compromessi dalle violenze di bande armate senza pietà.

HAITI, CHILDREN, EARTHQUAKE

Foscolo scrisse che anche la Speranza fugge dai sepolcri, come a dire che di fronte alla morte tutto crolla. Si sbagliava, o meglio non teneva conto di cosa accade quando la speranza smette di essere un sentimento ed è invece un'ipotesi che ha un volto e una voce incarnata. Suor Marcella Catozza, originaria di Busto Arsizio, è a Haiti da vent'anni e conosce le ferite profonde del paese. Circa la situazione attuale ha dichiarato al mensile Tempi:

Non è innanzitutto un attivismo umanitario che sostiene chi è in missione nelle periferie disastrate del mondo, ma la sfida che dovrebbe far tremare di gioia tutti noi ogni mattina: sai di essere amato anche nei momenti peggiori?

Aggrappandoci a questo scoglio possiamo dare qualche aggiornamento su cosa succede ad Haiti senza che sia solo un elenco tragico di accanimenti del destino e della disumanità.

Gli strascichi del terremoto che colpì l'isola 10 anni fa sono ancora un dramma presente, poi il sisma dello scorso 14 agosto ha inferto al popolo haitiano un altro colpo mortale. I soccorsi sono stati resi più complicati e lenti dall'arrivo del ciclone Grace. Non solo macerie e feriti dunque, ma il rischio che piogge e allagamenti facessero vittime tra i superstiti da mettere ancora in salvo e tra gli sfollati.

La potenza avversa delle forze naturali sembrava già un peso atroce, ma anche una violenza spiccatamente umana ha rincarato la dose di crudeltà. Lo sintetizza proprio Suor Marcella Catozza scrivendo a un giornale del suo paese natio:

HAITI

Si stenta a credere che sia possibile un cinismo del genere, la malvagità consapevole di chi sfrutta la catostrofe e si fa beffa di chi - persone del suo stesso popolo - rischia di morire. Ed è difficile esprimere un giudizio a fuoco per noi che siamo così lontani dalla realtà di un paese che ha le sue fondamenta in una durezza di vita per noi insostenibile, addirittura inconcepibile.

Suor Marcella lo dice scherzando, il problema di Haiti sono gli adulti. La durezza del loro cuore e delle loro azioni è la reazione istintitiva di chi ha conosciuto solo povertà e umiliazione, nell'orizzonte cupo di grandi disastri naturali. Anche chi si dà da fare nel bene e nella solidarietà ha questa durezza che non conosce alternative al bianco e al nero - racconta suor Marcella in uno dei video in cui documenta la sua missione.

Quando la terra trema, tutto crolla e ritorna la legge brutale del homo homini lupus, il cuore si fa di pietra per resistere. Oppure incontra chi lo abbraccia e lo libera dalla schiavitù della paura.

I bambini di Kay Pé Giuss stanno bene, il terremoto ha solo spaccato pavimenti e fatto danni minori nella casa di accoglienza che è la missione di Suor Marcella Catozza. Lì sono ospitati 14o bimbi che vivono in casette colorate, alle spalle hanno storie di abbandono o disabilità. Molti sono orfani. Trovano una porta aperta e un letto in cui dormire, ma anche molto di più. L'ipotesi è quella di offrire loro un cammino educativo che li accompagni a riconoscere innanzitutto chi sono, la dignità che hanno e i desideri che li accendono.

La speranza che porta la presenza cristiana è una casa che regge in mezzo ai terromoti, vale ad Haiti e vale a ogni latitudine. E alla Kay Pé Giuss c'è un giardino che trabocca di piante e fiori, paradossale. Suor Marcella dice che è il segno evidente che non siamo noi a tenere le redini del mondo. Dio fa fiorire anche la terra più dilaniata dalle catastrofi. Rivendica come Sua predilezione anche ciò che sembra solo un quadro disperato di morte. E questo è tutt'uno col chiedere all'uomo che non se ne lavi le mani.

Condividiamo questo appello di Suor Marcella. La Madonna detti il passo della speranza, ma a noi spetta starLe dietro con tutta la solerzia e la sollecitudine possibile. Chi è interessato a sostenere l'opera di Kay Pé Giuss trova le informazioni qui.