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Fra Marcellino: Padre Pio parlò di un bosco fittissimo a un suo “figlio”

insieme a padre pio
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/07/21
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E' morto Fra Marcellino Iasenzaniro, l'ultimo testimone ancora in vita, del processo di canonizzazione del santo di Pietrelcina. Fra Marcellino in alcuni libri ha descritto fatti inediti su Padre Pio: dal cammino di purificazione alla notte del 31 dicembre

«Un figlio spirituale disse a Padre Pio che aveva intenzione di seguirlo. Il Padre rispose così: "Sai cosa mi stai chiedendo? Figlio mio, per purificarsi, bisogna passare dentro un bosco fittissimo, pieno di ostacoli e senza luce"». E' uno dei fatti inediti descritti dall’ "ultimo testimone" di Padre Pio: fra Marcellino Iasenzaniro, scomparso il 26 luglio 2021, a 91 anni.

«Il Padre chiedeva la conversione dei cuori», ricordava spesso fra Marcellino, che è stato l’ultimo frate cappuccino ad aver deposto come testimone davanti al Tribunale ecclesiastico diocesano nella Causa di beatificazione e canonizzazione del santo di Pietrelcina.

Nato il 13 giugno 1930 a Casacalenda (CB), da Francescantonio e Maddalena Altobella, in omaggio al santo festeggiato nel giorno della sua nascita fu chiamato Antonio. È entrato in convento all’età di 16 anni, legandosi temporaneamente all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini il 16 settembre 1947 e confermando permanentemente la professione dei consigli evangelici il 12 agosto 1951. 

PADRE PIO

Dopo l’ordinazione sacerdotale, conferitagli il 21 febbraio 1954, si è recato a Roma per conseguire la licenza in Teologia e, successivamente, a Milano per laurearsi in Lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Quest’ultima non fu una sua scelta. Anzi, lui non se la sentiva «di continuare a studiare» e chiese «tempo prima di dare una risposta». Espose la sua «titubanza» a Padre Pio, che gli rispose: «Fai quello che dicono i Superiori, altrimenti te ne pentirai per tutta la vita». E fr. Marcellino obbedì.

I titoli conseguiti e le sue doti personali gli consentirono di mettere la prima parte del suo ministero sacerdotale al servizio degli studenti a Sant’Elia a Pianisi e a Campobasso, come precettore, direttore spirituale, insegnante, prefetto degli studi, animatore vocazionale e bibliotecario.
Gli stessi requisiti lo resero, a partire dal 1991, un ricercato e apprezzato predicatore, sempre attento ad arricchire le sue catechesi e omelie con riferimenti concreti all’esemplare esistenza di Padre Pio.

La chiarezza espositiva che lo contraddistingueva, lo indusse strutturare i suoi ricordi (appuntati in un diario personale) e le ricerche sul suo santo Confratello in quattro libri: Il Padre (in tre volumi), Padre Pio. Profilo di un Santo (in due volumi), Padre Pio parla della Madonna e La Madonna nella vita di Padre Pio.

La stima conquistata tra i suoi confratelli, il 28 maggio 1965 indusse il visitatore apostolico, fr. Clemente da Santa Maria in Punta, a nominarlo quarto definitore.

Dal 1995 ha iniziato a svolgere, periodicamente, il suo servizio come ministro del sacramento della Riconciliazione a San Giovanni Rotondo, dove fu trasferito definitivamente nel 2004, per garantire la continuità dell’apostolato non solo nel confessionale, ma anche sull’altare, offrendo sempre ai pellegrini ampi riferimenti all’esperienza umana, religiosa e sacerdotale del Cappuccino stigmatizzato. 

La sua disponibilità è venuta meno tre anni fa, quando sono comparsi i primi sintomi di una malattia neurodegenerativa che gli ha sottratto progressivamente, prima le capacità mentali e poi l’equilibrio fisico.

Fr. Marcellino era ancora uno studente di Teologia quando, nel 1952, conobbe Padre Pio. Fu inviato a San Giovanni Rotondo per la gestione della corrispondenza in lingua italiana e vi rimase per due mesi. 

Vi tornò per un identico periodo nel 1955 e, infine, dal 26 aprile al 26 settembre 1965 come addetto alle lettere in lingua inglese e come assistente personale dell’ormai anziano Confratello. Ma anche nei periodi in cui svolgeva altri compiti nei conventi del Molise, frequenti erano le sue incursioni in quello garganico.

La continua frequentazione con Padre Pio generò nel cappuccino di Casacalenda un sentimento di ammirazione, che lo indusse ad annotare in un diario le esperienze più significative vissute con lui e i racconti ascoltati direttamente dalla sua voce, come il seguente, che dimostra come il futuro Santo manifestasse l’affetto che nutriva per i suoi devoti, anzitutto sollecitandone con ogni mezzo la conversione. 

«Una sera, ultimo dell’anno - scriveva fra Marcellino - entrò nella camera di Padre Pio n. 1, un suo figlio spirituale legato a lui da affetto ricambiato. Il Padre si dimostrò non contento di vederlo ed a noi che ci meravigliammo di quella insolita freddezza disse: “Deve ringraziare Iddio che non l’ho trattato peggio”. Poi, presente il visitatore stesso, avviandosi verso la finestra per dare la buona notte alla gente, quasi allargando il discoro e sottolineandolo disse: “Se salite a San Giovanni Rotondo per ridiscendere come vi siete giunti, è meglio che non ci venire per niente”. Continuamente ripeteva quasi un ritornello: “Fate i buoni cristiani”».

Dagli stessi appunti emerge che «I mezzi che [il mistico Cappuccino] adoperava per alimentare la sua fede erano la preghiera soprattutto e la meditazione sui misteri della fede. Padre Pio era sempre immerso nella preghiera tranne i pochi momenti di ricreazione comune, però anche in questi momenti dava la sensazione di essere immerso nel mondo di Dio. Tra tutti mezzi che adoperava per crescere nella fede, c’era soprattutto la vita liturgica e la celebrazione della Santa Messa. L’Eucarestia rimaneva la sua attrazione. Quando non poteva celebrare, chiedeva la comunione la mattina, prestissimo» (Teleradio Padre Pio, 26 luglio).