Il sistema di crediti sociali della Cina richiama sempre più l'attenzione dell'Occidente, anche se i cosiddetti “grandi media” gli concedono ancora ben poco spazio come questione di interesse pubblico mondiale.
Per comprendere di cosa si tratti, iniziamo con un parallelismo nella finzione, anche se forse quest'ultima si è avvicinata alla realtà.
Il celebre romanzo distopico 1984, dello scrittore britannico George Orwell, pubblicato nel 1949, racconta la storia di una tirannia di portata mostruosa, con una vigilanza governativa onnipresente su tutti gli abitanti di uno superStato sottoposto a un regime totalitario controllato dall'élite del Partito Interno, che perseguita l'individualità e la libertà d'espressione come “crimine di pensiero”.
Il leader del Partito è chiamato Grande Fratello (“Big Brother”, in inglese): anche se riceve un culto malato alla personalità, magari neanche esiste, essendo solo una facciata dietro al quale si trova l'élite che comanda il mondo con un implacabile controllo di tutto e di tutti. Il Partito guidato da quell'élite non è interessato al bene altrui, ma solo al proprio potere.
Sono sempre più frequenti i paragoni tra questo scenario distopico e la Cina reale della nostra epoca, governata con uguale mano di ferro dal Partito Comunista Cinese, impersonificato da un “Grande Fratello” a cui si dà culto per via dell'onnipresente propaganda: il Presidente Xi Jinping.
Nella Cina di oggi, migliaia (o milioni) di telecamere di vigilanza integrate a software di riconoscimento facciale riescono già a identificare in alcuni millisecondi una vasta fascia della popolazione, registrando dettagliatamente e in tempo reale gli spostamenti e il comportamento dei cittadini negli spazi pubblici.
I dati colti dalle telecamere vengono incrociati con centinaia di informazioni personali registrate da un'enorme quantità di altre fonti, che possono andare dal conto bancario ai biglietti elettronici dei trasporti pubblici, dalla cartella sanitaria ai registri accademici, dai controlli delle performances professionali al pagamento di qualsiasi acquisto in qualsiasi struttura, passando, ovviamente, per l'infinità di dati generati dall'uso degli smartphones: geolocalizzazione, applicazioni installate, registro di attività, fotografie e video, lista di contatti e tipo di rapporto con ciascuno di loro, messaggi inviati e ricevuti, conversazioni telefoniche con chiunque, dati personali, familiari e professionali...
Oltre a questo, tutta l'attività nelle reti sociali permesse nel Paese è vagliata dettagliatamente dalla vigilanza del regime, che monitora con particolare zelo le critiche al sistema.
Questa gamma straordinaria di informazioni personali si trasforma in uno strumento di controllo nelle mani del Partito Comunista Cinese.
Il regime di Pechino ha già impiantato in Cina un sistema di “credito sociale” mediante il quale gli errori di qualsiasi individuo vengono “scontati” dal suo “saldo”, di modo che, in base alla sua “qualificazione” comportamentale, un cittadino può essere punito con multe, restrizioni a promozioni sul lavoro, negazioni di autorizzazione di viaggi, prigione e perfino “scomparse improvvise”.
Una presentazione di questo scenario è offerta nel documentario The World According To Xi Jinping (Il mondo secondo Xi Jinping), prodotto nel 2019 da Arnaud Xainte e realizzato da Louise Muller. Il documentario, che dura poco più di 50 minuti, può essere visionato su vari canali di YouTube.