L'applauso spontaneo che scatta a Medjugorje dopo l'adorazione del Santissimo Sacramento è un segno della presenza del Signore. A sostenerlo è l'inviato del Papa nel paesino bosniaco delle apparizioni mariane.
«Bisogna vivere l’atmosfera di questo luogo, quella preghiera e quella liturgia. Bisogna seguire di persona il cammino del rosario e la Via Crucis, il racconto non basta…», afferma all’agenzia Sir (19 luglio) mons. Henryk Hoser, che è anche responsabile per la pastorale dei pellegrini.
Mons. Hoser, parlando con il Sir ha osservato che sebbene ci siano «delle opinioni contrastanti riguardo alle presunte visioni», bisogna «vivere la realtà di Medjugorje» che è «un luogo di riflessione e di preghiera, di incontro e di dialogo con il Signore».
Secondo l’inviato del Papa, la pandemia non ha condizionato il “messaggio” di Medjugorje. «Il messaggi è sempre attuale poiché è l’appello alla conversione, alla pace, al ritorno a Dio rivolto a delle persone che non pregano più, e che non hanno più un contatto diretto con il nostro Creatore e Redentore. Tale invito alla penitenza, alla conversione e alla vita sacramentale, direi, è sempre più attuale. E i sacerdoti che celebrano in quel luogo, nel loro lavoro pastorale mettono l’accento proprio su questi aspetti. A Medjugorje molte persone si convertono davvero nel profondo dei loro cuori, ci sono molti casi di risveglio vocazionale, di cambiamento di vita».
Con l’allentamento delle misure anti covid, stanno tornano nel paesino bosniaco anche i pellegrinaggi. «Prima della pandemia - spiega Hoser - vi erano circa 3 milioni di pellegrini l’anno. Con i divieti imposti a causa del virus, per esempio molti pellegrini dall’Italia sono stati scoraggiati a venire. Anche perché dopo il rientro sarebbero sottoposti a quarantena. Adesso, pian piano, gli arrivi stanno riprendendo. Questo è molto importante per la gente del posto che vive grazie agli arrivi dei pellegrinaggi. Attualmente i gruppi più numerosi provengono dai Paesi dell’Est».
L’inviato del Papa ribadisce che «qui non si offrono ai pellegrini delle cose soprannaturali. Si prega insieme sul rosario, si celebra l’eucaristia e quindi si dà alla gente il pane quotidiano, cosa che la Chiesa fa da millenni. Dopo l’eucaristia spesso si recita la preghiera per la guarigione. Nulla di particolare».
Molti pellegrini, proprio a Medjugorje, «riscoprono l’Adorazione del Santissimo al termine della quale solitamente le persone applaudono. E quell’applauso è diventato in qualche modo un segno di Medjugorje. Spesso in Occidente, a causa di una crescente laicizzazione, le chiese assomigliano ad un deserto spirituale. A Medjugorje è diverso. E proprio per questo invito tutti a venire qui».
Nei giorni scorsi è stato a Medjugorje anche il card. Stanislaw Dziwisz, ex arcivescovo di Cracovia e dal 1966 al 2005 segretario particolare di Giovanni Paolo II. «Medjugorje - ha detto - è un luogo di grande preghiera e di conversione attraverso la preghiera, la confessione e la penitenza. Non tanto sono importanti le visioni bensì il fatto che questo è un luogo d’incontro con la Madre di Dio».