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Maciej voleva diventare rocker: oggi scrive magnifiche icone

Maciej Leszczynski
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Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 17/06/21
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Venerate da alcuni, collezionate da altri, le icone – espressioni di arte plurimillenaria – affascinano. Che cosa rivelano, al di là della bellezza artistica? Come trasformano la vita di quanti le scrivono? Abbiamo incontrato Maciej Leszczynski, iconografo, cantore e teologo.

Entrando nel suo piccolo atelier installato sotto i tetti di un immobile a Boulogne-Billancourt (Hauts-de-Seine), si è immediatamente presi dai volti di una moltitudine di icone che risplendono: alcune sono appese ai muri, altre sono poggiate sugli scaffali della biblioteca, mentre due (incompiute) destinate a degli amici che si sposano, riposano sui cavalletti. 

E poi ci sono quelle dell’angolo-preghiera, nel cuore dell’appartamento. Quando Maciej Leszczynski, single 38enne (dal profilo sportivo del giovane studente), comincia a descriverle, la sua voce, già dolce, lo diventa ancora di più. Difficile immaginarlo voce di un gruppo rock, eppure: 

Maciej Leszczynski

Maciej Leszczynki è autore di numerose icone e di altrettanti affreschi, dipinti per chiese in Francia e in altri paesi d’Europa. Nato alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, in una regione in cui i cattolici convivono con gli ortodossi, Maciej Leszczynki viene da una famiglia mista: sua madre è cattolica, suo padre ortodosso. Dopo il baccellierato, decise di partire in pellegrinaggio e lì incontrò un gruppo di studenti di una scuola di iconografia di Bielsk Podlaski (Polonia). Scattò qualcosa: andò lì a terminare la sua formazione. Sempre più appassionato, Maciej volle espandere ulteriormente le sue conoscenze con un corso di laurea in teologia ortodossa: lo avrebbe seguito a Varsavia, poi all’Institut de théologie orthodoxe Saint-Serge a Parigi. 

Nel complesso, quindici anni di studi per comprendere che scrivere icone è un cammino di vita. Lo esprime con la determinazione e la grande calma che lo inabitano: 

Maciej Leszczynski

Ed è questa visione di integralità fra «l’accademia e lo spirituale», che l’avrebbe ispirato per creare nel 2017 a Parigi la propria scuola di iconografia (École d’iconographie orthodoxe Saint-André Roublev), in un approccio in cui l’allievo può osservare dal vivo il lavoro della guida. Il maestro non insegna solo la teoria accademica: egli cerca di ispirare la vita spirituale dell’allievo col proprio esempio, o piuttosto di «vedere nella relazione allievo-maestro un cammino comune di perfezionamento verso un ideale di virtù». 

Per Maciej non c’è dubbio: «Scrivere icone è una forma di servizio sacerdotale». Venerata e incensata, l’icona è una delle manifestazioni di Dio nel mondo, e secondo i Santi Concilî della Chiesa ha uno statuto analogo a quello delle Scritture. Insegna a pregare, insegna a conoscere Dio e il senso della fede cristiana. È una guida spirituale: 

Maciej Leszczynski

E aggiunge: 

ICON MACIEJ LESZCZYNSKI

Se l’icona trasforma in profondità è perché «non appartiene davvero a colui che la dipinge». Maciej si confida: 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]