Margaret è una madre, ha due bambine di 7 e 8 anni; vive in Uganda e per questo incombre su di loro come su migliaia di altre bambine una terribile scadenza: prima che entrino nella pubertà, secondo un'usanza crudele, devono essere mutilate nell'espressione genitale della loro femminilità. Il tutto in vista dell'uomo che da loro dovrà trarre piacere e figli.
Margaret Chepoteltel non è affatto d'accordo e vuole far saltare l'agenda, per le sue piccole e per le altre future donne.
Su Greenme è riportata la sua storia che, grazie a Dio, si unisce a quella di molte altre donne, uomini e istituzioni che con sempre più forza e meno ambiguità si oppongono a queste pratiche lesive del corpo e dell'anima di migliaia di donne.
La voce e la forza di Margaret sono infatti parte di una campagna internazionale promossa da CDFU (Communication for Development Foundation Uganda) contro le Mgf. Make Happiness Not Violence.
L'azione di Margaret è concentrata nel suo villaggio ma il respiro della sua impresa è universale, come solo lo sguardo di una mamma riesce ad essere: tanto più è volontariamente condizionata dall'amore per i propri figli tanto più è capace di estenderlo per immediata analogia ai figli altrui. Ogni nostro figlio va amato anche come non fosse nostro e ogni figlio altrui quasi come l'avessimo partorito noi. Il villaggio da cui Margaret porta avanti la sua battaglia è Luchengenge, nell'Uganda orientale. Lo fa per
Con il male non si scende a patti, non c'è nulla da mediare: le nostre figlie non si toccano, il loro corpo è qualcosa di sacro ed esige riverenza e rispetto. Per noi cristiani esso è tempio dello Spirito Santo, ovvero il sito più esclusivo e prezioso al mondo. Ma anche per chi viene da altre fedi è possibile riconoscere nella propria e altrui corporeità una potenza misteriosa che allude allo spirito, una forma che può essergli data solo da qualcosa che non è solo materia eppure in essa si esprime.
Poiché sono pratiche radicate nella cultura di certe popolazioni significa che bisogna intervenire proprio sulla trasmissione di tali convinzioni e lo si può fare solo con l'educazione, l'informazione e la formazione delle persone.
Uomini, padri, madri, figlie e figli: sapete quali rischi comportano queste orribili vivisezioni sui corpi delle vostre figlie? sapete quale trauma perenne sia vedersi deprivate di una parte così intima e propria? sapete che sottoporre una bambina a tali sevizie è come giocare alla roulette russa con una pistola quasi tutta carica? la morte è una seria eventualità, il dolore, le infezioni ricorrenti, lo choc psicologico un'amara certezza.
Aveva solo 13 anni quando ha subito come quasi tutte le sue coetanee ha subito mutilazioni genitali. E per questo ha pagato subito e paga ancora un pesante salario di dolori fisici e psicologici
Se c'è una violenza che si accanisce sulla donna proprio in quanto donna, oltre agli aborti selettivi in base al sesso della nascitura, è proprio quella delle mutilazioni genitali. A dire il vero il campionario di orrori è ancora più ampio e tragico; prostituzione, sfruttamento in varie forme, persino in quella dell'utero in affitto che, pur vantando grandi sponsorizzazioni, è una forma inaudita di violenza e schiavizzazione della donna: soggiogata in nome della sua femminilità e capacità generativa e umiliata ancora nella stessa dimensione.
Queste bambine, poco prima che sbocci la loro futura forma di donna, sono seviziate e mutilate, con la grave complicità dei familiari succubi, spesso, di una cultura di cui non vedono ancora le ingiustizie. O forse non hanno forza per opporvisi? Non così per Margaret che sta trovando la forza per sé e per gli altri.
La loro diffusione è purtroppo globale ma insiste maggiormente in molti paesi del continente africano: Eritrea, Guinea, Egitto, Mali; e asiatico, India e Pakistan.
Organismi internazionali di primordine, Onu, UE, Unione africana e singoli paesi, hanno già espresso ferma condanna contro le Mgf ma l'effetto di questa messa al bando ufficiale è ancora troppo blando.
Purtroppo ciò che le popolazioni che continuano a perpetrare le Mgf non vogliono perdere, con la loro abolizione, il senso di rito di passaggio e ingresso nell'età adulta per le bambine che, senza essere sottoposte a tali pratiche, potrebbero non essere prese in spose. Chi si sottrae a questa tradizione viene infatti discriminato e stigmatizzato; per questo l'azione fondamentale è di ordine educativo e culturale.
Il fenomeno dell'immigrazione ha purtroppo portato anche in Italia il fenomeno: nel nostro paese sono tra 60 e 80 mila le donne che hanno subito mutilazioni. Dal 2006 esse sono espressamente vietate dalla legge italiana (l 6/2006 e art. 583-bis del codice penale)