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L’anticristo si troverebbe a Roma e si chiama Nocchilia

ANTICHRIST
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Maria Paola Daud - pubblicato il 18/05/21
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In ogni angolo di Roma si possono trovare storie e leggende curiose. Questa sì che è strana, anzi, apocalittica

Nocchilia è il mostro che dorme sotto il luogo più sacro di Roma, la Scala Santa, vicina alla basilica di San Giovanni in Laterano.

Il suo nome deriva dalla fusione dei nomi del patriarca Enoc e del profeta Elia, e non è un qualche mostro, ma nientemeno che l'anticristo, che secondo la leggenda dorme aspettando l'ultimo combattimento del “Giudizio Finale”.

Per questo, ogni volta che si celebrava San Giovanni Battista, il popolo romano doveva assistere alla sua festa nella piazza davanti alla basilica, ma senza fare troppo rumore, per evitare che “er Nocchilia” si svegliasse e la fine del mondo venisse anticipata.

Nelle celebrazioni dedicate a San Giovanni, per tradizione i romani mangiavano lumache, che per le loro corna simboleggiavano il diavolo. Mangiandole, si proteggevano dal demonio tutto l'anno.

Pittoresco, vero? Tutta questa storia, anche sembra fin troppo fantasiosa, racchiude in realtà un grande insegnamento escatologico.

Perché Enoc ed Elia? E perché la Scala Santa?

La Scala Santa è il “luogo più sacro di Roma”, come abbiamo spiegato in questo articolo.

Ora spiegheremo brevemente perché in questa leggenda intervengono Enoc ed Elia. Questi due personaggi biblici sono gli unici assunti in cielo (a parte la Vergine Maria, chiaramente).

Elia è sempre stato una figura escatologica:

In vari scritti dei Padri della Chiesa, Enoc ed Elia sono stati identificati come i due testimoni menzionati nell'Apocalisse (11, 1-14)

E non dimentichiamo un altro personaggio biblico molto importante in questa tradizione pittoresca, San Giovanni Battista!

Nel Nuovo Testamento, Gesù indica che la profezia di Malachia si è compiuta in Giovanni Battista, che ha il compito di preparare la venuta di Cristo (Matteo 17, 10-13).

All'inizio vi è forse sembrata una storia piuttosto assurda, ma questi Romani erano davvero creativi al momento di spiegare l'arrivo della “fine del mondo”, e a trasformarla in tradizione e folclore.