Il Covid-19 ha ucciso 14 sacerdoti in 4 giorni in India, Paese in cui la seconda ondata di contagi e morti sta provocando una devastazione terribile. Mezzi di comunicazione di tutto il pianeta registrano ogni giorno scene angoscianti di cremazioni di massa e persone disperate davanti agli ospedali saturi, che supplicano di soccorrere familiari che non riescono ad avere accesso all'ossigeno.
Mentre il numero di casi confermati è schizzato nell'arco di una settimana da 14 milioni a oltre 16, il numero reale dei decessi è ignoto: la conta ufficiale si avvicina a 200.000, ma le agenzie di notizie internazionali sono unanimi nell'affermare che la stima al ribasso è enorme in un Paese in cui migliaia di persone non sono neanche state assistite dal sistema sanitario, non venendo quindi registrate come vittime del Covid-19.
La minoranza cattolica in India conta su fedeli che seguono il rito latino e comunità cattoliche orientali che adottano i riti siro-malabar e siro-malankar. Come accade nella maggior parte dei Paesi, gran parte delle chiese indiane è soggetta a restrizioni a causa della pandemia, il che impedisce a molti malati di ricevere il sacramento dell'unzione dei malati.
Anche il clero sperimenta il dramma della malattia e della morte sulla propria pelle, con centinaia di contagi. Solo negli ultimi 4 giorni, almeno 14 sacerdoti sono morti in India per la malattia provocata dal coronavirus, secondo quanto reso noto da Matters India.
Una delle vittime più giovani è padre Lijo Thomas, dell'arcidiocesi di Nagpur, morto a 38 anni il 23 aprile nello Stato di Maharashtra, uno dei più colpiti dall'ondata attuale.