Santa Francesca Romana (1384-1440) godeva della presenza del proprio angelo custode, senza poter comunque guardarlo in volto. Quando voleva fissare gli occhi su di lui, le accadeva ciò che accade a quelli che fissano il sole.
Ella non lo vedeva soltanto nel suo oratorio, ma anche in chiesa, nelle strade, e le pubbliche piazze e nelle assemblee. Posto costantemente alla sua destra, egli la accompagnava ovunque, e non se ne allontanava mai.
Ben di più, vi erano quattro occasioni in cui santa Francesca Romana poteva contemplare il volto dell'angelo custode. La prima, quando qualcuno, nella conversazione, lasciava sfuggire alcune parole colpevoli, allora ella lo vedeva velare il proprio volto con le sue due mani. La seconda, quando lei pregava. La terza, quando dei demoni la vessavano con tentazioni importune. La quarta, infine, quando ella s’intratteneva su di lui col proprio confessore.
Ella diceva al suo confessore che vedeva sempre il suo Angelo col volto levato e gli occhi rivolti verso il Cielo, che il suo aspetto, richiamandole il ricordo di quello specchio divino che aveva l’abitudine di contemplare nei suoi rapimenti e le sue estasi, bastava per infiammarlo ed innalzarlo a Dio.
Egli le appariva sotto forma di un bambino di nove anni, con le braccia incrociate sul petto. La sua capigliatura sembrava d’oro: era crespa e abbastanza lunga per coprire il suo collo, e scorrere, sulle sue spalle. Portava una veste d’uno smagliante biancore, ed una tunica di suddiacono il cui colore non era sempre lo stesso.
Questi abiti coprivano interamente il suo corpo preso e scendevano fino ai suoi piedi, sempre molto puliti, benché camminasse spesso nel fango senza essere calzato. Quando santa Francesca Romana parlava di lui al suo confessore, ella lo contemplava in volto, gli sorrideva familiarmente senza che avesse l’aria di trovarlo cattivo. Poi prendeva le sue mani e le poneva sulla sua testa, lo carezzava anche talvolta, per ordine del Padre.