In una intervista al Corriere della Sera, il Papa emerito mette distanza tra sé e chi si oppone a Francesco definendoli “I miei amici un po’ ‘fanatici'”In un colloquio di meno di un’ora tra Massimo Franco, firma di punta del Corriere della Sera, e il papa emerito Benedetto XVI, Ratzinger ribadisce due cose essenziali quel drammatico momento: la libertà con cui ha preso quella decisione e la fedeltà al suo successore.
Non ci sono due Papi
Benedetto XVI ormai vive nel monastero di clausura Mater Ecclesiae da quando le sue dimissioni sono divenute effettive, cioè alla fine di febbraio 2013. E’ un luogo ameno, dove è assistito dal suo segretario, monsignor Georg Gaenswein, che è anche Prefetto della Casa Pontificia, e da quattro «Memores», le donne consacrate di Comunione e liberazione che lo assistono. E’ qui che – in preghiera e studio – ha deciso di terminare la propria vita. Francesco ha sempre avuto parole di benevolenza e apprezzamento per il fatto di avere Benedetto in “casa” con sé a pregare e occasionalmente lo va a trovare. In questo riposo e nascondimento dal mondo, Joseph Ratzinger ha continuato a studiare e mantenere il filo di alcuni ragionamenti con quelli che sono stati – e si considerano – suoi allievi. Nell’intervista ribadisce «il Papa è uno solo» battendo debolmente il palmo della mano sul bracciolo: come se volesse dare alle parole la forza di un’affermazione definitiva.
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Una decisione difficile ma autonoma
Indubbiamente, il gesto di Ratzinger ancora oggi desta stupore e disorientamento, eppure è un gesto titanico di chi sa tutto è in mano al Signore e riconosce di essere “servo inutile”. Mille teorie si sono affastellate attorno a quella rinuncia di otto anni fa ma lui le spazza via con lucidità, rivendicando la sua scelta, una scelta autentica perché meditata. Benedetto sembra voler esorcizzare definitivamente quei dubbi:
Chiediamo se in questi anni abbia ripensato spesso a quel giorno. Annuisce. «È stata una decisione difficile. Ma l’ho presa in piena coscienza, e credo di avere fatto bene. Alcuni miei amici un po’ “fanatici” sono ancora arrabbiati, non hanno voluto accettare la mia scelta. Penso alle teorie cospirative che l’hanno seguita: chi ha detto che è stato per colpa dello scandalo di Vatileaks, chi di un complotto della lobby gay, chi del caso del teologo conservatore lefebvriano Richard Williamson. Non vogliono credere a una scelta compiuta consapevolmente. Ma la mia coscienza è a posto».
Un pensiero per il viaggio di Francesco
Massimo Franco chiede al Papa emerito cosa pensa della prossima visita di Francesco in Iraq. L’espressione di Ratzinger diventa seria, preoccupata. «Credo che sia un viaggio molto importante», osserva. «Purtroppo cade in un momento molto difficile che lo rende anche un viaggio pericoloso: per ragioni di sicurezza e per il Covid. E poi c’è la situazione irachena instabile. Accompagnerò Francesco con la mia preghiera». Alcuni uomini della Gendarmeria vaticana e delle guardie svizzere sono già lì per organizzare tutte le possibili misure di protezione intorno a papa Francesco. Sono presenti da settimane anche agenti dell’intelligence italiana, ma non è chiaro con chi stiano collaborando. Su questo, dal monastero dove vive Ratzinger non arrivano commenti.
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