Racconto di un viaggio che è anche interiore: il ritorno a Medjugorje in un momento come questo porta frutti ancora più prelibati e nutrienti per la vita di tutti i giorni, da vivere con sempre più convinzione “alla scuola di Maria”.
In viaggio per Medjugorje
Arrivare fin qui non é stato facile. La pandemia, i controlli, i pochi trasporti.
Ma da Maria si viene chiamati e quando si viene chiamati, si risponde. Troverà lei il modo di rendere tutto possibile. Che per chi non la conosce ancora, Maria è la donna più potente del mondo.
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Le strade sono deserte o quasi. Per chi è abituato a vedere Medjugorje in un qualsiasi momento diverso da questo, sembra di trovarsi altrove. In un luogo probabilmente più simile a come era prima che divenisse il centro di pellegrinaggio più grande al mondo: un piccolo paese tra i monti bosniaci, dove cade la neve, ma crescono l’ulivo e il melograno, dove c’è silenzio e pace tutt’intorno, e le pietre sono dure e grigie.
Mi sento enormemente grata ad essere qui, in questo tempo soprattutto, una privilegiata.
Lontano dal rumore e dalla confusione consueti, mi sembra di vedere le cose stagliate nella loro essenza: chiare, per quello che sono veramente.
Di nuovo alla scuola di Maria
Vado a messa il primo giorno di mattina: é un venerdì. E’ quella inglese e ci sono pochi pellegrini, ma ad animarla c’è una violinista d’eccezione che ha ricevuto una chiamata a trasferirsi lì.
Il Vangelo è quello del paralitico che viene portato da Gesù per essere guarito e penso che non potrebbe esserci vangelo migliore per quel luogo.
Mi colpisce quello che il sacerdote dice: “Oggi è venerdì, state digiunando? E se no, cosa siete venuti a fare? Potreste pensare che io sia duro, ma la durezza viene da Nostra Signora in persona, che é la prima a chiedercelo. Oggi andrete al “programma pomeridiano”? – e se non ci andate: che cosa siete venuti a fare?”
L’omelia forte, ma necessaria. Risuonano le sue parole: “Potreste pensare che io sia duro, ma la durezza viene da Nostra Signora per prima”.
Questo é l’anno dei 40 anni dalla prima apparizione a Medjugorje. In questo tempo, la Madonna ha dato centinaia di messaggi, molti dei quali incentrati sulla conversione, sul digiuno, la preghiera, e l’offerta anche solo di piccole cose, per la conversione delle anime.
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Guardo il quadro di Maria alla fine della grande sala, vicino all’altare, che i veggenti dicono essere la Sua rappresentazione più fedele per come loro la vedono, quella che mi ha sempre toccato il cuore particolarmente, anche prima di conoscere questo dettaglio. Mi inginocchio e inizio a piangere.
“Bentornata alla mia scuola”, è come se mi sentissi dolcemente sussurrare dentro. La stessa scuola a cui Maria mi ha cresciuto, tanti anni fa, quando a 19 anni, in una piccola stanza di Roma, decisi di iniziare a pregare il Rosario, la preghiera che avrebbe cambiato la mia vita per sempre.
Salita al Podbrdo, il monte delle apparizioni
Nel pomeriggio salgo al Podbrdo, il monte delle prime apparizioni, dicendo un rosario. Il cielo é terso ma l’aria freddissima. Immagino questi 6 bambini e ragazzi in un giorno caldo di giugno percorrere lo stesso sentiero, al comunismo imperante di quei giorni che poco dopo ne sbarrò le strade e provò ad impedire in tutti i modi, ma senza successo, la grande e crescente devozione che stava nascendo; a questa fede che, nonostante tutto, la gente di questo paesino riuscì a conservare intatta e forte.
“Ho scelto questa parrocchia fra tutte”
In una delle prime apparizioni, quando venne esplicitamente chiesto alla Madonna perché avesse scelto proprio quel luogo per apparire, lei disse: “In questo luogo ho trovato una fede particolare. Ho scelto questa parrocchia fra tutte, e intendo guidarla, per farne un esempio per le altre”.
Che privilegio enorme è essere la Parrocchia di Maria?
E soprattutto: qual è l’esempio di cui parla, che attraverso questa, Maria vuole dare alle altre parrocchie per poter crescere nella fede “alla sua scuola”, per santificare la nostra vita e quella degli altri?
Il programma pomeridiano
“Il programma pomeridiano”, a cui faceva riferimento il sacerdote, è nato a Medjugorje, ispirato dalla Madonna stessa: consiste di due rosari comunitari prima della Messa. Poi la Messa, e dopo un altro rosario, o l’adorazione della croce, se é di venerdì, o l’adorazione eucaristica, se è di sabato.
In un’altra occasione, la Madonna disse che per restare nella grazia avremmo dovuto dedicare circa tre ore al giorno a Dio: non necessariamente solo di preghiera e Messa, ma anche di scrittura, di lettura della Bibbia, o di altri libri, o del semplice parlare, con qualcuno, di Gesù.
Se d’istinto questo numero – tre ore – spaventa, pensiamo solo per un attimo alle ore che spendiamo cucinando piatti sofisticati e lunghi, guardando un film la sera su Netflix. O a fluttuare sui social.
Offrire sé stessi
Uno dei problemi è che abbiamo perso totalmente il senso dell’offerta di noi stessi. Lungi dal sembrarci bello, ci sembra solo doloroso e inutile. Eppure, io non ho mai sentito una gioia più profonda di quella generata dall’offerta di me.
Nel pomeriggio visito la casa paterna di Viska, una delle veggenti: nella sua stanza, quando era vietato altrove, Maria le appariva.
Pochi metri quadrati, una finestra che si affaccia sul promontorio roccioso e scarno, degli alberi d’ulivo magri al vento. Ed un estremo raccoglimento, ancora oggi.
Salita al Krizevac
Il giorno dopo, di sabato, saliamo al Krizevac: la montagna della croce. E’ una salita ben più lunga del Podbrdo, e se la si fa soffermandosi a contemplare le stazioni della Via Crucis, dura circa 3 ore. Quel giorno ci sono 8 gradi sotto lo zero e un vento gelido che soffia fortissimo dalle montagne, ma siamo determinati a salire fino a su e vivere la Passione con Gesù.
Non c’é nessuno, ma non sono sola: mi porto dentro tutte le intenzioni della gente che mi ha chiesto di pregare, le mie intenzioni personali, e le preghiere per il mondo; la salita é un’esperienza fortissima, le lacrime che cadono giù sole e copiose vengono asciugate veloci dal vento che continua a soffiare. Mi ricordo di una lettura di anni fa, in cui si supponeva che la Madonna avesse trascorso il resto della vita terrena, dopo la morte di Gesù, a contemplare tutti i giorni la Via Crucis, intorno alla piccola casa che andò ad abitare, unendosi a Suo figlio dalla terra, tutti i giorni, ancora e ancora per il resto del suo tempo terreno. Penso, in quel momento, che sia estremamente realistico.
Qui al Krizevac la comunità sale una volta a settimana almeno, il venerdì. E la Domenica sul Podbrdo.
Santificarci costa fatica ma guadagna felicità
Dall’alto del monte, così come anche dalla collina delle apparizioni, si guarda la valle: tutta Medjugorje e i paesi intorno, con la Croce a vegliare da una parte, e la Madonna a vegliare dall’altra, come i due pilastri della fede che guardano la nostra umanità e ci chiamano a santificarla.
Per raggiungerli bisogna salire: costa fatica, sudore, a volte lacrime, stanchezza.
Santificarci, oltre al nostro “sì” iniziale, esige lavoro e disciplina.
E noi, restiamo con Dio?
E penso che una grossa parte, della nostra vita spirituale, sia frustrazione. Per le cose che Dio non realizza, per i momenti in cui ci sentiamo abbandonati, non ascoltati, ignorati, infelici. Ma mentre recupero fiato dall’alto del monte, e sento il freddo nelle mani e sul volto, insieme però al calore infinito che mi scalda il cuore per l’essere lì, realizzo che la vera domanda che dovremmo porci é la contraria: restiamo noi, per primi, con Dio? Gli dedichiamo tempo e spazio, che non sia semplicemente il pensiero veloce al mattino quando ci svegliamo, o prima di addormentarci?
A Medjugorje è più facile, ma…
A Medjugorje non c’é dubbio sia più facile: la forza della comunità aiuta tantissimo a pregare e a restare nella grazia. Sacerdoti santi, i veggenti, le apparizioni che ancora ad oggi continuano. Ma non é forse questo che la Madonna vorrebbe per tutte le Parrocchie del mondo? Che così come una famiglia che prega insieme, resta insieme, anche una comunità che prega insieme, resta insieme. Non ci sono divorzi a Medjugorje. E si viene colpiti dalla generosità e dall’ospitalità della gente del luogo.
Sono comuni mortali anche questi parrocchiani, con i loro limiti, le loro lotte, le loro tentazioni. Ma Maria, da donna semplice e concreta quale è, ci chiama ad affidarci a questa “ricetta di grazia” che ha affidato una volta per tutte al mondo, tramite Medjugorje, assicurandoci che se la seguiremo, resteremo nella pace, di cui Lei per prima si presentò come Regina.
Chiediti se vuoi essere felice
In altre parole, se qualcuno venisse da noi e ci dicesse: “Se fai questo, sarai felice”, non lo faremmo? Ci chiediamo come essere felici, come discernere, come capire cosa fare della vita, come prendere le decisioni importanti, come ascoltare la voce di Dio. Ma Maria ci é venuta in aiuto e ci ha indicato la via, “i compiti” da fare.
Nelle apparizioni indossa sempre un abito grigio. Tranne che a Natale, nel cui giorno si veste a festa.
Penso che il grigio sia il colore dell’ ”ufficio”, di tutti i giorni, della vita quotidiana nella sua semplicità. Appare così perché quella di Medjugorje non è un’apparizione una volta per tutte, né una volta tanto, ma è di tutti i giorni. Maria ci chiama alla Sua scuola e insieme a noi si rimbocca le maniche e si mette a lavoro.
Fare posto a Maria, ovunque mi trovi
E allora, penso, è cosi che voglio ricominciare a vivere, quando torno a casa: facendo tesoro di questi insegnamenti e portandoli con me, nel mio paese, nel mio nucleo familiare, nella mia casa e tra gli amici; fare posto per Maria nel nostro cuore, così che altre parrocchie spirituali di Maria possano nascere, ovunque, in altri luoghi, dove Lei può diventare fisicamente presente e agire nella nostra vita con la stessa grazia e con la stessa forza.
Destinati a diventare capolavori
Nell’ultima omelia, prima di ripartire, il sacerdote ci regala l’ultima perla: “Dio ci chiama a fare della nostra vita dei capolavori. E i capolavori, quando li vediamo, sono pezzi d’arte, meravigliosi. Ma dietro le quinte, quanto instancabile lavoro c’é, quanta disciplina durissima si nasconde? Ecco, allora non spaventiamoci di andare alla scuola di Maria, perché siamo nati per diventare dei capolavori.”
Mi rendo conto, rileggendo questa pagina di diario, che quanto scritto possa forse spaventare, che quanto resta in bocca alla fine possa essere il sapore agrodolce della difficoltà.
Ma invece, quello che succede quando diamo il nostro “sì” a Maria, é che lei ci riempie di una tale dolcezza il cuore, che i sacrifici non pesano quanto possiamo immaginare, e che, soprattutto, le grazie indietro sono innumerevoli e non paragonabili a quel piccolo “lavoro” che ci viene richiesto.
Dalle piccole grazie, alle grandi, come dalla colazione del giorno dopo il digiuno, abbondante, varia e ricca come nessuno degli altri giorni, o come la risposta, a volte immediata e fortissima, alle intenzioni che le avevo affidato in questo viaggio.
Ecco di chi sono
Medjugorje mi ha ricordato di chi sono figlia e a chi voglio somigliare.
E quale dono immenso è avere la guida di Maria sulla terra, in maniera costante, tutti i giorni, imparare alla Sua Scuola, vivere nella Sua Parrocchia!
Anche solo pochi giorni a Medjugorje mi hanno completamente rinnovata dentro. Hanno chiarito dubbi, paure, e instillato nella mia esistenza linfa nuovissima e vitale.
Ma questo è un dono che Maria vuole farci sempre, e in ogni luogo.
Provare per credere, la nostra vita cambierà.