Bufera sulle parole del parroco giornalista di Caivano per aver bocciato il provvedimento del ministero dell’Interno che cancella “madre” e “padre” su alcuni documenti dei minorenni
Don Maurizio Patriciello nell’occhio del ciclone per avere espresso contrarietà a alla nuova dicitura “Genitore 1” e “Genitore 2” al posto di “madre” e “padre”, da apporre su alcuni documenti per minori. Insorge l’Arcigay Napoli. Lui replica: “Mi preoccupa questo germe di odio contro chi ha idee diverse”.
Tutto nasce con un annuncio della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Nei giorni scorsi, Lamorgese ha spiegato che sulla carta di identità per i minori di 14 anni o sui moduli di iscrizione a scuola dei bambini, verranno cancellati i nomi “madre” e “padre” per tornare agli anonimi “genitore 1” e “genitore 2”.
“Sono nato da una padre e una madre”
«Sono nato da un padre e una madre – afferma Patriciello – Mio padre si chiamava Raffaele, mia madre Stefania. Mio padre era maschio, mia madre femmina. Sono loro eternamente grato per il dono immenso della vita. Genitore 1 e genitore 2 mi ricordano le prime addizioni alla scuola elementare. Un obbrobrio. Smettiamola. Facciamo le persone serie. E badiamo ai veri problemi del Paese».
Queste le parole di Don Maurizio Patriciello, entrato in seminario dopo anni di lontananza dalla Chiesa cattolica, lasciando il suo lavoro di paramedico a seguito di un incontro con un frate francescano. Il sacerdote divenne parroco al quartiere di Parco Verde nel Comune di Caivano (sempre in provincia di Napoli) nella Terra dei Fuochi. Da anni è impegnato nella lotta per la tutela di quel territorio denunciando le morti per tumore dovute alle discariche industriali inquinanti e radioattive (Voce Contro Corrente, 16 gennaio).
“Da manicomio”
«Da manicomio – ha postato su Facebook don Patriciello – Gli architetti, i ministri, ecc. di sesso femminile hanno – giustamente! – preteso e ottenuto di essere chiamate architette, ministre, ecc. Adesso alle mamme (mamma: da sempre stupendo genere femminile) viene chiesto di retrocedere a un patetico e retrogrado “genitore” dal sarcastico e becero sapore maschilista. Vi pare normale? Donne di tutto il mondo, unitevi. E pretendete i vostri inalienabili diritti. Solo per fare un esempio, perché “genitore” e non “genitrice”?”, continua Patriciello.
L’attacco dell’arcigay Napoli
Immediata la risposta del Presidente dell’Arcigay di Napoli, Daniela Lourdes Falanga: «Don Patriciello continua a confondere sè stesso con lo Stato. Continua a diffondere quella cultura eteronormata che silenzia la verità dei fatti, di famiglie che semplicemente vanno tutelate, e della tutela essenziale».
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La replica di Don Patriciello
In un intervento su Famiglia Cristiana, la replica di Don Patriciello sulla questione Genitore 1 e Genitore alla presidente dell’Arcigay Napoli.
«Avevo scritto questo post – che riporto – sulla mia pagina Facebook dopo aver letto su Avvenire la bella intervista di Luciano Moia allo psicologo Camillo Regalia dal significativo titolo “Madri e padri irrinunciabili”, differenze anche nominali indispensabili per la costruzione dell’ identità dei figli. In quello precedente ironizzavo sul fatto che gli architetti di sesso femminile hanno – giustamente! -preteso e ottenuto di essere chiamate architette mentre adesso alle mamme (mamma: da sempre genere femminile) viene chiesto di retrocedere a un patetico e retrogrado “genitore” dal sarcastico e becero sapore maschilista. Concludevo con un simpatico appello: “Donne di tutto il mondo, unitevi. Un simpatico abbraccio a tutti e a tutte”. Mai una parola di offesa. Non è il mio stile. Chiunque può guardare la mia produzione pubblicistica (libri, articoli, post) e sa che non ho mai offeso nessuno, perché anche chi si critica merita rispetto».
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Le frasi di “guerra”
Poi Don Patriciello richiama «il grido di guerra» di Falanga: “Siamo pronti a una manifestazione a Caivano. Gli speculatori sociali e i seminatori di odio come Maurizio Patriciello sono uno dei veri problemi del Paese”. “Padre Patriciello è un piccolo Trump del vesuviano che chiama a raccolta i suoi contro le famiglie Lgbt”.
«Sono addolorato per questo fratello – conclude il parroco di Caivano – che ha bisogno di ricorrere alla menzogna per affermare qualcosa che è solo nella sua mente. Infine minaccia di segnalare l’ intervento, indovinate a chi? Al vescovo? No, al Papa. Lascio a chi mi legge il compito di giudicare e di stabilire chi è l’ odiatore. Ha minacciato persino di venire a fare una manifestazione a Caivano. Dovrò avvertire la Questura? Sono rimasto allibito. L’ intolleranza dei tolleranti è così spropositata verso chi esprime una sua opinione che mi preoccupa e mi fa pensare a un pensiero integralista che nasconde una visione totalitaria».
“Non è questa la strada da percorrere”
«Naturalmente – la chiosa di don Patriciello – non smetterò di esprimere le mie opinioni. E di volere bene a tutti. Sono un cristiano, un prete, un cittadino Italiano. Questo germe di odio mi preoccupa: davvero un prete non può esprimere nemmeno un’ opinione? Non è questa la strada da percorrere».
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