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Prima droga e allucinazioni, poi frate. La sua conversione diventa un film

da droga a frate
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 08/01/21
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“Dal nero al marrone”: l’incontro con il saio francescano di un giovane prete ex eroinomane. La conversione? E’ avvenuta con la messa di Mozart

L’esperienza come marinaio, la lotta contro l’eroina, poi un ritornello quasi ossessivo: la Messa da Requiem di Mozart. E’ stato quello il momento della conversione che ha rivoluzione la vita di Antonio Salinaro, ora frate Antonio, giovane prete francescano che ha sostituito droga e sballo con l’amore per il Signore.

Oggi Frate Antonio, classe 1969, presta servizio come aiutante parrocchiale a San Martino Siccomari, vicino a Pavia ma diocesi di Vigevano. Il regista Pino Lenti ha girato un film sulla sua vita, “Dal nero al marrone”, che sarà nei cinema nel 2021.

“Qualcuno mi ha aiutato. Dio esiste”

Famiglia Cristiana qualche tempo fa ha raccontato la sua storia della conversione del frate, e quella incredibile trasformazione dalla droga al saio francescano.

«Sono l’esempio vivente che risorgere non è nell’ultimo giorno, perché puoi risorgere anche nella vita reale. Accade quando vieni fuori da una situazione di morte e dici: “Ce l’ho fatta e non sono stato solo, Qualcuno mi ha aiutato, Dio esiste”», racconta frate Antonio al settimanale cattolico.

Le canne sulla navi

«Se mi dicessero che Dio è una finzione io non ci crederei mai, perché ne ho fatto esperienza vera, viva». Quando faceva il marinaio «le canne giravano a bordo. Ho cominciato così, un po’ per gioco, un po’ perché lo facevano gli altri. Quando ci hanno fatto i controlli non immaginavo neppure che potesse risultare qualcosa. E invece… ho perso un lavoro che mi piaceva, mi sentivo un fallito».

Dagli spinelli all’eroina

Sbarcato dalla Marina resta per un po’ senza lavoro, senza meta e senza senso. Lavori precari, poi l’apertura di una piccola cartoleria. I soldi non gli mancano. Non gli mancano le uscite, le donne, le cattive compagnie. Dagli spinelli un consumo progressivo di sostanze fino all’eroina. La conversione del futuro frate Antonio è lontana perchè in quegli anni la dipendenza dalla droga la fa da padrona.

“Volevo dire basta all’assunzione di droga”

«Volevo uscirne a ogni costo e volevo farlo con le mie forze. Ho chiesto a mia madre di aiutarmi nei momenti più difficili, quando non dormi, quando vomiti, quando hai le allucinazioni. Andare in comunità l’ho lasciata come una seconda scelta. Sapevo di avere la forza di volontà per dire definitivamente no all’assunzione di droghe».


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La depressione. Poi quel “leitmotiv” incessante

Antonio smette di bucarsi e di “tirare”. Riprende il suo lavoro di piccolo commerciante. Ma con un vuoto dentro. «Quando smetti di usare sostanze stupefacenti», confessa il frate, «vai in depressione. Anche perché hai necessità di allontanarti da tutti i contesti che avevano animato la tua vita fino a quel momento. La mia giornata era casa-lavoro-casa. Il mio leitmotiv la Messa da Requiem di Mozart. Ce l’avevo in testa, nelle cuffiette, tutto il giorno. Ascoltavo e leggevo, ma la mia vita era diventata piatta».



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La conversione del futuro frate

La droga è finalmente lontana, mentre si avvicina il momento della conversione del futuro frate francescano. Il “miracolo” accade una sera di gennaio del 1992.

Antonio sente forte la necessità di parlare. Uscendo dal lavoro entra in una chiesa, «forse un retaggio di quando da bambino andavo in parrocchia. Cerco qualcuno per parlare, per confessarmi. E incontro questo giovane prete di poco più grande di me che mi fa sentire subito accolto. Quella confessione è stata per me la svolta. Quella confessione è stato il riappropriarmi di me stesso, di quello che sono. Da lì è cominciato anche il mio percorso di riappropriazione della fede».

Come è avvenuto il discernimento di Antonio

Da lì si apre, man mano, la strada della vocazione. Comincia la frequentazione assidua della parrocchia, la Messa tutti i giorni, l’animazione del gruppo in cui giocano i giovanissimi. «Dopo quattro anni chiedo a quel confessore, che intanto era diventato il mio padre spirituale, di farmi fare un’esperienza dai frati benedettini. Comincio con loro un percorso di discernimento, ma sentivo che avevo bisogno di una vita di fraternità e non solo di silenzio e preghiera».

Nel dicembre del 1997 entra nei Francescani «a dicembre e a giugno do finalmente gli esami per il diploma che non avevo mai preso».


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…ed ora è un sacerdote amato dai giovanissimi

Poi la professione perpetua, nel 2005 e l’ordinazione sacerdotale nel 2010. Intanto conclude la tesi presso l’Istituto di Teologia ecumenico-patristica San Nicola di Bari. Diventa viceparroco, si occupa dei frati in formazione, poi parroco da settembre del 2016. Infine la nuova esperienza in provincia di Pavia del “nuovo” Antonio.

Quella di questo giovane frate è una storia di conversione che insegna come il Signore può allontanarti dal tunnel della droga e portarti sulla sua strada anche quando vedi tutto nero davanti a te.



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