I media in genere censurano il Pontefice quando parla contro l’aborto
Papa Francesco e l’aborto in Argentina: è giusto accusarlo di non agire? Il Pontefice è stato accusato spesso di omissione di fronte alla recente campagna a favore dell’aborto nel suo Paese natale.
Un fatto facilmente constatabile è che i media in genere censurano il Pontefice quando si esprime contro l’aborto, come ha sottolineato il vaticanista Sandro Magister. Nel suo blog Settimo Cielo, Magister ha osservato che quando il Papa parla di aborto i grandi mezzi di comunicazione in genere omettono la notizia o le danno il minimo di visibilità, e questo vale anche nel caso dell’attivismo pro-aborto da parte del Governo argentino.
Il 14 dicembre, Magister ha scritto: “Ogni volta che tocca questo argomento Francesco non gode affatto di buona stampa. Anzi, è sistematicamente ignorato”.
Il Pontefice, ad ogni modo, torna spesso e chiaramente sul tema. Nel libro recente Ritorniamo a Sognare, ad esempio, ha dichiarato:
“Non posso tacere sugli oltre 30-40 milioni di vite non nate che vengono scartate ogni anno per mezzo dell’aborto, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità. Duole constatare che, in molte regioni che si considerano sviluppate, questa pratica viene spesso promossa perché i bambini in arrivo sono disabili o non pianificati. Ma la vita umana non è mai un peso. Richiede di farle spazio, non scartarla. L’aborto è una grave ingiustizia. Non può mai essere un’espressione legittima di autonomia e di potere. Se la nostra autonomia richiede la morte altrui, allora quella nostra autonomia non è altro che una gabbia di ferro. Mi faccio molto spesso due domande: è giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema? Ed è giusto assoldare un sicario per risolvere un problema?”
Se questa posizione non fosse sufficientemente esplicita, Francesco ricorda che si tratta della posizione del Magistero:
“Il mio predecessore san Paolo VI ammoniva nella sua lettera enciclica del 1968, ‘Humanae vitae’, sulla tentazione di considerare la vita umana come un oggetto fra i tanti su cui i potenti e le persone istruite possano esercitare il dominio. Com’è profetico, ora, il suo messaggio! Ai nostri giorni la diagnosi prenatale viene comunemente utilizzata per filtrare coloro che sono ritenuti deboli o inferiori”.
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Papa Francesco e l’aborto in Argentina
Perché Francesco non si pronuncia in modo specifico sul caso dell’Argentina?
Come arcivescovo di Buenos Aires, l’allora Bergoglio si esprimeva su tutte le questioni rilevanti che interessavano il suo Paese e richiedevano una presa di posizione specifica della Chiesa o sua personale. Ora, però, non è più arcivescovo della capitale argentina, ma il Papa di tutti i cattolici, e in quanto tale prende posizione su questioni rilevanti per l’intera umanità, evitando di esacerbare conflitti con Governi nazionali che verrebbero facilmente interpretati a partire da prospettive ideologiche e politiciste, soprattutto dai media avidi di sensazionalismo.
Papa Pio XII, ad esempio, è ancora oggi ingiustamente accusato di mancanza di azione e codardia in relazione al regime nazista di Adolf Hitler, nonostante tutte le prove del fatto che ha agito per salvare individui, famiglie e gruppi interi di ebrei.
Le narrazioni disoneste su Pio XII non sono molto diverse da certe versioni ideologicamente distorte su Francesco. Quando è stato eletto Papa, è stato fortemente criticato da attivisti e autodichiarati giornalisti che, manipolando informazioni, lo accusavano di aver cooperato con la dittatura militare argentina. Questa menzogna ha generato un buon pubblico per i media di bassa lega, ma è stata smentita da ricerche e testimonianze serie, tra le quali quella di un Premio Nobel per la Pace. Poco dopo, senza il minimo pudore, lo stesso mezzo di comunicazione militante ha presentato il nuovo Papa come una sorta di “immagine” della sinistra latinoamericana, basandosi sulle iniziative di Francesco a favore dei più bisognosi. Questo stesso mezzo di comunicazione attivista ha anche selezionato parole e azioni del Papa in base alla propria convenienza ideologica, per divulgarle o ometterle di proposito sulla base di criteri distorti. Per non parlare delle sfacciate manipolazioni dell’immagine del Papa e dei suoi discorsi, estrapolati dal contesto al punto da essere usati, ad esempio, perfino per sostenere che starebbe promuovendo l’aborto.
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Ancora sul rapporto tra il Papa e il suo Paese natale, Sandro Magister scrive:
“Il Papa vuole infatti assicurare che a lui importa andare alla sostanza delle cose e parlare direttamente al mondo, senza mescolarsi alla lotta politica, meno che mai alla politica argentina.
In particolare, a Bergoglio preme evidenziare una sua doppia presa di distanza: dalla ex presidente peronista Cristina Fernández de Kirchner, con la quale dice di ‘non tenere nessun contatto’ da quando è decaduta dalla carica, e da Juan Grabois, organizzatore di primo piano dei ‘movimenti popolari’ pur tanto cari al papa, che lo ha nominato consulente del dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale. E il motivo – scrive – di questa presa di distanza è che l’una e l’altro fanno credere di essere molto più vicini e amici del papa di quanto siano in realtà”.
Il risultato, come sottolinea il vaticanista, è quello che lo stesso Papa ha descritto pochi giorni fa, ovvero che i mezzi di comunicazione gli attribuiscono non quello che dice, ma quello che dicono che dica.
Dall’altro lato, Francesco si è espresso spesso contro l’aborto e a favore della vita insieme alla popolazione argentina mediante iniziative volte direttamente a persone che difendono il nascituro. Ne sono esempi recenti due lettere aperte che ha inviato e a cui ovviamente i grandi media hanno cercato di dare la minima attenzione possibile: una alle donne della periferia di Buenos Aires preoccupate di una possibile legalizzazione dell’aborto, l’altra, del 1° dicembre, a un gruppo di ex alunni argentini.
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Gli Argentini e l’aborto
Nel frattempo, una ricerca realizzata dall’Università del Nord San Tommaso d’Aquino (Unsta) ha rilevato che il 93% degli Argentini rifiuta la legge sull’aborto, nonostante il Governo di sinistra abbia promosso intensamente il disegno di legge che libera l’aborto nel Paese, malgrado la grave crisi economica e sociale e l’aumento dei contagi da coronavirus nel corso delle ultime settimane. La nuova legge a favore dell’aborto è stata approvata dai deputati, ed è stata dibattuto al Senato il 29 dicembre.
Lo studio, effettuato su iniziativa della Cattedra di Sociologia dell’Unsta, ha anche registrato che il 92% degli Argentini pensa che l’aborto non sia un’urgenza di salute pubblica del proprio Paese.
La ricerca è stata condotta su 8.101 persone tra il 20 e il 24 dicembre in 23 province argentine. Il 70% degli intervistati era costituito da donne. Il 95% ha affermato che la vita umana inizia nel momento del concepimento, il 93% che non è il momento di dibattere sulla legalizzazione dell’aborto al Congresso Nazionale e il 92% che l’aborto libero non dev’essere permesso in nessun momento della gravidanza.
Appena il 6% degli intervistati ritiene che sia il momento opportuno per parlare della questione, e il 7% che l’aborto libero debba essere permesso fino al terzo mese di gestazione. Il 25% sostiene che l’aborto per motivi come stupro, rischio di vita della madre o malformazione del feto possa essere permesso, mentre il 67% ritiene che debba essere sempre proibito, anche in questi casi.
“Si constata un forte rifiuto dell’aborto e del progetto di legalizzarlo”, hanno affermato la professoressa Irene Gutiérrez, della Cattedra di Antropologia Socio-Culturale, l’avvocato Luis Britos e lo psicologo Francisco Viejobueno, della Cattedra di Sociologia della Facoltà di Scienze della Salute, che hanno contribuito alla ricerca. “Ciò vuol dire che è un progetto che non nasce dagli interessi e dalle necessità reali della popolazione nel suo insieme”.
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