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L’autismo lo chiudeva nel silenzio, il suo cane Fern è riuscito a farlo parlare

CHILD, DOG, WINDOW
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Annalisa Teggi - pubblicato il 30/12/20
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Leon ha 4 anni ed è affetto da autismo. Non comunicava a parole fino all’arrivo di Fern, una cagnolina che ora lo protegge, lo stimola e lo ha fatto diventare un chiacchierone. I disturbi dello spettro autistico sono complessi, altrettanto insospettabili possono essere le vie per trovare un canale di connessione e comunicazione con queste persone.

Leon Kirby-Bulner è un bimbo di 4 anni che era completamente chiuso nel suo mondo silenzioso; a infrangere questa gabbia in cui l’autismo lo imprigionava è stata un’amica a 4 zampe, la cagnolina Fern.


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Cucciolo d’uomo

I genitori di Leon lo hanno soprannominato «cucciolo d’uomo», proprio come il Mowgli de Il libro della giungla. Mowgli fin da piccolo viene cresciuto dai lupi; e Leon si è aperto al mondo delle parole grazie una cagnolina.

Proprio il famoso libro di Kipling, fuori dalle etichette stereotipate, parla di un bambino che diventa grande imparando tutte le lingue degli animali. La legge della giungla che l’orso Baloo gli insegna è il contrario di quel che noi crediamo: significa imparare il modo giusto di parlare con ogni creatura. Comunicare, chiedere permesso, è ciò che fa crescere Mowgli.

Leon e la sua famiglia vivono ad Andover, nell’Hampshire in Inghilterra. La giungla che attraversano non è popolata di rumori strani ma di silenzi opprimenti: l’autismo da cui è affetto il piccolo di 4 anni lo ha costretto per molto tempo a stare rinchiuso in un mondo senza un canale di espressione. O meglio, i canali per esprimersi erano indecifrabili a chi gli stava accanto e gli voleva bene.

Ma poi questo bimbo di 4 anni è diventato un gran chiacchierone grazie a un’amica speciale: una cocker spaniel di nome Fern.

[…] “Leon era triste e chiuso nel suo piccolo mondo, ma incontrando Fern è stato amore a prima vista – racconta la mamma Hayley – La coppia è diventata inseparabile. Le prime interazioni del nostro cucciolo d’uomo non sono state con gli umani ma con Fern.  Abbiamo visto nei suoi occhi una scintilla che prima non c’era. È un vero amante degli animali e li preferisce alla gente. Ora è un grande comunicatore e chiacchiera sempre” (da Daily Mail)

Qua la zampa

Chissà perché abbiamo dedicato tanti modi di dire negativi (freddo cane, vita da cani, solo come un cane) a quello che da sempre è definito il miglior amico dell’uomo. Sicuramente Leon interpreta la vita da cani come un complimento, lui e la sua cocker trascorrono insieme una quotidianità fatta di scoperte e fatiche.

Dal 2017 la famiglia Kirby-Bulner guarda alle sfide più complicate con un pizzico di speranza in più:

L’aiuto che Fern ci dà ogni giorno non è da sottovalutare – racconta Hayley […] – aiuta il nostro cucciolo d’uomo a calmarsi quando ha una crisi nervosa. Lo aiuta quando scende dalle scale per non farsi male, si mette tra lui e il pavimento quando vuole sbattere la testa. Gli offre conforto tutte le volte che ne ha bisogno. (Ibid)

Sì, un cane è riuscito a fiutare un sentiero che la medicina e altri sforzi umani non erano riuscitivi a trovare. Ma questo non è l’inizio di una litania per un discorso animalista che esalta ogni creatura vivente, tranne l’uomo. Riconoscere qualità eccellenti agli animali non è la premessa per degenerare in politeismo vario quanto uno zoo. Piuttosto è segno di come la Creazione sia davvero un disegno mirabile, in cui nulla è fine a se stesso.

Ci sono presenze particolari che «ci sbloccano». Tutti ricordiamo cosa fece l’acqua nella storia di Elen Keller (meglio nota attraverso la storia  Anna dei miracoli). Anche chi non soffre di patologie gravi come l’autismo corre il rischio di chiudersi nell’isolamento delle proprie schiavitù mentali. Il mondo è disseminato di chiavi che possono aprire le serrature specifiche di ciascuno. La Creazione testimonia che Dio le ha provate tutte per chiamarci «a parlare» (a esprimere il nostro intimo bisogno di metterci in rapporto con Lui attraverso la realtà).

Per Leon e per gli altri

Le cose migliori si fanno sull’onda della gratitudine. Quando gratuitamente un vento buono invade la nostra casa, ci viene voglia di aprire le finestre e diffonderlo.

Non stupisce che i genitori di Leon si siano dati da fare, dopo aver visto cosa ha significato la presenza di Fern per il loro figlio. Hanno quindi deciso di aiutare altre famiglie con bambini autistici grazie alla compagnia dei cani. Oggi raccolgono fondi sulla pagina Facebook  Together anything is pawsible , letteralmente “tutto è possibile” ma con una piccola licenza poetica: paw in inglese è la zampa.

Sapendo la grande differenza che Fern ha fatto nella nostra vita, il nostro sogni è quello di aiutare altri bimbi con autismo che non potrebbero permettersi di mantenere un cane. (Ibid)

E nello spazio social che hanno creato condividono i momenti di amicizia e le imprese domestiche di Leon e Fern. Ecco qua. Anche da loro pochi giorni fa è arrivata la neve, e qualcuno si è divertito molto.

Un bel regalo di Natale

Mentre approfondivo questa notizia, ne ho incrociata un’altra quasi identica che ha avuto una bella svolta nei giorni di Natale. Dall’Inghilterra ci spostiamo in New Jersey, per incontrare un bimbo di 9 anni, Mason. Anche lui è completamente non verbale a causa dell’autismo, soffre anche di forti crisi epilettiche.

A Natale il suo regalo è stato una bella cucciola di Rhodesian Ridgeback di nome Moose. I due, in realtà, erano già amici grazie a un’associazione che si occupa di pet-therapy gratuita a domicilio. Dalla scorsa primavera Mason ha cominciato a trascorre qualche ora alla settimana insieme a Moose e i suoi genitori l’avevano visto sbocciare, con grandi tentativi di interazione.

“Ha cominciato ad abbracciarla, poi a baciarla. Mi vengono le lacrime a ripensarci. Ha cominciato a balbettare qualcosa, voleva parlarle. Si sono innamorati l’uno dell’altra. Non ho mai visto una cosa del genere” afferma Jamie, la mamma di Mason. (da CBS New York)

Comprare quel cane era una spesa inaffrontabile per la famiglia, il costo era di circa 30 mila dollari. Amici e parenti si sono dati da fare con una raccolta fondi e Moose è stato il regalo di Natale per Mason. La madre ha confessato che desidererebbe sentir parlare suo figlio un giorno.


ELISA DONATI, MALVINA CAPITANI
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Quarantene infrante

E chi dà torto a questa madre? La parola è ciò che rende unica la creatura umana. È qualcosa di concreto perché si ode e si legge, è spirituale perché esprime il pensiero. Personalmente il mistero della parola è ciò che mi ha lasciata attonita da sempre, e per cui scelsi gli studi umanistici. Quanto Dante immaginò la pena per i fraudolenti (quelli che in vita usano la parola per mentire) li rinchiuse dentro una fiamma: segregatati in una prigione circondata dal fuoco, senza poter proferire sillaba per l’eternità.

È la pena di Ulisse, e – a pensarci bene – c’è qualcosa di più terribile? Essere vivi e coscienti ma non riuscire a esprimerlo.

Conosciamo quale patimento implichi l’isolamento di una quarantena, perciò in questi mesi ci siamo tutti arrabattati a trovare modi di comunicare alternativi a quelli in presenza.

Chi vive con un figlio o un parente che è incapace di comunicazione verbale conosce una specie di quarantena ben più prostrante, ma conosce anche l’intraprendenza di forzare le serrature di porte molto pesanti. Insospettabili pertugi di comunicazione si aprono anche senza parole o discorsi compiuti.

Nel caso di Leon e Mason le scassinatrici sono state due cagnoline, grazie a cui frammenti di intimità e personalità unici stanno sfuggendo alla gabbia del silenzio. C’è da chiedere un po’ del loro fiuto, qui nella terra dei commenti e delle chat: è un bel sentiero da percorrere quello di chi sta zitto e all’erta per stanare una voce nascosta.

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