Consigli per vivere un Natale cristiano di Madre Anna Maria Canopi (1931-2019). Perchè oggi il rischio è di trasformare questo evento in una festività pagana, non più autentica come quella vissuta sin da bambina dalla storica abbadessa del monastero Mater Ecclesiae dell’Isola di San Giulio sul lago d’Orta, in Piemonte.
“La venuta di Gesù è la carezza di Dio all’umanità”
«Anche i cristiani più ferventi corrono il rischio di viverlo in modo pagano – avvertiva nei suoi scritti Madre Canopi». Ma «Gesù è venuto per cancellare tutte le diversità e tutte le distanze e per unire sempre di più tra di loro tutti gli uomini», e la sua venuta è la carezza di Dio all’umanità.
Queste parole – riporta Avvenire (10 dicembre) – che ciascuno dovrebbe scrivere dentro di sé, nei luoghi e nelle relazioni che vive, sono tratte dalla raccolta d’inediti Il Natale del cuore (Palumbi) di Madre Canopi.
Un impegno ascetico
«Vivere il Natale da cristiani – scriveva la religiosa benedettina – significa ritrovare uno stile di vita semplice, umile, povero, che lasci spazio alla gratuità dell’amore e del servizio. Ciò comporta un serio impegno ascetico per non adeguarsi alla moda del Natale consumistico. Per rinunziare al superfluo in favore di chi non ha il necessario, per non dare soltanto qualcosa, ma – sull’esempio di Gesù Cristo – farsi dono a tutti, senza misura».
“Occorre svegliarsi dal torpore”
«Occorre svegliarsi dal torpore dell’indifferenza – osservava Madre Canopi – e aprirsi ad accogliere il dono di Dio con fede schietta, con spirito di gratitudine, con stupore di gioia. Bisogna assumere interiormente ed esteriormente lo stile di vita che fu proprio di Gesù, Figlio dell’Eterno Padre, nato uomo, in estrema povertà, dalla Vergine Maria».
«Gesù è venuto sulla terra, tutto il cielo è sceso sulla terra… cielo e terra non sono più divisi ma uniti, e questo è il Natale, cioè la nuova vita la nuova nascita».
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Il Natale vissuto dalla piccola Anna Maria Canopi
La Abbadessa del monastero “Mater Ecclesiae”, in una intervista di qualche anno fa, raccontava il Natale che lei viveva da bambina. «Nell’infanzia – ricordava Madre Canopi – il Natale per noi era “la grande festa”. Da un anno all’altro il cuore vi si preparava caricandosi di desideri e di emozioni fino ad arrivare alla vigilia con il fiato sospeso. La mamma, con la sua fede semplice e la sua vena poetica, ci diceva che Dio facendosi bambino scendeva dal cielo, dalle stelle, per nascere in una povera capanna. Ci commuovevamo fino alle lacrime pensando a Maria e a Giuseppe stanchi e infreddoliti in viaggio verso Betlemme dove, al loro arrivo nella notte, nessuno li voleva ospitare… una storia di poveri che ci coinvolgeva come se fosse proprio stata di quel momento».