A 12 anni gli alcolici, poi i rave party, alla fine l’eroina. A 26 anni Emiliano entra nella comunità Nuovi Orizzonti dove non si è mai sentito giudicato, ma solo sostenuto ed amato.Ci sono delle storie che vale la pena raccontare perché infondono speranza a tante persone che sono nel buio più profondo, come quella di Emiliano Monauni.
Emiliano è un ragazzo trentino che ha testimoniato la sua vicenda in una puntata della trasmissione “Bel tempo si spera” condotta da Lucia Ascione del dicembre scorso su TV2000.
Eccola in sintesi.
La solitudine
Emiliano Monauni con la sua famiglia: i genitori e una sorellina di tre anni più piccola, vive a Salorno, un paesino fra Trento e Bolzano, fino all’inizio della scuola elementare, quando si trasferiscono in un altro paesino della stessa regione.
Il cambiamento, che lo sradica dalla sua rete amicale, inizialmente comporta una fase di solitudine, nonostante la presenza nella nuova realtà di due cugini.
Il padre di Emiliano va via di casa
Presto questo momento viene superato, tanto che inizia a giocare anche nella squadra di hockey locale, ma a quel punto iniziano dissidi fra i suoi genitori che alla fine culminano con l’abbandono della casa coniugale da parte del padre.
È una svolta che non viene presa bene dalla madre e dai ragazzi, e che fra l’altro li costringe a tornare a Salorno a vivere con i nonni materni.
Emiliano ha appena cominciato le medie e rivive un nuovo momento di solitudine perché non ritrova le amicizie di un tempo.
Emiliano Monauni ha solo 12 anni quando comincia a bere
Comincia a 12-13 anni a trascorrere molto tempo fuori casa, frequentando ragazzi più grandi di lui che lo iniziano a bere alcol e a fumare.
Il sabato sera con la sua comitiva va nei paesi vicini per litigare deliberatamente con altri gruppi di ragazzi e azzuffarsi in scontri violenti.
Lo sballo ai rave party
Il passo successivo sono i rave party in cui inizia a provare di tutto, rimanendo anche vari giorni fuori casa ed illudendosi che:
(…) tanto faccio male solo a me stesso
Senza prendere in alcuna considerazione la sofferenza che arreca a tutta la famiglia.
A 16 anni assume per la prima volta l’eroina
A 16 anni Emiliano Monauni tocca il fondo: di ritorno da una festa dove aveva assunto sostanze eccitanti gli viene proposta “per scendere di giri l’eroina”, e così inizia la sua dipendenza da questa sostanza che lo spegne da tutto ciò che aveva di positivo dentro.
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I genitori, anche se in modo diverso, cercano di stargli vicino: la madre non chiudendo mai la porta di casa, il padre stimolandolo con forza ed insistenza ad andare in comunità.
Emiliano pensa: quando sarò il prossimo a morire?
Intorno a lui muoiono molti compagni con cui condivide la vita da tossicodipendente; comincia a pensare insistentemente:
(…) quando toccherà a me? quando sarò il prossimo a morire?
Ma non sente la paura perché l’eroina ha spento anche quella, come tutte le altre emozioni.
A 26 anni decide di chiedere aiuto
Ha ormai 26 anni, ed una mattina guardando dalla finestra vede le persone passeggiare tranquillamente godendosi la bella giornata.
Scatta il primo lampo di luce, va al Sert e chiede all’assistente sociale di indicargli una comunità a cui indirizzarsi.
Emiliano Monauni sceglie Nuovi Orizzonti
Di fronte alle varie possibilità che gli vengono prospettate decide di chiedere a chi frequenta il parco, dove ci sono molti che hanno fatto questa esperienza: la risposta è Nuovi Orizzonti.
La comunità fondata da Chiara Amirante nel 1994 per il recupero dei tossicodipendenti e dei giovani emarginati con varie tipologie di disagio.
Passa un anno di tira-molla e ripensamenti, fino a quando entra nella comunità di Trento, dove la metà dei ragazzi presenti li conosce già: riceve affetto ed abbracci da tutti, iniziando così la risalita dall’abisso.
2 mesi a Medjugorie
Trascorre due mesi a Medjugorie ed un anno vicino Frosinone: all’inizio non sapeva che Nuovi Orizzonti fosse una comunità cristiana e nemmeno da che parte si fa il segno della croce.
Libero dalle droghe: “ora sto cercando di diventare un uomo”
L’evoluzione come persona si era fermata all’età dei 16 anni, mentre pian piano, liberandosi dalle droghe e dai farmaci che assumeva, riprende la sua maturazione:
ora mi sento un uomo, sto cercando di diventare un uomo
afferma verso la fine della testimonianza.
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Emiliano Monauni: non mi sono mai sentito giudicato
In questo percorso non si è mai sentito additato o giudicato, ma solo sostenuto ed amato.
Oggi vede finalmente il suo futuro, ha ritrovato la capacità di emozionarsi e ha incontrato Francesca, con cui a breve si sposerà.
Anche lui, come tanti giovani accolti a Nuovi Orizzonti, dopo aver riscoperto la bellezza della vita che Dio ci ha donato, possono affermare:
Abbiamo visto vite cambiare (…)
Un forte messaggio di speranza a quanti, insieme alle loro famiglie, sono ancora stretti nella morsa della tossicodipendenza e non vedono una luce che possa riportarli alla dignità della vita.