A volte gli hashtag si impongono con violenza, pur volendo combatterla. Non per obbedienza al mainstream ma per offrire un benefico contributo al bene comune vorremmo offrire un piccolo scampolo di violenza superata, lenita dall’amore portato dalla Chiesa alle donne ferite.
Ogni mattina un utente accede ai sociale e si chiede: per cosa devo indignarmi oggi?
Non è per fare i bastian contrari – chi è apertamente a favore della violenza sulle donne? – ma l’indignazione prescritta e a reti unificate negli uomini liberi è capace ancora di suscitare un moto di ribellione.
Eppure ci si può porre in modo intelligente e costruttivo anche davanti ad una proposta obbligatoria. Cosa possiamo offrire di bello e costruttivo sul tema della dignità femminile?
No alla violenza sulle donne ma per canali tematici?
Poco fa su Twitter e omologhi è scoppiata la polemica sull’inutilità di promuovere la difesa della donna e della sua dignità e nel frattempo mandare in onda su Rai2 un bel tutorial su come essere sensuali e accattivanti tra le corsie del supermercato. Siamo su Detto Fatto, che, come dice il titolo, non prevede una fase di ponderata riflessione.
In parte hanno ragione: cosa si blatera di difesa della dignità della donna se poi ci si balocca con la rivisitazione del burlesque nel reparto surgelati?
Ecco un tweet indicatore del clima.
Il problema non è solo questa scenetta ridicola, il problema sono decenni di cultura patriarcale in cui le donne sono sempre state trattate come oggetti, sante o puttane.
Indignarsi per #DettoFatto è il primo passo. Poi facciamo in modo che da domani non torni tutto come prima. pic.twitter.com/HvRwvdF4tB
— Beatrice Brignone (@beabri) November 25, 2020
Sono le relazioni ad essere malate, non il maschio (da solo)
Il fenomeno dei cosiddetti femminicidi, comunque, esiste ed è orribile. Lo è sempre stato, ma oggi colpisce di più perché è come un inatteso – e invece prevedibile – ritorno alla barbarie. Ciò che è ammalato non è il maschio, non è il maschio da solo. Sono le relazioni. Ma è anche in quelle che possiamo trovare la strada per la guarigione. Ne abbiamo parlato in questo lungo contributo a firma di Rachele Sagramoso per La Croce quotidiano.
La Chiesa, che porta in sè l’uomo nuovo, può aiutare a rinascere
Sarebbe bello dalle nostre pagine, anziché unirci al coro che ha già nutrito di voci che urlano contro l’uomo brutto e cattivo, raccontare come la Chiesa si sia fatta vicina in tanti modi alle donne colpite da violenza e le abbia aiutate a rinascere.
La Chiesa è il pronto soccorso migliore per far fronte a queste e altre emergenze perché è il solo dove sia possibile, anche se faticosamente, iniziare a guarire la natura umana, maschile e femminile, sfregiata dal peccato. E’ quella malattia ontologica che ha dato in dono all’uomo la tendenza alla prevaricazione e al dominio, e il desiderio di ridurre la donna a oggetto di cui godere. E quella stessa malattia che ha permesso alle donne di trovarsi capaci di manipolare l’altro, di controllarlo fino a soffocarlo, di umiliarlo con parole affilate e non di rado anche con coltelli veri (Il fenomeno della violenza femminile a danno degli uomini esiste eccome, ne parleremo attingendo dal contributo del sociologo Giuliano Guzzo, da poco edito per la Franco Angeli).