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Pedofilia: dobbiamo seguire l’inferno sparso in tutto il mondo

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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 23/11/20
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“Dobbiamo fare di più” dice Don Fortunato Di Noto, fondatore di MeterIn 7 giorni si sono uniti 850 persone ‘amanti di pedofilia e pedopornografia’.

Tutto quello che stiamo rappresentando è stato segnalato alle forze dell’ordine, al Server Provider che puntualmente ci comunica che:

Hello,
Thank you for your cooperation.
The link has been taken down, the account terminated and the details forwarded to the authorities.
Kind Regards

e che inserisce nella pagina denunciata questo messaggio che gli utenti possono leggere:

Facebook disclaimer

E’ da anni che segnaliamo queste nefandezze e attendiamo gli sviluppi delle ‘indagini’ che comprendiamo complesse e transnazionali, non solo di queste ultime ed ennesime segnalazioni.

Negli anni, le segnalazioni ufficiali di Meter sono state n. 61.525 (in 17 anni), inoltrate alle diverse Polizie – attraverso le email ufficiali e ai Server Provider sparsi in tutto il mondo, con la palliativa comunicazione di risposta che avrebbero informato le autorità!. Invitiamo a consultare i Report Meter che ogni anno rendiamo pubblici, l’ultimo presentato è di giugno 2020.

Le segnalazioni sono una enormità per il contenuto, vecchio e sempre nuovo, che coinvolge milioni di bambini.

Siamo consapevoli della difficoltà e della cooperazione internazionale, che, nostra soddisfazione, si sta sempre più consolidando, ma siamo più che certi, che solo ad un fenomeno globale, se non si agisce globalmente, le vittime restano sempre vittime, senza giustizia e senza liberazione di questa nuova forma di schiavitù, qual è la pedofilia e la pedopornografia.

Il rischio è la vanificazione, anche di chi come Meter, si occupa di tutela e difesa dei minori, oltre che nel web, da circa 30 anni. Tanto si è fatto, molto si deve ancora fare. Noi siamo consapevoli che si fa poco, anche se si fa il minimo.

Ecco quanto vogliamo dirvi (per ovvie ragioni non inseriremo elementi identificativi).


SAD
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Chattare in segreto e con la garanzia della privacy.

Il canale social è uno dei più rinomati e frequentati; una di quelle app di messaggistica istantanea che deve il suo successo (e ne ha molto!!) per le ragioni e i motivi molto ambite da tutti, perché: garantisce privacy e sicurezza, permette la creazione e l’utilizzo di bot, consente l’impiego da qualsiasi device (smartphone, tablet e desktop, PC o Mac), offre la possibilità di chattare in segreto.

Chattare in segreto e con la garanzia della privacy.

Cosa si può volere di più se il segreto è quello di trafficare piccoli esseri umani, schiavizzati durante gli abusi sessuali perpetrai sui loro corpi innocenti? Cosa si può volere di più da dei criminali che possono trafficare, guadagnare e creare profitto dai corpi violati di minori?
Cosa si può volere di più, quando i Colossi del web, non hanno l’obbligatorietà ( e lo dicono e scrivono), ma che solo ‘su base volontaria’ è quella di fornire i dati per l’individuazione dei soggetti coinvolti in tale traffico che si snoda in tutto il mondo?

Interessante quel: ‘solo su base volontaria’.

Perché non deve essere obbligatoria per tutti i Server provider del mondo? Quali le ragioni di questa ‘compiacenza’ e non norma giuridica obbligatoria?

I canali social, garanzia ai propri iscritti di privacy e segreto.

Il curatore del gruppo utilizza il canale social che garantisce ai propri iscritti queste caratteristiche, importa poco se si chiuderà il gruppo, ne nascerà un altro.

I soggetti aderenti pubblicizzano le loro collezioni pedopornografiche ma anche le loro specifiche richieste di bambini (nazionalità, età, disponibilità, indirizzi email privati per lo scambio di materiale: boy, girl, newborns – neonati; ed altro ancora).
Tutto con un redirectors su un’altra piattaforma di free hosting (registrata in un’altra nazione) e con altro redirectors su una delle più importanti piattaforme free che offre mega spazi per i trafficanti.


MOLESTOWANIE SEKSUALNE
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73.963 video e foto pedopornografiche.

Meter in 12 giorni ha ufficialmente inoltrato n. 72 segnalazioni come da protocollo contenenti n. 73.963 video e foto.

Meter, che non si è iscritta al canale, ma essendo pubblico quindi consultabile da chiunque, da 12 giorni ne segue le orme e le nefandezze e segnala puntualmente ogni links pubblicato con il relativo contenuto inenarrabile e con decine di migliaia di bambini ‘già’ abusati.
Possiamo definirlo ‘traffico di essere umani nel web per scopi sessuali’.
Traffico nel web, nel mare ‘troppo esteso, profondo e infinito’ di ciò che apparentemente risulta virtuale, ma che è tutto reale. Troppo reale.

Da un conteggio dei video e delle immagini pedopornografiche ad oggi sono inoltrate n. 72 segnalazioni come da protocollo contenenti n. 73.963 video e foto (80% video e 20% foto).
Non è risparmiata nessuna età, compresa tra pochi giorni fino a 12/13 anni. Ma la cosa, che in questo caso specifico emerge, il 90% tutti di sesso maschile e solo 10% quello femminile. Video conosciuti, anche dalle forze dell’ordine e inseriti nei database di analisi per la individuazione dei bambini: alcuni già individuati. Pochi in confronto alla produzione pedopornografica.

In questo caso, ed è quello che sorprende è lo specifico filone dei boys (bambini di sesso maschile).

Il filone dei boypedo, con una richiesta incessante e costante di abusi sui bambini di sesso maschile. Non se ne erano visti di così numerosi e costantemente in crescita.
Materiale, che a volte si ripete: un abuso ripetuto.

Un business enorme e diabolico

850 iscritti (ma l’indotto è molto di più, e potremmo dire inquantificabile), sempre in costante aumento, che attendono che qualcuno renda pubblico il trofeo dell’abuso realizzato da se o/e prodotto dagli altri.
In un articolo pubblicato su Polizia moderna (2016) si leggeva che:

“Un’attività sotto copertura può durare due anni per la complessità dell’indagine che è diventata transnazionale: Internet è un universo senza confini e ha permesso che i più accaniti pedofili, tramite il Web, spaziassero sconfinando da una parte all’altra dell’emisfero. Purtroppo la tecnologia è andata in soccorso alle esigenze di questi soggetti che operano attività illecite. Tutto ciò complica le indagini ulteriormente. Non solo: ma il mondo intero cerca di tutelare il concetto di privacy creando dei software o delle modalità per rimanere anonimi. Le stesse strategie vengono utilizzate da alcuni individui per commettere attività criminali e per noi diventa sempre più difficile identificarli. Più varia il target e il profilo di competenza informatica del cyberpedofilo e maggiormente difficile risulterà l’indagine.”

Credo che quanto descritto, urge un intervento legislativo globale, celere e senza tentennamenti.
Si continua a lottare per la tutela dei piccoli.