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Perché la finanza ha bisogno di umanità

ALESSANDRA SMERILLI
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Silvia Costantini - Lucandrea Massaro - pubblicato il 19/11/20
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A tu per tu con Sr Alessandra Smerilli, l’economista del PapaSiamo al calcio d’inizio della tre giorni (19-21 novembre) di “Economy of Francesco”, quello che è “l’evento” per eccellenza dedicato all’Economia, voluto da Papa Francesco.

L’iniziativa, che potrà contare sugli interventi di economisti di fama internazionale e di giovani imprenditori, si inserisce in un momento storico particolarmente difficile per l’umanità intera, colpita dalla pandemia, dalle evidenti conseguenze di una recessione economica globale, dai cambiamenti climatici, dai fenomeni migratori, dalle guerre per le risorse…

Uno dei temi portanti della riflessione è dedicato a “Finanza e umanità”, che vede alla guida Suor Alessandra Smerilli, docente di Economia Politica all’Auxilium di Roma, nonché prima donna a ricoprire il ruolo di Consigliere dello Stato della Città del Vaticano e coordinatrice della Task force Economia sul Covid voluta dal Santo Padre. Aleteia l’ha intervistata per capire meglio questo grande progetto di rinnovamento.

Suor Alessandra, come è possibile poter conciliare la finanza con l’umanità, quando obiettivo della prima è il profitto e dell’altra la persona?

I giovani del Villaggio Finance and humanity si sono proprio interrogati su questo tema: è proprio vero che l’obbiettivo della finanza è il profitto, mentre quello dell’umanità è la persona? E si sono richiamati al passo della Laudato Si’, al numero 128, dove si dice che smettere di investire sulle persone per garantire guadagni finanziari di breve periodo è qualcosa che va a detrimento sia delle imprese che della società. ecco perché noi crediamo che finanza e umanità possano stare insieme, perché la finanza deve essere al servizio dello sviluppo delle persone, della società. Quello che fa male oggi è vedere la finanza per la finanza, fare denaro sul denaro senza che questo sia collegato a nuovi posti di lavoro, ad imprese che aprono, ad idee che diventano realtà. Vogliamo riportare la finanza alla sua vocazione originaria.


Andrea Visconti
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In una recente intervista, lei ha detto che la pandemia ha dimostrato come servono un mercato civile e una finanza che torni alla sua vocazione francescana. Che cosa significa?

La pandemia ci ha fatto vedere come abbiamo bisogno gli uni degli altri e di come abbiamo bisogno di uno spirito di solidarietà perché dobbiamo venirne fuori insieme sia da un punto di vista sanitario che da un punto di vista economico e finanziario. Per questo c’è bisogno appunto di un mercato civile, di una finanza civile che tornino ad una vocazione francescana. I Francescani hanno insegnato che gli imprenditori e chi si occupa di finanza devono dare prova di produrre per il bene comune e non arricchirsi a scapito di chi sta intorno. L’impresa deve dimostrare di non sottrarre ricchezza a chi sta intorno e per fare questo dicevano “la comunità tutta deve vigilare”. Quindi economia civile vuol dire che tutti stiamo attenti che le imprese siano al servizio del Bene Comune. Oggi dovremmo chiederci con tutto lo sviluppo che a causa della pandemia ha avuto il commercio elettronico, ci chiediamo se questo sviluppo enorme non debba in qualche modo riverberare su una redistribuzione – visto l’enorme arricchimento di pochi – a favore di chi sta perdendo il lavoro per questo motivo.

In che modo è possibile avvicinare le persone alla finanza? I giovani con cui lei si è relazionata per preparare “The Economy of Francisco”, come vivono il loro impegno di imprenditori e cattolici? 

E’ possibile avvicinare i giovani e le persone alla finanza quando riescono a comprendere che la finanza non è un qualcosa che sta sulle nuvole o di così complicato ma che dire finanza vuol dire dare strumenti alle idee per diventare impresa per diventare qualcosa con cui si può lavorare per il Bene Comune. Si avvicinano le persone alla finanza quando capiscono che possono “contare qualcosa” e “votare” attraverso i loro investimenti se li dirigono verso imprese che si impegnano a rispettare le persone e l’ambiente. Credo che questo possa avvicinare le persone alla finanza.

Quali sono le urgenze e preoccupazioni che ha potuto rilevare?

Tra i giovani io vedo che le urgenze e le preoccupazioni che ho rilevato sono legate ovviamente all’incertezza del futuro ma soprattutto al fatto che sentono, in particolare in alcune zone del mondo e dell’Italia, che a loro non viene lasciato tanto spazio. I giovani hanno bisogno di opportunità, ma anche di adulti che siano realmente adulti e che li accompagnino.



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Nell’Enciclica Fratelli tutti, il Santo Padre parla di un’economia volta al bene comune e di una finanza che rimette la persona al centro. La finanza può essere inclusiva?

La Finanza può essere inclusiva, e lo è già come è già stata nella storia, quando il mercato e non la beneficienza uno strumento di inclusione. Pensiamo a tutto il tema del microcredito, nato con i Monti di Pietà dei francescani e poi  sviluppato in tempi contemporanei da Muhammad Yunus e altri, che sono strumenti che permettono con piccoli prestiti, talvolta in maniera comunitaria, è quell’ossigeno che tiene in vita una attività che va distribuito, che non deve trovare intoppi come le concentrazioni di ricchezze di chi accumula solo per sé. La finanza è un bellissimo strumento di inclusione che dà dignità alle persone, perché il dono a fondo perduto può impigrire e può far credere alle persone che non sono in grado di restituire, un prestito invece dà dignità.

Come secondo lei la Fede può influenzare la finanza, in poche parole è un binomio possibile?

Credo che più che la Fede influenzi la finanza, chi vive in ambito finanziario e si riconosce in determinati valori e guarda al mondo alla luce del Vangelo, non può che operare per il Bene Comune. Poi c’è una tradizione biblica sull’uso del denaro, sul fatto che il denaro non deve dominare ma essere al servizio che ci dice che se ci lasciassimo illuminare non solo staremmo meglio, ma ci guadagnerebbe anche un certo modo di fare impresa e business

Qual è la regola d’oro della finanza e dell’economia nella ricerca di proposte e buone pratiche?

Credo che per assonanza si possa applicare la regola d’oro del Vangelo “Fate agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi e non fate agli altri quello che non vorreste sia fatto a voi” e cioè valutare proposte e buone pratiche sul beneficio che arrecano alle persone che le mettono in pratica, alla comunità circostante e ai più poveri. Quando funzionano veramente e quando la finanza viene utilizzata al servizio di questo, si basa sulla fiducia, genera la fiducia e sappiamo che la fiducia è il collante della società.