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Le persone non possono fallire, hanno successo per il semplice fatto di esistere

Andrea Visconti

Courtesy of Andrea Visconti

Lucandrea Massaro - Annalisa Teggi - pubblicato il 19/11/20

La lezione di vita e di imprenditorialità di Andrea Visconti coinvolto anche lui nel progetto "Economy of Francesco"

Per riprendere in mano l’economia ed evitare che essa prenda il comando delle nostre esistenze, bisogna innanzi tutto cambiare il punto di vista su se stessi e sulla vita. Questo è in sintesi il discorso viene dalla testimonianza di Andrea Visconti passato attraverso un fallimento doloroso che però non lo ha sconfitto, ma gli ha ricordato – grazie ai suoi figli – che l’uomo non è quello che gli accade, che la sua dignità è talmente elevata che è già un successo di per sé.  Aleteia, partner di Economy of Francesco, lo ha intervistato per voi.

Chi è in breve Andrea Visconti, e cosa ci fa a “Economy of Francesco”?

A settembre 2019 sono invitato a raccontare la mia storia ad un evento che si sarebbe dovuto svolgere a marzo ad Assisi e che invece sarà nei prossimi tre giorni in streaming. Un evento per giovani imprenditori e Change maker da tutto il mondo che si sono distinti per il loro modo etico di fare impresa.
Uomini, prima che imprenditori, che hanno anteposto i propri valori al denaro. Il denaro come strumento per il bene comune, non come fine!

Credo di essere stato invitato perché come papà di 3 figli e imprenditore ho scelto di farmi guidare innanzitutto dai miei valori. Uno su tutti quello che ho comunicato con la video fiaba sul fallimento “falliscono le imprese, non le persone, perché le persone hanno successo per il solo fatto che esistono, nel senso che succedono, perché la mattina apriamo gli occhi e succediamo, ci siamo!”

Come si cresce di fronte al fallimento?

Il fallimento lo proviamo tutti diverse volte nella vita. La prima volta quando proviamo ad alzarci in piedi appena nati.

Immagina un bambino che impara a camminare: non conosco nessuno che ci sia riuscito al primo tentativo. Bene o male tutti cadiamo e ci rialziamo diverse volte finché non capiamo la tecnica e da lì è un crescendo che ci porterà a correre per conquistare il mondo.
Riusciamo ad imparare perché nessuno a quell’età, dopo essere caduto un paio di volte dice: “ecco vedi, non sono capace, sono un fallito, non camminerò mai!”. Nessuno ha questo dubbio nemmeno per un secondo.
Quando il bambino cade si trova di fronte ad un bivio. Lo stesso cui ci troviamo noi ogni volta che ci succede qualche caduta o viviamo un momento di difficoltà: possiamo restare fermi piangendoci addosso, pensando di essere sfortunati e pensando di non potercela fare, oppure possiamo sfruttare quel momento di difficoltà come la più grande opportunità della nostra vita!

Pensiamo quanti esempi ci sono su questo: Alex Zanardi che quando si è svegliato senza gambe ha ringraziato per la parte che gli era rimasta e ha trasformato quella disabilità nel suo più grande punto di forza! Lo stesso lo ha fatto Bebe Vio quando dice che il 97% delle persone che hanno la sua malattia muore nei primi 4 giorni e lei si sente graziata da questo. O Chiara Bordi, 3° classificata a Miss Italia 2018, che a 13 anni si è trovata senza una gamba per un incidente e ha deciso di portare la disabilità nel mondo della moda. Non voleva essere la ragazzina senza una gamba, ma voleva essere semplicemente Chiara!
Ma potrei andare avanti con gli esempi come Giampietro Ghidini a cui è morto un figlio e da questo dolore è nata la fondazione Ema Pesciolino Rosso che fa un lavoro straordinario con i ragazzi nelle scuole…


lavoro col sorriso

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La paternità cambia il modo di fare impresa? L’economia con gli occhi del papà cambia?

A giugno del 2018 mi trovavo nel Grand Hotel sul lungo mare di Salerno. Mi stavo preparando per andare a dormire perché il giorno dopo sarei dovuto salire sul palco del TEDx.
Mia moglie Francesca mi invia un video di nostro figlio Filippo mentre è seduto sul divano con il suo PC giocattolo sulle gambe che parla al telefono col il suo iPhone giocattolo.
Ad un certo punto nel video, Filippo prende la sua lavagnetta magica dalla maniglia e la poggia a terra come fosse la mia 24 ore. Stacca dalla lavagnetta due calamite con due piccoli spuntoni e se le infila nelle orecchie come se fossero le cuffiette dell’iPhone e continua a fingere di parlare al telefono mentre scrive al pc.
Quel video mi ha reso evidente come i figli ci guardino.

Quando hai figli hai la tentazione di fare le cose per loro, ma i figli non vogliono che facciamo le cose per loro, vogliono che le facciamo per noi stessi e per il mondo e ci guardano mentre le facciamo.
I nostri figli non vogliono sapere che papà è ricco e famoso o che lavora tanto per pagarci i giochi, ma vogliono sapere che il loro papà è felice della sua vita ed è certo che la vita, non solo è meravigliosa, ma vale la pena di essere vissuta alla grande!!
In questo senso si, la paternità cambia il modo di concepire l’impresa perché cambia il modo di concepire la vita e le domande che ci si pone sulla vita.

Su quali risorse si sente di scommettere dentro questo grande fallimento che è la pandemia di Covid?

Credo che tutto dipenda da dove fissiamo il nostro sguardo. Se lo fissiamo sul male e sul brutto del mondo o se lo fissiamo sulla bellezza e sulle grazie che accadono.

Per noi ad esempio la quarantena di marzo e aprile è stata un susseguirsi di doni inaspettati e meravigliosi. Il primo quello di poter tirare il freno a mano e godersi le 3 meravigliose creature che la vita ci ha donato.
Siccome in quei 2 mesi siamo stati aiutati tantissimo dai figli a mantenere lo sguardo fisso sulla bellezza, perché per loro è naturale, siamo riusciti ad accorgerci di più delle cose belle che ci succedevano e a stupirci insieme a loro.
Ad esempio, una signora che vedeva sempre i nostri giochi sul mio profilo Instagram, ha iniziato a farci arrivare a casa una cassetta piena di frutta e verdura ogni settimana.
Oppure il vicino di casa che non si è mai accorto di noi e che in quei mesi invece salutava i bambini dal balcone.
O ancora, l’altro vicino che ha fatto la quarantena in collina lasciandoci le chiavi di casa sua e del suo terrazzo, permettendoci di avere uno sfogo esterno di 60 metri quadri che ci hanno cambiato notevolmente la qualità della vita in quei mesi.
Ma anche a fine pandemia, quando ho condiviso sui social il desiderio di aprire un centro estivo al parco giochi per far giocare i bambini e un papà che mi seguiva su Instagram si è reso disponibile, e da lì abbiamo fatto giocare per più di un mese 19 bambini.

La pandemia ha un grande vantaggio rispetto a tante altre situazioni: è chiaro ed evidente a tutti che non sia una nostra colpa, e questo ci mette a riparo dal rischio di sentirci sbagliati per qualcosa. Non dobbiamo però correre il rischio di sentirci sfigati per questo, perché fissando lo sguardo sul bello e sul bene, ti accorgerai di tutte le cose belle e le opportunità che questa pandemia ci sta regalando!

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